Guardiola in conferenza: "Complimenti all'Inter, difficile attaccarli. Avremmo potuto perdere"
A margine della vittoria sull'Inter, Pep Guardiola è intervenuto in conferenza stampa all'Ataturk per analizzare la prestazione del suo City. Di seguito tutte le sue dichiarazioni, raccolte dall'inviato di TMW.
È stata dura come pensava?
"Anzitutto, voglio fare i complimenti all'Inter. Non c'è cosa che possa alleviare il dolore, ma essere la seconda miglior squadra d'Europa è una grande cosa. Poi voglio ringraziare il mio ds e il mio CEO: chiunque altro mi avrebbe licenziato da tanto. Quanti club distruggono i propri progetti per inseguire questa vittoria. Abbiamo segnato quasi alla fine, non sarei cambiato se avessimo subito una rete all'ultimo e sarei rimasto lo stesso uomo. Credo sia importante dirlo. Oggi abbiamo centrato il treble, ma penso che sia giusto dare credito a quello che abbiamo fatto negli anni vincendo cinque Premier League. Ci siamo arrivati soffrendo, perché l'Inter è una squadra eccezionale".
Che cosa si prova?
"Sto bene. Festeggeremo domani, come è successo in passato. Abbiamo faticato nel primo tempo, non ci aspettavamo che si muovessero così tanto come hanno fatto, non siamo riusciti a trovare i soliti corridoi di passaggio. Siamo riusciti a fare un gol e abbiamo sfiorato il secondo con Foden: è stato bravissimo Onana, poi abbiamo ripreso a soffrire e dobbiamo ringraziare Ederson".
Quando si renderà conto di cosa ha fatto nelle ultime tre settimane e di cosa serve per il futuro?
"Non mi parlate di futuro... Il mio presidente mi ha già ricordato che l'anno prossimo la Champions sarà a Londra. Io voglio godermi il momento è un onore aver raggiunto Ferguson: stamattina mi ha scritto e mi sono commosso".
È l'unico allenatore che ha vinto due volte il triplete.
"Sono quattordici anni dalla prima volta e quattordici è il numero di Cruijff. Oggi è stato molto difficile attaccare l'Inter: l'anno prossimo cercheremo di giocare sempre meglio, di attaccare meglio. Però oggi voglio fare i complimenti all'Inter".
Lei prepara sempre queste partite con qualcosa di strano. Ieri?
"Niente di particolare. Abbiamo fatto quello che facciamo di solito".
Oggi c'era anche il proprietario...
"Senza di lui non saremmo qui, è una persona centrale per noi. Mi hanno supportato in maniera incondizionata, mi hanno dato un credito incredibile e parlo di tutta la società, trasmettendo fiducia nei miei giocatori. Però, devo essere onesto: oggi avremmo potuto perdere. E magari ci avrebbero detto che eravamo dei perdenti. Quest'anno era scritta nelle stelle".
Ha battuto una squadra italiana, sotto gli occhi di Baggio a cui è molto legato.
"Mi fa piacere anzitutto che ci fosse Baggio qui: mi porta fortuna, spero ci sia anche in futuro. Io non mi considero né questo né quello: a voi italiani piace dare di favoriti, parlare di pressione, però io sapevo che l'Inter sarebbe stata fortissima. Per come si muovono, per come creano spazio agli attaccanti: avevano tutto per essere in finale di Champions League, adesso saranno tristi come noi due anni fa. Però si va avanti e ci potranno riprovare l'anno prossimo. Complimenti, è stata la squadra italiana che immaginavo".
Avete battuto il Real Madrid...
"Beh, che dire? Iniziamo la rincorsa (ride, ndr). Non possiamo compararci alla loro storia, la cosa importante è essere lì anche l'anno prossimo, a correre per vincere. Conoscendomi, non succederà. Però lo ammetto: per il club è un grande sollievo. Finalmente la smetterete di chiedermi se vincerò la Champions o no".
Chi voterebbe tra Haaland e Messi per il Pallone d'Oro? Ed è più difficile vincere col City o col Barcellona?
"Vincere questa competizione è sempre difficile, con qualsiasi squadra. Ricordo quando vincemmo la prima Champions del Barça: sfidavamo la Sampdoria ed è stata una partita molto simile a quella di oggi, abbiamo sofferto. C'era un giocatore incredibile come Ronald Koeman, che ha deciso questa partita. Non è facile vincere. Vi basti ricordare come ha vinto il treble lo United contro il Bayern Monaco. Per vincere bisogna mettere in conto tanta sofferenza".
Quanto pesava il fatto di non aver vinto la Champions col City?
"Tutto il mondo diceva che se non l'avessimo fatto non saremmo stati bravi a sufficienza. Magari ero io a non essere considerato all'altezza. A me sembrava che stessimo facendo grandi cose: sono bravo, ma non abbastanza da vincere la Champions o il triplete ogni stagione. Mi piace questa competizione perché si fa la storia, ma adesso datemi credito per le cinque Premier League che ho vinto in questi sei anni".
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