Bergomi: "Euroderby, mi aspetto una bella partita. L'Inter deve sempre fare la gara, il Milan va di strappi"

Bergomi: "Euroderby, mi aspetto una bella partita. L'Inter deve sempre fare la gara, il Milan va di strappi"TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Federico De Luca
martedì 9 maggio 2023, 18:22News
di Yvonne Alessandro

In un'intervista esclusiva a Tuttomercatoweb Beppe Bergomi, ex bandiera dell'Inter, ha aperto così le danze sull'Euroderby: "Io mi aspetto una bella partita, vedo due squadre con caratteristiche diverse, ma che quando si affrontano danno vita a grandi partite. Certo, l'emotività e la tensione si faranno sentire: la posta in palio è importante. Però tendenzialmente negli ultimi tempi ho sempre visto dei bei derby. Inter e Milan si affrontano a viso aperto, l'unica partita un po' così così è stata quella nel girone di ritorno in campionato, ma perché il Milan era in un momento di difficoltà e ha pensato solamente alla fase difensiva".

Quanto sono cambiate le due squadre dalla Supercoppa?
"Il Milan è un'altra squadra, ma per me rimane incomprensibile quel mese lì che ha vissuto. La squadra è andata in crisi, poi l'ha assorbita bene cambiando il modulo per tornare infine a giocare il solito calcio. Il Milan è una squadra molto europea, di strappo, ed è cresciuta molto rispetto all'anno scorso. L'Inter ha caratteristiche diverse, magari è un po' più vecchia mediamente, ma nelle partite importanti questi ragazzi si concentrano e tirano fuori la prestazione. Sono cresciute entrambe, rispetto a quella partita".

Leao probabilmente sarà out all'andata, ma in generale il Milan ha più giocatori che saltano l'uomo. Sarà un tema?

"Sono due squadre costruite così. Certo, se devo pensare al calcio europeo, a quello che è oggi, il Milan ha più accelerazioni e cambi di ritmo. Può anche fare una partita difensiva e ripartire, può fare due partite diverse, può aggredire o aspettare. L'Inter invece tendenzialmente deve sempre fare la partita".

Anche a livello di modulo il Milan sembra sapere variare più dell'Inter.
"Non ha alternative. Io ci ho pensato tante volte e non me la prendo mai con Inzaghi: con gli uomini che ha, può fare solo quel sistema lì. Non ha un trequartista da uno contro uno, non ha due mediani tipo Krunic o Tonali, di recupero: ha giocatori più tecnici. È una squadra che difficilmente può cambiare".

Nel 2003 il doppio derby fu molto bloccato dalla paura di non perdere.
"Però il calcio è cambiato: per dirne una, adesso i cinque cambi permettono di modificare totalmente la fisionomia della squadra. Si pensa più a vincere rispetto a vent'anni fa. Poi è un derby, non so cosa possa scattare a livello psicologico da una parte e dall'altra. Però il calcio è cambiato. Anche a livello regolamentare: lì con due pareggi si passava, oggi no. Non credo possa venire fuori un derby di quel tipo".

L'Inter ha perso tantissimo in campionato e in Champions non ha sbagliato nulla. Come se lo spiega?
"Io penso che il campionato italiano sia molto più tattico: chi affronta l'Inter non le dà spazio. Penso alla gara con l'Empoli, vinta 3-0: nel primo tempo zero tiri in porta, perché l'Empoli stava lì e non si riusciva a saltare l'uomo. In Italia negli anni la classe media è cresciuta molto, parlo delle squadre che oggi sono attorno ai 45 punti: ti mettono tutte in difficoltà. In Europa nessuno ha paura, nessuno sta ad aspettare: il Barcellona gioca, idem Porto o Benfica. Allora l'Inter ha più spazi e li sa attaccare bene. Inoltre, è complicato tenere la stessa intensità fra coppa e campionato, anche per questioni anagrafiche. Sono tutti bravi, per carità, però Darmian, Dzeko, Mkhitaryan, Acerbi: sono tutti over 30. Penso a Dzeko: ha avuto così poco Lukaku che si è sfiancato. L'Inter è questa, non mi sorprende. Mi sorprende più il Milan: a gennaio era a cinque punti dal Napoli e ha una rosa molto profonda. Certo, ci sono state delle delusioni, i vari Rebic, Origi, De Ketelaere: però sono comunque soluzioni in più. So di essere tra i pochi a pensarlo, però, in un campionato che alla fine è stato deludente per entrambi, mi aspettavo di più dal Milan che dall'Inter: parliamo comunque della squadra campione d'Italia".

