ESCLUSIVA - Georgatos: "Inter, che errore lasciarti. Vieri mi deve un caffè. Shakhtar? Una liberazione"

ESCLUSIVA - Georgatos: "Inter, che errore lasciarti. Vieri mi deve un caffè. Shakhtar? Una liberazione"TUTTOmercatoWEB.com
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giovedì 25 novembre 2021, 17:00Esclusive
di Daniele Najjar

3 gol e 7 assist alla prima stagione (1999/2000) in un grande club come l'Inter: non male per un terzino semi-sconosciuto arrivato dal campionato greco. Grigoris Georgatos ha lasciato un bel ricordo ai tifosi nerazzurri che lo hanno visto all'opera, quando nella Milano nerazzurra veleggiava ancora lo spettro del terzino sinistro, dopo il vuoto lasciato dal rimpianto Roberto Carlos.

La bella storia però, venne interrotta sul più bello. Solo la stagione successiva infatti, Georgatos chiese di tornare nella sua amata Grecia, causa nostalgia. Un anno di prestito al suo Olympiakos, poi il ritorno in Italia, questa volta meno positivo, prima della cessione definitiva dal 2002 all'Aek Atene.   

In quei primi 12 mesi si fece rispettare in una squadra piena di campioni, ma il richiamo della sua terra era troppo forte per ignorarlo: "A fine carriera con il passare degli anni" - racconta Georgatos, raggiunto in esclusiva dai microfoni de L'Interista - "mi sono reso conto dell'errore che ho commesso. In quel periodo lì la testa era altrove". 

Grigoris, come stai?

"Sto molto bene. Continuo a lavorare nel calcio, visto che sono l'attuale responsabile del settore giovanile della Nazionale greca. In alcune categorie stiamo andando anche bene e sono contento per questo".

Da tifoso hai festeggiato per lo scudetto dell'Inter della scorsa stagione?

"Chiaro che sì! Si festeggiano sempre le vittorie della mia Inter. La lontananza però pesa, mi piacerebbe essere più vicino a San Siro per poter assistere dal vivo a certe partite,  mi darebbe grande gioia".

Ti piace l'Inter quest'anno?

"Ha dovuto cambiare tanto, sacrificando alcuni giocatori molto importanti come Lukaku ed Hakimi. Ma secondo me il fatto di essere corsi ai ripari in questi ruoli in un certo senso ha anche facilitato la squadra, a sbloccarsi. Con Conte era sempre molto più sacrificata a dover seguire sia la mentalità del mister che a dover essere sempre sul pezzo, per forza. Ora invece è più facilitata nel poter essere meno prevedibile, gioca un calcio più totale. Pur avendo dovuto registrare qualcosa a centrocampo ed in difesa".

Ieri è arrivata, dopo dieci anni, la qualificazione agli ottavi di Champions. Dove può arrivare?

"E' tanto che non passa i gironi, già averlo fatto è uno step importante, anche rispetto al passato recente. E' qualcosa di bello. Poi si vedrà partita dopo partita: è vero che, in taluni casi, andare avanti in Champions può essere un'arma a doppio taglio. Ma per questa Inter sarà un percorso liberatorio: se riesce ad andare bene in Europa può trarne beneficio anche in campionato".

Cosa ha significato per te l'esperienza in nerazzurro?

"Un'isola felice, una famiglia, una parte della mia vita. A fine carriera con il passare degli anni mi sono reso conto dell'errore che ho commesso. In quel periodo lì la testa era altrove".

Com'è stato l'impatto con San Siro? Oggi un altro esterno, Dumfries, ha conosciuto la pressione di giocare al Meazza dopo qualche errore...

"Io non sentivo la pressione: era come correre nelle praterie spensierato. Ho sempre avuto un ottimo feeling con i tifosi essendo partito bene. Alcuni storcevano il naso quando sono arrivato perché non ero molto conosciuto venendo dalla Grecia. Questo non mi ha ostacolato. Ovvio che la pressione in quello stadio è tanta, ma se uno ha personalità riesce a ricavarne tante energie. Quando non fai bene ti danno tutti addosso, ma se fai bene alcune cose il pubblico del Meazza è subito pronto a spingerti. Consiglio a Dumfries ed agli altri di vederla così, di liberare la mente".

Per uno così bravo a crossare, era un sollievo sapere che in mezzo poi ci pensava il tuo amico Vieri?

"Era uno stimolo in più sapere che c'era Christian in mezzo: sapevo che c'era una buona probabilità che avremmo fatto gol se gli avessi messo la palla con i giri giusti. Bobo aveva tanti modi per colpire, aveva un repertorio molto vario. Era una bella sensazione".

Ti ha mai fatto un regalo per ringraziarti?

"Macché, non mi offriva neanche il caffè alla Pinetina! (ride, n.d.r.). Scherzo, lui ha fatto tanto per convincermi a restare all'Inter. Lo ringrazio per questo, per l'affetto. Adesso, dopo tutti questi anni, mi dispiace che sia finita così, sarei voluto rimanere più a lungo in nerazzurro".

Quanto è stato difficile fare la scelta di tornare in Grecia?

"Sicuramente se ci fossi stato con la testa in quel periodo, sarebbe stato diverso. Mi sentivo un po' malinconico, forse anche il meteo di Milano non ha aiutato considerando che venivo dal mare. Dopo tutto questo tempo, non posso farci nulla perché l'errore l'ho già fatto. Ma l'amore del pubblico l'ho sempre sentito. Ed in tanti modi".

Per esempio?

"Anzitutto con i cori e striscioni della Curva Nord, ovviamente. Ma anche soltanto quando uscivo dalle partite ed andavo a riprendere la macchina in garage. Mi ricordo quando trovai lì sotto Aldo, Giovanni e Giacomo che erano lì a salutarmi e ad incitarmi. Pur non parlando la lingua, era chiaro il messaggio, l'affetto".

Hai raccontato in passato quella partita in cui hai segnato, ma lo speaker "assegnò" il gol a Ronaldo. Hai più scherzato con lui su quell'episodio?

"Ronie venne da me in aereo tornando a Milano e mi disse: 'Hai visto, hai fatto un gol talmente bello che lo speaker pensava lo avessi segnato io!'. Con lui avevo sempre un bellissimo rapporto, eravamo in camera assieme alla Pinetina. Il primo giorno all'Inter lui mi faceva degli scherzi, voleva impressionarmi, farmi prendere quasi paura. Ma io non reagivo. Ronie faceva finta di allacciarsi le scarpe e invece si metteva a toccare le mie. Ero un po' teso, ma cercavo di nasconderlo e lui se ne era accorto".

In una squadra con giocatori come lui, Baggio e Recoba, le punizioni riuscivi a tirarle tu.

"Il mister dava le direttive e vide che avevo un buon piede, ero fra i papabili, sì. Si vede che giocavo qualche volta in più di Baggio (ride, n.d.r.). Ricordo una punizione contro il Lecce, in un 6-0".

Un giorno ti rivedremo lavorare in Italia?

"Chissà, nella vita non si può mai sapere. Mi piace questo ruolo ed ovviamente l'idea mi piacerebbe".