BAR ZILLO - Coppetta sarete voi
Domani. Domani sera, esattamente. A Roma. Perché noi non vinciamo una coppa Italia da undici anni e, anche se alla fine fosse un rimedio da poco che per me, quando vinci, non esistono rimedi ma è un problema mio, avrai chiuso la stagione con due tituli sicuri, per il terzo aspettiamo e vediamo, certo che quel secondo tempo orrido di Bologna continuo a ritenerlo inspiegabile ma il calcio è totalmente al di fuori della razionalità, per cui trovo esercizio poco sensato applicare teorie freudiane a una roba rotonda che passa da un piede all’altro. Considerando, come ultimo aspetto, che siamo l’unica squadra in grado di subire due gol con un tiro nella nostra porta in novanta minuti, si legge Bologna neanche troppo tra le righe. Altro che Freud e Freud: nel pallone devi avere il culo come alleato, anche se sei bravo bravissimo: perché quella piccola dose di fortuna trasforma il palo-fuori in palo-gol. Questione di millimetri, a volte. Per i centimetri ripassare.
La coppa Italia, dicevamo. Purtroppo, anche se in questa circostanza la partita farà record di incassi per la manifestazione e, con ogni probabilità, share altissimi, la formula della coppa nazionale è poco esaltante, poco attraente e senza quel peso specifico che ha nei paesi del resto d’Europa, forse anche del mondo pallonaro. In Inghilterra, per assurdo, si paragona al campionato, anche di più per qualcuno. Così come grande valore ha in Spagna, Francia e Germania. La formula italica è noiosa, apparecchiata per far giungere infondo più o meno sempre le stesse squadre, quelle che garantiscono visibilità e non si capisce perché debbano scendere in pista ai quarti in una sorta di copia, sbiadita, della Champions adattata al Bel Paese. Così noi italiani la consideriamo un ripiego, a volte manco di lusso. Sbagliando. È comunque una coccarda da cucire, orgogliosamente, sul petto, non una patch pubblicitaria per raccattare qualche centomila eurozzi. È un pezzo di storia del club, una tappa da riportare sul palmarès, qualcosa da tramandare alle future generazioni di interisti. Quindi poche balle, fuori gli attributi a andiamo a giocarcela, senza paure, senza timori, senza pensare ma poi domenica c’è Cagliari. Siamo l’Inter, e che diamine. Si corre e si lotta per ogni traguardo: magari non si vince sempre, però noi dobbiamo esserci.
Alla prossima.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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