La Superlega è già finita. Cosa aspetta l'Inter a ritirarsi?
Se Fabrizio De André fa vivere la sua Marinella solamente un giorno, come le rose, sarebbe bello capire a cosa avrebbe accomunato il cantautore, una passione per il Genoa, alla Superlega. Quarantott'ore, un battito di ciglia, due giorni per dire che, sì, oramai il problema è che i soldi non possono più bastare, che serve una nuova idea sostenibile, un mutuo da 3,5 miliardi di euro con JP Morgan e un fatturato diviso per tutti, senza UEFA o FIFA che ci fanno la cresta.
La Superlega è già finita. E ora, a leccarsi le ferite, ci sono tutti i club inglesi, che sono stati i primi a lasciare. "Ci siamo sbagliati" dice l'Arsenal, che non giocherà la prossima Champions League grazie al campionato - forse con l'Europa League, ma non è certo detto - perché la scelta sembrava quella perfetta, con soldi che potevano risolvere qualche problema, seppur non tutti. Ora però, dopo che le inglesi se ne sono andate praticamente tutte, la domanda non può che sorgere spontanea. Cosa aspetta l'Inter - e più in generale le italiane, ad andarsene. Anche se il Milan pare oramai pronto ad abbandonare la nave che affonda.
Perché se è vero che in Lega sono volati gli stracci, che le posizioni comunque sono diventate differenti dopo gli insulti delle ultime ore, l'Inter ha un dovere nei confronti dei propri tifosi. Stasera ci sarà Spezia-Inter, l'idea è che una vittoria avvicinerà ancora di più il club allo Scudetto, finalmente. Mai la Serie A capita più a fagiuolo, almeno a smorzare quello che sta succedendo in due giorni di assurda e pittoresca operatività. L'Inter ha preso, dall'arrivo di Suning, una certa direzione, sperando di aumentare gli incassi e investendo tanto nei giocatori. La pandemia ha accelerato problemi e debiti: qualcuno ripianerà, come ha detto Paolillo. Ma è meglio non tradire i tifosi
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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