ESCLUSIVA - Dudek: "Liverpool distante, ma l'Inter è forte. Grazie Curva Nord: quella coreografia..."

ESCLUSIVA - Dudek: "Liverpool distante, ma l'Inter è forte. Grazie Curva Nord: quella coreografia..."TUTTOmercatoWEB.com
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martedì 15 febbraio 2022, 10:04Esclusive
di Daniele Najjar

Eccoci nella vigilia, del match forse più duro fin qui, nella stagione: domani alle ore 21:00, l'Inter ospiterà a San Siro il Liverpool di Klopp, che a detta dei più è il grande favorito della sfida, per attitudine a certi palcoscenici, vittorie, nomi in campo, gioco, intensità e ritmo. Insomma, un bel banco di prova per la squadra di Inzaghi, che fra l'altro dovrà fare a meno sia all'andata che al ritorno di Barella, squalificato.

Per parlare di questo appuntamento, la redazione de L'Interista ha contattato un grande ex dei Reds, ovvero Jerzy Dudek. Nell'immaginario collettivo degli appassionati di calcio italiani e non solo, Dudek ricorda soprattutto una partita in particolare: la finale di Champions League fra Milan e Liverpool del 2005, terminata con l'incredibile rimonta degli inglesi da 0-3 a 3-3, con annessa vittoria ai rigori, dove il polacco inscenò un "balletto" irriverente, per distrarre i tiratori rossoneri

"Vorrei ringraziare i tifosi dell'Inter" - sorprende lui, sapendo di parlare ad un sito di sponda nerazzurra - ". Un giorno, durante la stagione successiva alla nostra vittoria in Champions" - spiega - "mi è arrivata sul cellulare una foto che non mi aspettavo. Ritraeva una coreografia fatta dalla Curva Nord nerazzurra durante un derby e mi raffigurava mentre ballavo in porta. Che bel ricordo!". 

Jerzy, quante possibilità ha l'Inter contro il suo Liverpool?

"L'Inter è un grande club. Ha fermato l'egemonia della Juventus dopo tanti anni, facendo un grande campionato lo scorso anno. E' sempre competitiva, anche se il Liverpool ora sembra più lontano in termini di organizzazione, ritmo e pericolosità. Sulla carta credo che, guardando 1 vs 1 l'undici che scenderà in campo, i Reds partano favoriti".

Dove l'Inter può sperare di far male ai Reds?

"Fra i nerazzurri ci sono ottimi giocatori come Dzeko, Lautaro Martinez, Brozovic. Giocatori forti, che però devono probabilmente sperare anche in una serata storta dei Reds. Alcuni d'altronde arrivano dalla Coppa d'Africa e potrebbero essere stanchi. Salah e Mané li ho visti nell'ultimo match e non è che fossero stanchi, ma non mi sembravano freschi e brillanti, ecco. I giocatori di Klopp fanno sempre bene, sono squadra. Gli esterni che attaccano costantemente, un grande centrocampo. Con tutto il rispetto dunque, il Liverpool per me è il favorito in questo ottavo".

In porta Alisson da una parte, Handanovic dall'altra. 

"Entrambi sono dei campioni. Alisson da quando è arrivato al Liverpool ha infranto ogni record. Cosa non affatto facile, visto che i Reds hanno sempre avuto grandi portieri. Se il Liverpool ha vinto negli ultimi anni molto lo deve anche a lui ed alle sue parate. Per me è nella top-tre dei portieri mondiali".

E Handanovic? Negli ultimi tempi ha dovuto sopportare molte critiche, come lei in certi periodi in Inghilterra...

"Samir lo reputo un portiere molto affidabile, solido. Tutti i portieri, me compreso, hanno dovuto combattere contro le critiche. Questo perché non è facile mantenere le prestazioni al massimo livello. E per un portiere, un errore significa subire gol. E quando ne fai 2 di fila poi la critica ti butta giù. Anche io ricordo che feci degli errori nel 2005, la gente ed i media parlavano di un nuovo portiere in arrivo al Liverpool. Mi dissi: che posso farci? Feci del mio meglio per lottare e guadagnarmi il posto. Non fu una stagione facile per me quella che alla fine ci portò a vincere la Champions. Bisogna sempre lottare, essere forti e non badare ad altro".

Spieghi all'Inter che ambiente troverà ad Anfield, al ritorno.

"Anfield è un posto speciale. Con tifosi speciali. Ricordo un episodio. Quando dal Liverpool andai al Real Madrid, poi tornai ad Anfield da avversario. Sedevo in panchina, visto che il titolare era Casillas. Dissi ai miei compagni di fare attenzione, perché quello stadio poteva cambiare la partita. Ma davvero, quei tifosi possono trasmettere ai giocatori qualcosa di grande. Il Real Madrid giocava senza problemi in qualsiasi campo e Paese. Ma quella sera perdemmo 4 a 0. E tutti erano concordi nel dire che il tifo diede una spinta incredibile ai nostri avversari. Quando sei lì, sembra che si azzeri il tempo per pensare, per decidere. Devi essere davvero al top della forma per giocartela".

