Ora basta con i pianti

Ora basta con i piantiTUTTOmercatoWEB.com
giovedì 24 marzo 2022, 11:00Editoriale
di Lapo De Carlo

Ieri è finalmente arrivato l’annuncio del rinnovo di Brozovic, dopo un interminabile attesa per un annuncio che da due mesi veniva pronosticato per la settimana seguente. E’ un annuncio che restituisce una porzione di serenità ad un ambiente che ha subito un lungo e brusco risveglio.
Una partita dopo l’altra sono emersi tutti i limiti, i punti sono diminuiti, la squadra è stata superata da Milan e Napoli e la tentazione di definire chiusa la stagione, almeno per lo scudetto, è stata irresistibile per molti.
E’ molto difficile metabolizzare un derby perso che definisce un ulteriore punto in meno in classifica (in caso di arrivo al primo posto in coabitazione, il Milan sarebbe avanti negli scontri diretti)
Anche se sapevamo tutti che passare col Liverpool era quasi impossibile, è stata dura digerire l’eliminazione, specie con la beffa del ritorno, quando in vantaggio con gli avversari spaventati, l’arbitro ha espulso Sanchez e Inzaghi è parso poco coraggioso nelle sostituzioni.
E’ stato soprattutto difficile non credere alla leggenda di Inzaghi che nella seconda parte del Campionato cala vistosamente, quando è stato evidente che si trattava di realtà.


I punti persi con Genoa, Torino e Fiorentina potevano andarsene con qualunque altra squadra, i 7 punti in 7 partite non prescindono dal valore dell’avversario ma mettono in rilievo un problema che nella storia all’Inter e non solo, tende a ripetersi. Nelle stagioni nerazzurre abbiamo visto filotti positivi e gironi d’andata persino entusiasmanti di Ranieri, Stramaccioni, Mazzari, Pioli, Spalletti ma quando questi terminavano venivano messi sul banco degli imputati, colpevoli di essere limitati per il ruolo che dovevano ricoprire.
Tutti loro, compreso l’ex allenatore Conte e quello attuale Inzaghi, hanno palesato delle lacune nella gestione della squadra, fatto errori, talvolta di presunzione, ottusità o inesperienza ma i fatti dicono che i grandi allenatori si contano sulle dita di una mano o forse due, per l’Inter sono attualmente inarrivabili e la soluzione per vincere non passa necessariamente dall’eccezionalità del tecnico in panchina.
Prova ne sia il fatto che il Campionato vede al primo posto Pioli (ex allenatore dell’Inter) e Spalletti (idem) e con tutta probabilità, se Inzaghi non riuscirà nell’impresa, sarà uno di loro a vincere il torneo.


Tra l’altro senza avere nemmeno una squadra così forte. Qualunque cosa pensiate di loro si stanno giocando lo scudetto e sono in grado di vincerlo e questo dimostra che con il progetto giusto potevano farlo anche quando erano all’Inter.
Dal quarto posto in giù ci sono allenatori che nella loro carriera hanno vinto tanto, eppure hanno avuto le loro difficoltà. Mourinho, altro ex allenatore dell’Inter, dopo un inizio difficile sta chiudendo bene la stagione, Gasperini, ennesimo ex tecnico nerazzurro, non deve dimostrare quest’anno di essere un ottimo allenatore.
Nel mezzo di questo ragionamento faccio una premessa a chi non mi segue: non sono un grande fan di Inzaghi, avrei preferito un altro tipo di guida per l’Inter perché nella storia hanno vinto quasi solo uomini dalla forte personalità, generali che mettevano la bandiera e dirigevano il gruppo riuscendo ad affrontare anche i momenti di difficoltà. Ho tuttavia compreso il ragionamento di Marotta e Ausilio nel volere un giovane allenatore di talento con l’esperienza in una sola squadra. Vincere con Inzaghi sarebbe una svolta per la storia di un club abituato a dipendere troppo dal condottiero di turno.
Oggi che le cose sembrano non andare per il verso giusto sembra una scelta sbagliata ma guardandoci intorno e sapendo che Zhang e l’Inter hanno evidenti difficoltà economiche e non c’è possibilità di fare ricapitalizzazioni come alla Juventus, non si possono fare ragionamenti troppo ambiziosi sul tipo di allenatore e va valorizzato quello che si ha in casa.
Oggi c’è intorno un naturale pessimismo visto gioco e risultati e dopo la partita con la Juventus è facile immaginare che il distacco da Milan e Napoli aumenterà ulteriormente, ma è esattamente il limite storico di un club che ha visto svanire scudetti perché credeva di averli persi prima del tempo. Se tutti, ma proprio tutti, i giocatori giocheranno senza mollare niente ci saranno anche ancora delle speranze.
Il primo anno di Conte abbiamo ancora in mente l’incredibile numero di partite sciupate (Fiorentina, Verona, Sassuolo, Bologna) dopo la lunghissima sosta ma è una metafora di come l’Inter storicamente perde i rush finali perché è la prima a crearsi un ambiente poco convinto al suo interno.
Amala