Quei continui paragoni tra Chivu e Inzaghi: così non si fa il bene dell'Inter

Quei continui paragoni tra Chivu e Inzaghi: così non si fa il bene dell'InterTUTTOmercatoWEB.com
Oggi alle 00:00Editoriale
di Marco Corradi

C'è un'Inter che si è ritrovata dopo due passi falsi, che ha vinto undici gare delle ultime dodici disputate effettuando un solo scivolone (Napoli) e comanda sia in Serie A (con la Roma) che in Champions League (con Arsenal e Bayern). Eppure, questa crescita notevole e questa ritrovata maturità dei nerazzurri non basta per scrollarsi di dosso i paragoni col passato e un continuo confronto che risulta deleterio sia per la squadra, che per Chivu stesso. "Chivu fa dimenticare Inzaghi", si legge sui quotidiani, e la domanda sorge spontanea. Cosa dovrebbe far dimenticare? Lo scudetto della seconda stella e due finali di Champions League conquistate eliminando alcune delle migliori squadre europee del momento (vedi Bayern e Barça)?

La sensazione è che quell'ultimo mese, nel quale l'Inter ha perso tutto, abbia fatto dimenticare lo splendido cammino vissuto proprio con lo stesso Simone Inzaghi. Da un lato è vero che l'Inter ha "regalato" due scudetti, sciogliendosi come neve al sole sia nel confronto punto a punto col Milan di Pioli, che con quello contro il Napoli di Conte: ne è l'emblema quel 2-2 contro la Lazio di Pedro (doppietta), che ha ricordato per modalità autodistruttive il tragico 5 maggio. Dall'altro è altrettanto vero che è stato lo stesso Inzaghi a riportare i nerazzurri al vertice del calcio italiano ed europeo, reinventando alcuni giocatori (Calhanoglu su tutti) e dovendo fare i conti con rose ridotte all'osso e alternative risibili in attacco. Proprio quelle alternative assenti, nei fatti, hanno spremuto la Thu-La e buona parte della rosa generando il tracollo di maggio e il 5-0 col PSG: l'Inter, mentalmente e fisicamente, non ne aveva più.

Da qui a definire fallimentare l'esperienza-Inzaghi e stabilire che Chivu sia un upgrade rispetto al passato dopo soli cinque mesi di lavoro e due mesi di campionato, però, ce ne passa di acqua sotto i ponti. I meriti dell'ex eroe del Triplete sono innegabili: ha saputo farsi rispettare sin dal primissimo giorno e dare una prima impronta alla sua Inter già nel Mondiale per Club, per poi affinarla nel ritiro precampionato e nelle prime gare stagionali. Ha saputo ricostruire mentalmente e fisicamente alcuni giocatori, su tutti Dimarco, e ha saputo rendere imprevedibile la sua Inter: quel pressing forsennato alla tedesca (il famoso gegenpressing di Klopp), quelle sovrapposizioni e quel gioco dominante e maggiormente verticale hanno avuto un ampio impatto sia nella scalata verso la vetta della Serie A, che nel poker in Champions League. Se l'Inter guida con 24 punti e il +2 sul Napoli, e può vivere serenamente le quattro sfide europee da incubo (Atletico, Liverpool, Arsenal e Dortmund), è merito anche di Chivu.

Pochi mesi non bastano però per giudicare o esaltare una stagione che è ancora tutta da vivere, quindi ci limitiamo a dire: piano con l'entusiasmo o coi titoloni. Chivu non è migliore di Inzaghi, banalmente perché non ha ancora conquistato un trofeo in nerazzurro e/o non ha vissuto un quadriennio al vertice in Italia e in Europa. Potrà diventarlo e potrà confermare che la scelta del duo Marotta-Ausilio è stata perfetta, e soprattutto potrà fare qualcosa che Inzaghi (per voglia o per necessità) non è riuscito a fare: creare un'Inter più giovane, con Sucic e il duo Pio-Bonny, più eventuali nuovi acquisti, al centro del progetto e destinati a guidarlo nei prossimi anni insieme a Lautaro e ai veterani. Avere un duo d'attacco di scorta così impattante, Bonny (4 gol e 5 assist) più di Pio (2 gol e 2 assist), è una delle grandi novità dell'Inter di Chivu. Il resto si costruirà pian piano, a partire dall'inserimento dei nuovi acquisti: recentemente Sucic ha perso spazio, mentre Luis Henrique e Diouf sono due oggetti misteriosi. Anche su questo occorrerà lavorare, per rendere l'Inter nuovamente vincente. Ma, soprattutto, occorrerà evitare dei paragoni che servono solo a distrarre l'attenzione dal campo e dai mille pregi della nuova gestione nerazzurra...