BAR ZILLO - Mi aspetto l'Inter
Chiacchierando con amici: ma che vuoi, tanto arriva lo Spezia, formalità.
Formalità una cippa, ho risposto. E non perché mi piaccia il maniavantismo sfrenato, quello per il quale devi prestare attenzione alla qualunque. Semplicemente perché, in passato e non solo, è capitato o capita nel calcio di scivolare sulla classica buccia di banana, sottovalutando l’avversario di turno dall’alto di una miglior posizione in classifica. Sempre in serie A giochiamo, sia noi che loro. Sempre contro professionisti scendi in campo, gente che ai comuni mortali la palla manco la fa vedere, provate un pochino a giocarci contro. Ma non contro chi è in attività, no. Bastano quelli che hanno smesso cinque, dieci, quindici anni fa: e state sereni, il pallone guardatelo bene, lo incontrerete al fischio iniziale e a quello finale, sempre che non si tratti di una partitella tra amici sorridenti ovviamente.
L’Inter è cresciuta tanto sotto l’aspetto mentale. O, perlomeno, questa è l’impressione che ho avuto seguendo l’evolversi di queste due ultime stagioni. Do grandi meriti a Simone Inzaghi, e non lo faccio per accattivarmi le sue grazie, molto più semplicemente per come gira la squadra e come hanno imparato a far girare il pallone. Però non dimentico: Antonio Conte ha trasmesso ai suoi uomini di allora, per molti versi gli stessi di oggi, oltre allo spirito di sacrificio e al gioire nel lavorare, in allenamento intendo, l’arte di non essere vincenti per grazia ricevuta. I punti si devono sudare. Sul campo bisogna correre a perdifiato. E lo Spezia, senza scherzare troppo, non è così diverso da Napoli o Milan, tanto per chiarire: tre sono i punti in palio, undici contro undici si comincia, bisogna far gol per vincere. Questi gli ingredienti, il resto chiacchiere inutili e parole al vento. L’Inter delle passate stagioni, quella che si addormentava spesso e volentieri sul più bello, quella col braccino corto, quella della cattiva gestione delle gare fondamentali sembra appartenere a un passato assai remoto, anche se per la verità qualche punto insensato lo abbiamo perduto anche in questo inizio campionato.
No, non mi aspetto chissà cosa stasera: molto semplicemente di vedere l’Inter. Nulla più, nulla meno.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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