Roba da matti

Roba da mattiTUTTOmercatoWEB.com
domenica 6 febbraio 2022, 12:35Editoriale
di Gabriele Borzillo

C’è dell’imbarazzo reale nel commentare una sconfitta del genere, figlia di atteggiamenti sbagliati, supponenze inutili, leziosismi che lasciano il tempo che trovano. L’Inter riesce nell’impresa di buttare letteralmente al vento (nel cesso pare brutto e non si dice) una vittoria costruita attraverso settantacinque minuti di dominio, non esiste termine diverso per descrivere tre quarti di questo maledetto derby nel segno di Maignan paratutto, e un quarto di nulla assoluto. Nulla, tra l’altro, costruito attraverso giocate improduttivamente pretenziose, sbandamento totale, leadership assente senza giustificazione. Sì, a me le palle girano vorticosamente quando assisto a spettacoli del genere, cosa volete che Vi dica. È stato un episodio tanto siamo sempre in testa con una partita da recuperare? Certo, la partita di Bologna devi andare a giocarla, cercando di vincerla senza troppi narcisismi, senza specchiarsi raccontandosi di quanto siamo bravi e quanto siamo belli. Sul fatto dell’episodio non posso far altro che sperarlo, dovessi pensare in maniera differente allora direi che siamo messi parecchio male: perché nel calcio non conta giocar bene sessanta minuti creando occasioni o mettendo all’angolo il tuo avversario quando ti sciogli come neve al sole in un finale dove perdi totalmente la bussola e manco hai, grave, gravissimo, la forza di reagire che la grande squadra deve possedere nel suo DNA. Ora, sia chiaro, non è la fine di niente, la delusione è palpabile e, giustamente, le critiche dei tifosi si sprecano. L’augurio è di una severa lezione, una di quelle dalle quali ripartire per ricominciare laddove il discorso era stato interrotto. Ricordo la Lazio nel girone d’andata: anche lì partita dominata per settanta minuti poi blackout totale, bussola perduta e sconfitta. Da quel momento l’Inter è ripartita. Cosa che vorrei, meglio vorremmo, vedere fin da martedì in coppa Italia, prima della trasferta di Napoli. 

Partita strana ieri pomeriggio. Partita difficile anche da leggere, spiegare o raccontare. Potremmo cominciare dall’evanescenza totale dell’attacco dove Dzeko e Lautaro hanno gareggiato a chi faceva peggio, incomprensibile non cercare mai di attaccare la coppia centrale avversaria la quale, nelle poche volte in cui si è cercata l’imbucata nel mezzo, ha mostrato ampi limiti. Eppure...eppure l’Inter si è beata della sua stessa bellezza, delle parate strepitose di Maignan, della facilità con cui affondava sulle fasce dove il miss match era evidente per tutti. L’idea, l’impressione è che proprio questa facilità nel trovare la porta rossonera abbia, per così dire, illuso i nostri non eroi facendo loro credere che sarebbe stata poco più di una passeggiata. E quando il tuo orizzonte si abbassa, quando pensi Dio mio quanto è semplice beh, finché giochi con squadre tecnicamente più deboli di te anche se perdi il timone riesci spesso a rimettere la nave sulla rotta corretta: ma quando il livello dell’avversario di turno si alza allora è complicato, quasi impossibile rientrare nella partita con la giusta cattiveria. Ultimo appunto, anzi penultimo: la panchina, in altre circostanze è andata diversamente, ieri sera ha dato un apporto altamente insufficiente al gioco nerazzurro. Tutti, nessuno escluso, entrati senza la grinta e l’agonismo necessario. Finalmente l’ultimo appunto, per Inzaghi: il quale non ha colpe nella sostituzione di Perisic, l’ha chiesta Ivan. Ma ne ha, molte, sulla gestione degli altri cambi e, soprattutto, sulla gestione della partita. Vero, in campo ci vanno i giocatori, non l’allenatore: ma se quando vinci giustamente fioccano gli otto in pagella allora, quando perdi così male, qualche demerito c’è.

Rimettersi in riga: non si era vinto niente prima, a parte una Supercoppa e gli altri no, non si è perso nulla adesso. A parte un derby, in maniera a dir poco fastidiosa. 

L’Inter ha dimostrato di saper reagire, ha mostrato bel gioco e superiorità evidente, spesso e volentieri. Si cade, ci si rialza. Perché è nelle difficoltà che la grande squadra tira fuori gli attributi. Facciamo le palle.

Alla prossima.