È stata la vittoria della maturità. A La Spezia l'evoluzione dell'Inter di Inzaghi
Ci sono tre punti e tre punti. Questi pesano un po' più degli altri. Perché rappresentano un segnale inequivocabile alle avversarie, perché sanciscono l'en plein dell'ultimo trittico di gare. E soprattutto perché, per la prima volta da qualche tempo a questa parte, regalano il primato per qualche ora, in attesa di un Milan che dovrà sfidare il Genoa con il fiato sul collo.
È stata la vittoria della pazienza, della maturità. Di una squadra tornata pienamente consapevole della propria forza, e che ha saputo centellinarla prediligendo l'utilità pratica alla bellezza barocca e fine a sé stessa. È l'evoluzione dell'Inter di Inzaghi: meno spumeggiante, più attenta al "sodo". Un punto d'approdo che è probabilmente figlio di una condizione fisica più logora rispetto a qualche mese fa, ma che il tecnico nerazzurro sta riuscendo a incanalare nella giusta maniera.
È stato anche il trionfo dei subentranti. In ombra Correa e Dzeko, braccati dal corpulento duo spezzino, decisivi Sanchez e Lautaro. Il Toro ha risposto con carattere ai mormorii dell'ultimo periodo: impatto con il ghigno di chi non attendeva altro che un'opportunità per riscattarsi, un gol da puntero navigato e tante giocate utili. A proposito di riscatto, anche Sanchez s'è regalato un raggio dopo le tenebre delle ultime settimane: ci sarà bisogno pure di lui in questo rush finale. Non è stata, a sorpresa, la notte di Robin Gosens. Che pareva dovesse partire titolare, e che è invece rimasto in panchina per l'intera durata del match. Avrà altre occasioni: difficile, in un momento così cruciale, rinunciare ad un Perisic in forma straripante.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
Direttore Responsabile: Lapo De Carlo
Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione n. 18246
© 2024 linterista.it - Tutti i diritti riservati