A proposito di profondità della rosa, Inzaghi in alcuni ruoli, specie a centrocampo, ha fatto poco turnover?
"Però se pensiamo ad Asllani parliamo di un altro giocatore monopasso. In più hai trovato Calhanoglu che ha fatto bene in quel ruolo lì. E aggiungo: giocare a San Siro non è facile. Io sono un estimatore di Gagliardini, nell'alternanza per me ci sta, ma a un certo punto non poteva metterlo perché lo fischiavano. Nel complesso ha potuto fare meno turnover anche per queste contingenze".

Cinque squadre italiane in semifinali europei. Cosa vuol dire?
"Parto da un presupposto. Il nostro calcio ha alzato l'intensità della partita, a livello di minuti effettivi ci stiamo avvicinando alla Premier League. I cinque cambi hanno modificato il modo di leggere una partita. Un altro aspetto è il sorteggio: un pizzico di fortuna, almeno in Champions, c'è stato e dobbiamo ammetterlo. Inter e Milan da seconde hanno preso Porto e Tottenham: potevano capitare Real Madrid e Bayern Monaco come è successo a Liverpool e PSG. Un altro elemento è psicologico: quando una squadra italiana fa bene, le altre cercano di non essere da meno. Tutto questo ha portato a farci immaginare un successo. Non voglio gufare nessuno, sia chiaro, però per esempio per me la Fiorentina è la favorita in Conference. In Europa League si può sperare, anche se la Roma dovrebbe ritrovare un po' di infortunati perché c'è tanta differenza tra titolari e riserve".

In Champions invece? Un'italiana in finale ci sarà, ma sarà sfavorita?

"Sicuramente sfavoriti, chiunque sia. Il Milan può fare una partita di difesa e ripartenza, l'Inter un po' meno. Però dipende anche da come ci arrivi a livello mentale e fisico: l'Inter oggi sta bene ed è tosta da affrontare. Dall'altra parte non saprei chi scegliere, sia Real Madrid che Manchester City sono fortissime. In assoluto, penso che Guardiola sia il più bravo di tutti: può anche non vincere, per carità, ma non ha mai sbagliato una stagione".

Anche se in finale il Real è il Real…
"Ma infatti non saprei chi scegliere. L'anno scorso ero a Manchester: quando il Madrid sembrava sul punto di morire faceva gol. E al ritorno uguale. Il Real è duro, è questione di tradizione e storia, ma anche di tecnico: Ancelotti trasmette quello che serve. Non saprei chi scegliere. Ma c'è un fattore: su due partite battere una fra City e Real sarebbe stato problematico. In gara secca ci si può anche sperare".

Torniamo al derby di Milano. Passa per essere più "pacato" rispetto a Roma, Genova o altre rivalità. È davvero così?
"Da anni si sono un po' tranquillizzate le cose. La rivalità è molto sentita, soprattutto dopo l'anno scorso. Però c'è sempre stata, almeno per come l'ho vissuto io, una stima reciproca. È la partita che ho giocato più di tutte ed è quella che affrontavo con più tensione. Però mi confrontavo con Franco Baresi, Donadoni, Evani che poi ritrovavamo in Nazionale insieme a Ferri, Zenga, Beppe Baresi: lo vivevamo dal settore giovanile ed era una grande sfida. Però non si è mai andato oltre. Anche se la tensione si avverte: ho amici sia interisti che milanisti, sono tutti in tensione, oltre che a caccia del biglietto. Io dico una cosa: sempre meglio esserci, a volte è la cultura sportiva che ci manca. Io alleno e ai miei ragazzi dico che l'importante è dare tutto, poi se l'avversario è stato più bravo gli stringiamo la mano. Nel calcio non si accetta la sconfitta. Poi anche io andrei in tensione, come tutti, però bisogna ragionare: meglio esserci che non esserci. Certo, chi perderà avrà un contraccolpo, ma io ho sempre pensato che se uno ha fatto di tutto e l'avversario è stato più bravo, basta riconoscerlo e finisce qui".

Dei suoi derby ce n'è uno che ricorda più volentieri?
"Ne ho uno su tutti: cross mio e gol di Aldo Serena. Eravamo appena stati eliminati dal Bayern Monaco, perdendo 3-1 in casa. Quattro giorni dopo c'era il derby: lo vincemmo 1-0 e poi vincemmo lo scudetto. Lo ricordo con grande piacere".

Esordio il 6 settembre 1981. Che ricordo ne ha?

"Era ancora la Coppa Italia a gironi, a noi bastava un pareggio. Lo mettiamo tra quelli a cui sono più legato, ovviamente".