Zanetti si confessa: "Io buon capitano? Ho sempre creduto nell'esempio. Il 2010 anno indimenticabile"
L'ex giocatore dell'Inter Javier Zanetti, capitano nel 2010, anno del "triplete", ha parlato in una diretta Twitch con 2010misterchip in cui ha ripercorso la sua carriera, ricordando anche quel glorioso anno. Ecco alcune delle sue parole:
In argentina tutti ti conoscono come 'Pupi', in Italia invece come 'Il Capitano', credi di essere stato un buon capitano? "Non so se son stato un buon capitano, sicuramente son stato un capitano che trattava con l'esempio e non con le parole, ho sempre puntato sul comportamento, sulla cultura del lavoro. Quando uno si ritira si fa la conta con quanti trofei uno ha conquistato, per me questo è secondario, la cosa che per me è più importante è il rispetto che uno ha guadagnato nel corso della sua carriera, non solo da parte dei tuoi compagni ma anche degli avversari e dalle persone.
Ero un capitano che non decideva da solo, chiedevo a tutti di dare una loro opinione per arrivare alla soluzione di un problema. Questo in un gruppo è molto importante, perchè quando tutti contribuiscono è più facile."
Qual'è il ruolo dell'allenatore in un gruppo? "L'allenatore deve essere il leader in un gruppo di giocatori e deve trasmettere la sua idea di calcio. Ovviamente non è facile per chi gioca poco, però per me son sempre stati fondamentali perchè ti permettono ti lavorare meglio durante la settimana e poi devono farsi trovare pronti quando vengono chiamati in causa e con un gol e il loro apporto arrivato dalla panchina posso aiutarti a guadagnare un titolo, è normale che i giocatori siano risentiti di stare in pachina però se alla base c'è un gruppo forte tutto passa in secondo piano, ad esempio all'Inter un grande portiere come Toldo ha dovuto fare il secondo a Julio Cesar, anche Cordoba giocava poco ma quando era in campo era tra i migliori, conosco molti giocatori che erano panchinari ma quando poi giocavano davano il massimo perchè durante la settimana in allenamento lavoravano."
Qual'è l'allenatore che tu hai detto "questo sa come fare un gruppo", indipendentemente dalla tattica? "Tutti gli allenatori hanno una loro idea che vogliono trasmettere ai giocatori, nel mio caso mi ha segnato molto Bielsa nella selezione argentina, aveva un ottimo rapporto con tutti perchè lui aveva lo stesso spirito di quando giochi coi tuoi amici nel 'barrio', poi ha dei valori importanti perchè voleva sempre che davamo il massimo in quanto rappresentavamo il nostro paese in giro per il mondo. Lui è un grandissimo allenatore e lo sta dimostrando in Premier che non è un campionato facile, anzi"
E con Jose Mourinho? "Nei due anni che è stato con noi si è creata una grande empatia, perchè è un tecnico che ti convince per come te lo dimostra e per quello che ti dice che può accadere. Ricordo che il primo anno con lui, che vincemmo scudetto e coppa, e uscimmo col Manchester in Champions, fu una giorno triste in cui tutti noi eravamo arrabbiati per come eravamo usciti, però la stessa notte Jose andò dal presidente e gli disse, 'compriamo 5 giocatori e vinciamo la champions' e così fu. Lui ha una grande intelligenza, una grande personalità e sa legare col gruppo.
Il 2010 fu un anno unico, indimenticabile, l'inter era da 45 anni che non andava in una finale e non fu facile, infatti siamo l'unico club italiano ad aver fatto il triplete. L'ultimo mese giocavamo solo finali ed il margine d'errore era sempre minimo ma fummo capaci di entrare nella storia, quello che abbiamo vissuto fu molto bello"
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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