La nuova vita di Gnoukouri: "Adesso sono Traorè e spero di poter giocare ancora"

La questura di Piacenza ha rilasciato nella giornata di ieri il codice fiscale ad Assane Traorè, riconoscendolo vittima di tratta di esseri umani. È la nuova vita di Gnoukouri che in queste settimane ha raccontato il calvario attraversato negli ultimi anni: da giovane promessa a titolare dell'Inter nel derby di Milano, dal prestito all'Udinese alla malattia cardiaca che lo ha costretto allo stop fino a quando gli dicono, poco dopo, che i suoi documenti sono carta straccia. Nel 2017 la squadra mobile di Parma ha arrestato tre persone con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione e falso per l'ingresso illegale di calciatori: tra questi ci sono l'agente dell'ex Inter e il suo padre adottivo. Lo avrebbero fatto passare come figlio di un ivoriano già residente in Italia.
In sostanza nel 2013 un agente "mi dice se voglio andare in Italia, che sarei andato anche a scuola. Parla con mia madre, è contenta che mi diano quest'opportunità. Io sognavo di fare il calciatore, che potevo rispondere?" dichiara riavvolgendo il nastro. Ma d'un tratto tutto cambia: "Mi dicono che i documenti sono falsi ma il falso mica l'ho fatto io. Il signor Gnoukouri, che mi aveva adottato, non l'ho più sentito. Lui e l’agente promettevano che avrebbero mandato i soldi dell’Inter a mia madre, ma non era vero. Sa cosa fa rabbia? Che ho dato il cuore. Per il mio agente, mi sono fidato. Per il padre adottivo: il mio l’ho perso da piccolo e lui l’ho trattato come un padre vero. Per l’Inter, perché ho sempre lavorato duro".
A La Gazzetta dello Sport ha parlato dei ricordi in nerazzurro: "Kondogbia, Brozovic, Perisic, Biabiany, mi volevano bene tutti. E Mancini mi dava fiducia. Con tanti giocatori forti, mi guardava negli occhi e sceglieva me", ha affermato. Il giorno del derby in particolare, Mancini "mi ferma la mattina: “Stasera giochi. Non hai paura, vero?”. “Certo che no”. Invece ne ho tanta, ma nel calcio la paura non te la puoi permettere. Chiamo la mamma: “Prega per me, ho una partita che vedrà in tutto il mondo”. E lei: “Non serve, prego per te ogni giorno". Tra i suoi amici c'è Vecchi, suo allenatore all'Inter: "Vecchi, allenatore della Primavera, mi ha trattato come un figlio. Non per soldi: in un mondo dove tanti spariscono, se ho bisogno di parlare c’è".
Da oggi è l'inizio di una nuova vita, con Traorè disposto a tutto per tornare ancora a giocare a calcio: "Mi fido di me, mi alleno, il calcio è il mio lavoro, devo ricominciare, voglio dare a mia madre una casa, voglio che mi veda felice così è felice anche lei".
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