Claudio Nassi: "Imperativo; marcare Brozovic!"
E' vero, quando sento dire che il calcio è cambiato prendo cappello. Se leggo un ottimo articolo di Alex Frosio, figlio di Pierluigi, eccellente libero del passato, dal titolo "Serie A all'olandese", eppoi: "Meno ruoli fissi, più movimento. In tanti tornano a scuola da Cruyff", provo piacere. Il sommario recita: "Il calcio libero degli anni '70 si rivede in chiave moderna: da Inzaghi a Gasp, da Pioli a Spalletti e Andreazzoli". Dopo aver citato Guardiola, trovo una frase di Bielsa: "Non esiste un solo motivo perché un calciatore in campo stia fermo. Il calcio è movimento, è correre e smarcarsi". I miei tre ascoltatori tre dovranno dire se esistono differenze con quanto diceva, negli anni '50, un ungherese alla guida del Benfica, Béla Guttmann: "Ecco una regola tanto elementare quanto disattesa: quando sei in possesso della palla, smarcati; quando, invece, l'hanno gli avversari, marca. Il calcio è tutto qui".
Passati quasi settant'anni, sono cambiati i numeri sulle maglie, le scarpe e i palloni, la terminologia, il recupero, finalmente, diminuito, gli stadi, Italia esclusa, si sono rinnovati, non poche società hanno centri sportivi d'avanguardia, ma abbiamo perso altre cose che determinano. Non vedo muri e forche ad abbellirli, né la presenza di istruttori all'altezza. La cosa grave è non capire. Nulla si fa per ritrovarli. La scuola di Coverciano è una delusione. Si dovrebbe partire da lì per manager e tecnici degni di questo nome. Eppure non dovrebbe essere difficile: "Quattro sono le cose che non si imparano: gioventù, velocità, talento e fare gol", il resto non ha segreti. Ma chi dice che non c'è tattica più importante della tecnica? Chi si domanda perché la maggioranza dei calciatori non conosce l'uso dell'esterno? Perché non si curano quei particolari che spesso determinano il risultato?
Seppoi guardo la finale della Supercoppa e un famoso allenatore del passato dice:
"Mi è piaciuto molto Brozovic, sempre nel vivo della manovra", ho conferma che pagare i tecnici a peso d'oro è non senso. Nell'occasione il croato, che, se lo si lascia giocare, guida la squadra come pochi, ma se si attacca diventa l'anello debole, ha disputato fino al 75', quando è uscito Kulusevski, il controllore, una gara modesta e la Juventus ha potuto vedersela alla pari grazie a questo accorgimento. Sembrerebbe scontato, notato già in campionato, quando finì 1-1, ma evidentemente non lo è. Ebbene, se gli avversari impediranno a Brozovic di manovrare a piacimento, come ha fatto Allegri, taglieranno la testa alla squadra e lo scudetto, che alcuni danno già all'Inter, tornerà in gioco.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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