BAR ZILLO - Non vendiamo sogni. Ma neanche solide realtà
Alzi la mano chi, ascoltando il video di Achraf Hakimi subito dopo la vittoria del Marocco sulla Spagna, non ha pensato: torna figliolo, ‘sta casa aspetta a te, citiamo Mario Merola di tanto in tanto che fa sempre bene. Nessuno, dai. Proprio nessuno. No, dico: ma lo state vedendo il giovanotto con appartamento in pieno centro parigino durante Qatar 2022? Impressionante per costanza e rendimento. Impressionante per come sta interpretando, con grande successo, applausi a scena aperta e bis richiesti dal pubblico, pagante e non, il ruolo di trascinatore della propria Nazionale, calandosi senza nascondersi nel ruolo di star mondiale ormai consolidata. Perché, piaccia o meno, Achraf è una star mondiale del pallone, non so come collocarlo sulla fascia destra ma se non il più forte diciamo il secondo, alle spalle di chi però non mi sovviene, sono sincero. Beh, comunque fa piacere e nulla più ma almeno lasciatemi il piacere fine a sé stesso, sapere quanto chi è passato dal nerazzurro lo rimpianga, usiamo questa terminologia anche se forse non è la più adatta ma la più goduriosa senza ombra di dubbio, anche solo un minimo, anche se, nel caso specifico, il ragazzo non ha mai dimenticato né Milano né, tantomeno, l’Inter, non mi pare sia la prima volta che lo faccia notare sia nelle sue storie sia durante le interviste, con buona pace dei tifosi parigini, loro se lo possono godere quotidianamente, pur se male, facciamo malissimo, impiegato.
Anche solo avendo vestito i colori del cielo e della notte per una sola stagione, durante la quale ha pure trascorso qualche periodo più seduto in panca che non scorrazzando sul prato verde del Meazza. Poi il giovanotto - che secondo me fece quel famoso gesto del…io resto qui…davanti alle telecamere, appena sostituito, per dare un segnale forte alla proprietà – venne riportato a più miti consigli e ceduto, appena reso possibile dal regolamento calcistico, al club dello sceicco, quel club ricco, certo, ma che storicamente non vale la metà del blasone interista, con tutto il rispetto possibile e immaginabile, c’è un palmares mondiale a certificarlo, mica pizza e fichi o le chiacchiere folli del sottoscritto o il dio denaro che può comprare molto, ma non tutto per fortuna. Non i sentimenti delle persone, parlo per il mio modo di intendere la vita sia chiaro, e neppure i trofei del passato, che non si impolverano mai e restano lì, lucenti, a ricordare le imprese sportive dei vari club. Achraf non tornerà a casa, non in questo momento storico interista perlomeno: troppo alto l’ingaggio, troppo modeste le nostre possibilità. Però, perdindirindina, lasciatemi sognare un filo. Le solide realtà lasciamole da parte, ogni tanto.
Alla prossima.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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