PSG, Luis Enrique avvisa: "Qui per vincere la Champions. Inter più esperta di noi, Inzaghi sa già..."

Luis Enrique, allenatore del Paris Saint-Germain e avversario dell'Inter nella finale di Champions League che si terrà questo sabato (31 maggio) a Monaco di Baviera, è intervenuto in un'intervista rilasciata alla UEFA a cinque giorni di distanza dalla super sfida che assegnerà la Coppa: "Se dovessimo raccontare tutto quello che è successo in Champions League, sarebbe un film horror o un thriller perché si è visto un po' di tutto. In tutte le partite della fase campionato, soprattutto in casa, meritavamo risultati migliori, ma non sono arrivati. Nella finalizzazione siamo stati quasi ridicoli: è molto raro vedere una squadra di questo livello con un'efficacia così bassa. La classifica diceva una cosa, ma quello che provavamo era completamente diverso perché sapevamo che la squadra stava facendo bene".
E ancora: "Quando tutto ha iniziato a stabilizzarsi e abbiamo ritrovato la lucidità sotto porta, abbiamo raggiunto numeri importanti. Dobbiamo essere orgogliosi di ciò che abbiamo fatto, ma dobbiamo finire il lavoro perché quello che vogliamo davvero è entrare nella storia. Siamo stati molto coerenti per stile di gioco, preparazione e impegno a vincere la partita. Se guardi le statistiche, vedrai una squadra che, la maggior parte delle volte, è stata migliore degli avversari, ha creato più occasioni e ha subito meno gol, ma non è stata efficiente".
La strada per arrivare fino in finale: "Abbiamo dovuto giocare in casa del Bayern, in casa dell'Arsenal e poi di nuovo contro l'Arsenal in semifinale. Abbiamo giocato in casa contro l'Atlético Madrid e il Manchester City. Ai quarti abbiamo trovato il Liverpool – la migliore squadra d'Europa in quel momento e una delle migliori d'Europa in questa stagione. In pratica stavamo già giocando partite a eliminazione diretta nella fase campionato".
Cos'è cambiato in due anni di panchina al PSG: "Il cambiamento e l'evoluzione della squadra sono evidenti. Il nostro obiettivo era creare gradualmente qualcosa di diverso, che potesse attirare i giocatori a Parigi. Dovevamo fare gli acquisti giusti. Abbiamo creduto nel profilo dei giocatori che cercavamo, come Willian Pacho, João Neves e Désiré Doué, insieme ai Titis (i giocatori del settore giovanile, ndr). Tutti ci aiutano.
Tutti mi hanno dato piena fiducia quando sono arrivato e non mi sono mai sentito sotto pressione. L'anno scorso eravamo vicini alla finale, ma siamo usciti in semifinale. Abbiamo vinto il campionato, la Coppa di Francia e la Supercoppa di Francia, il che è ottimo, ma la Champions League è la priorità del club da molto tempo. Non sono uno che progetta di vincere titoli in tre o quattro anni. È come aspettare che smetta di piovere nella mia città, Gijón. Continuerà a piovere, quindi devi prepararti a vincere prima possibile".
Quanto all'avversario che si ritroverà davanti: "Appena c'è un gol, la squadra che lo ha subito inizia a rischiare di più, il che cambia la strategia che hai preparato inizialmente. Sono finali aperte, in cui entrambe le squadre possono segnare e il risultato può cambiare di continuo, come è successo in semifinale (tra Inter e Barcellona, ndr). L'Inter è una squadra più esperta di noi, ha giocato la finale due anni fa. Ha un allenatore che sa già cosa vuol dire giocare questo tipo di partite, con una squadra molto brava in fase di possesso e anche in difesa. Senza dubbio merita di essere in finale di Champions League".
Cosa vorrebbe dire vincere la finale di Champions: "Ciò che mi motiva di più è fare la storia con il Paris, che è quello per cui sono venuto qui: vincere la prima Champions League. La prima è sempre la più difficile, è come la prima Coppa del Mondo per la Spagna. Qualcuno deve aprire la strada e dire: 'Ce la possiamo fare!' Se lo abbiamo fatto noi, anche le prossime generazioni possono farlo".
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