Jerzy, in Italia la ricordiamo soprattutto per quella finale di Champions vinta in rimonta contro il Milan.

"In quell'edizione giocammo contro la Juventus, il Chelsea, Milan in finale. In nessuno di questi match partivamo come favoriti. Contro i rossoneri è stato davvero molto bello. Abbiamo creduto in noi stessi, con un grande spirito di squadra. Dopo 45 minuti i nostri sogni erano praticamente crollati, un vero disastro. Al rientro negli spogliatoi ci siamo detti: dobbiamo fare qualcosa per i nostri tifosi, che ci stanno supportando con tutte le forze ed hanno fatto tutti quei chilometri per venire qui. I quali tifosi, al nostro rientro in campo ci diedero un'accoglienza incredibile, cantando a squarciagola "You'll never walk alone". Questo ci motivò tantissimo".

Cosa successe nello spogliatoio al 45', per farvi reagire così?

"Non pensavamo di poter rimontare 3 gol, ma volevamo giocare il nostro calcio, combattere, dare qualcosa in più. In 6 minuti abbiamo ripreso la partita. Era già la seconda volta in stagione che facevamo una cosa simile: nella fase ai gironi eravamo quasi eliminati dopo il gol dell'Olympiakos nell'ultima sfida, ma facemmo i 3 gol che servivano per qualificarci con la miglior differenza reti. Abbiamo mostrato il carattere del Liverpool".

Arrivati i rigori, cosa le è passato per la testa?

"Ai rigori è sempre una lotteria. Ma prima della partita mi ero guardato decine di rigori dei milanisti, anche quelli della finale contro la Juventus di due anni prima. Sapevo che bisognava fare qualcosa di differente, oltre che avere anche fortuna . A partire da quel secondo tempo, è iniziata una delle partite più belle mai giocate, anche perché affrontavamo una delle più grandi squadre di quegli anni. Anche Ancelotti disse che non aveva mai visto la propria squadra giocare così bene, segnare pure tre gol e poi perdere. Il calcio è questo: tutto può succedere e noi facemmo una cosa che mai era stata fatta in una finale di Champions".

Ha raccontato che fu Papa Giovanni Paolo II ad ispirarla per quella serata. Come?

"Giovanni Paolo II mi ha sempre colpito nel profondo del cuore. A me così come a tutte le persone. Specialmente tutti i polacchi in quei difficili anni nella fine degli anni '70. Avevamo grandi problemi con il comunismo e lui ispirò tutti noi a rialzarci insieme, pensando positivo e credendo in un futuro migliore. Lo incontrai nel 1983, quando con la Polonia giocammo, vincendo, a Roma. Un'esperienza indimenticabile. Quando arrivò quella finale, nel 2005 io avevo sempre con me i suoi libri, che leggevo anche prima delle partite. Durante quella serata fu lui a guidarmi. Maradona segnò con la mano di Dio, io parai il tiro di Sheva con quella di Giovanni Paolo II".

Liverpool cosa significa per lei?

"A Liverpool dicono: "Once Red, always Red". Quando diventi calciatore per loro, resti tifoso per sempre. Posso dire che è assolutamente vero. Lo vivo ancora quando gioco con le Liverpool Legends, tante grandi partite di beneficenza contro squadre come Milan, Real Madrid, Bayern Monaco. Il prossimo 26 marzo affronteremo il Barcellona. C'è sempre lo stadio pieno anche se i nostri tempi migliori se ne sono andati da un po'. Mi sono sentito davvero a casa a Liverpool ed è così ogni volta che ci torno".

Il suo connazionale Lewandowski meritava il Pallone d'Oro?

"Certamente lo meritava. E' stato strano. Poi è difficile giudicare per me, perché ovviamente sono polacco come lui. Ma il modo in cui ha giocato Robert negli ultimi 5 anni... E' stato incredibile, soprattutto quando ha vinto la Champions pensavo che fosse il suo turno. Non è stato fortunato a vincere nell'anno segnato dal Covid. Messi ha vinto la Coppa America che è un grande trofeo, ma Robert lo meritava. Speriamo che possa emulare Modric, l'unico ad interrompere l'egemonia Messi-Ronaldo, anche se per lui non è facile visto che con la Nazionale polacca è più difficile raccogliere risultati di squadra".

Jerzy, di cosa si occupa oggi, lavora ancora nel mondo del calcio?

"Sì, lavoro nel calcio, abbiamo una scuola calcio qui a Cracovia che conta quasi 400 ragazzi. Poi ho fatto parte di programmi tv come ospite, prima delle partite della nostra Polonia. Il calcio è sempre nella mia testa e certamente continuo ad esserci dentro, in un modo o nell'altro. Poi gioco a golf, la mia nuova passione".