Filip Stankovic rivela: "A 9 anni mi diedero del raccomandato. Ma io sapevo..."
Filip Stankovic ha rilasciato un'intervista a Gianlucadimarzio.com nella quale si è concentrato su vari aspetti legati al passato, compreso quello del rapporto con gli attacchi personali dovuti al suo essere un figlio d'arte. Di seguito le sue dichiarazioni: "Il brivido della parata, l’essere l’unico a poter utilizzare anche le mani, il senso di responsabilità. Un senso che mi ha insegnato mio padre. Per tutti è Dejan Stankovic, per me è semplicemente… papà. Certo, il cognome che porto è importante e pesante. Lo è da sempre.
Come quella volta che avevo 9 anni. Stavo giocando una partita, all’improvviso dietro la rete appare un genitore. 'Sei un raccomandato, sei qui per tuo padre'. 'Ma lui, un adulto, sta insultando me che sono solo un bambino. Com’è possibile?'. Ricordo di averlo guardato per un attimo. Ma sapevo di essere più forte di lui e delle sue parole: contava chi ero e chi volevo diventare. Dovevo diventare un calciatore, volevo diventare un calciatore".
Sul rapporto con la propria famiglia: "Per me è tutto. Mi ha permesso di essere l’uomo che sono. Ho un legame unico con i miei fratelli, sono gli unici veri amici che ho. Siamo tutti competitivi. Ci sfidavamo in ogni cosa: calcio, basket, tennis e tanto altro Io e Stefan contro Aleksandar e papà. Chi vinceva? Dipende, ma spesso loro. Eravamo sempre davanti, poi alla fine la vincevano sempre loro. Insomma, quando nostro padre decideva di impegnarsi. Ho imparato tanto da lui. Ho imparato ad apprezzare il senso del lavoro e della fatica. Ho compreso l’importanza del sacrificio e della dedizione quotidiana. Sono fortunato ad averlo come padre".
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