Onore all'Inter "da scudetto": ha visto tre volte il precipizio

Onore all'Inter "da scudetto": ha visto tre volte il precipizio TUTTOmercatoWEB.com
sabato 1 maggio 2021, 14:00Editoriale
di Fabrizio Biasin

Fate, ovviamente, tutti gli scongiuri del caso: toccatevi, grattatevi, all’occorrenza smettete pure di leggere perché qui, signori, faremo un atto coraggioso, forse incosciente: parleremo di scudetto. Anzi, di Inter che vince lo scudetto. 

Bene, in quanti siamo rimasti? Pochi? Bravi, proseguite. 

L’Inter vincerà lo scudetto, forse domani, forse settimana prossima, forse quella dopo. Ci sono tanti forse ma anche una certezza: accadrà. Ebbene, non era affatto scontato. 

C’è stato un momento in questa devastante stagione minacciata dal virus, in cui la Beneamatissima ha camminato sull’orlo del precipizio e per un attimo si è messa a scherzare col Diavolo (in tutti i sensi). È capitato almeno in tre diverse occasioni. 

E uno. Ricordate la finale di Europa League? L’Inter perde e Conte dà di matto: “Non so cosa farò”. Viene organizzato un clamoroso incontro con proprietà e dirigenza, le parti si accordano, ma solo sulla parola, perché hanno facce da funerale. A Conte impongono il “mercato a costo zero”, lui risponde reclamando cavalli funzionali: Kolarov, Vidal, ma pure Darmian (utilissimo). C’è tensione e, diciamolo, la sensazione è che la stagione non sia iniziata con il piede giusto. Marotta non si scompone: “Calma, si risolve tutto”. 

E due. Il campionato dell’Inter non parte benissimo: vittorie risicate, troppi gol presi, un atteggiamento in campo decisamente troppo “offensivo” (anche qui in tutti i sensi). Eriksen non esiste, Vidal sì ma fa danni, Conte non reagisce: “Avevate chiesto maggiore tranquillità, eccola”. I neroazzurri escono dall’Europa, tutta, prima delle Feste, qualcuno azzarda: “Mandatelo via quello juventino!”. Ecco, la stagione traballa non poco. Marotta non si scompone: “Calma, si risolve tutto”. 

E tre. Il mercato di riparazione ripara per qualcuno ma non per l’Inter. “Non faremo niente”. Così è. Eriksen e Perisic, già “spediti”, restano senza grande entusiasmo. Conte borbotta, la proprietà è sparita, la Coppa Italia pure, la gente è avvelenata: “Speriamo che il supplizio finisca!”. Marotta non si scompone (o forse solo un po’): “Attendiamo notizie ma… calma, si risolve tutto”. 

A quel punto cosa ti aspetti? Che il castello venga giù, un grande classico. E invece no. Cioè, accade l'esatto contrario. Conte torna "contiano", la difesa diventa comandamento, fa un passo verso Eriksen e Perisic... e viceversa. Com'è come non è, tutti imparano la formazione dei nerazzurri a memoria, arrivano le vittorie in sequenza, 11 di fila nel girone di ritorno, nel frattempo le rivali si staccano, faticano, osservano l'astronave nerazzurra volare nell'iperispazio, laddove nessuno si riesce neanche ad avvicinare. 

E allora - sempre toccando tutto il ferro possibile, per carità - complimenti a Conte che ha scelto di placare la sua incazzatura e, infine, ha messo insieme un piccolo/grande gioiello; complimenti a Oriali, perché non può essere un caso se l’Inter esulta soprattutto con lui nei paraggi; complimenti ai ragazzi, perché è vero che non fanno la fame, ma non vedere il bonifico a fine mese non è bello per nessuno; complimenti a Marotta e Ausilio, che questa squadra l’hanno costruita pezzo per pezzo. E, soprattutto, grazie alla famiglia Zhang, che ha raccolto il club a un passo dall’inferno e lo ha riportato in paradiso. Perché al di là, delle chiacchiere, del doveroso  "e ora cosa succede?", dei legittimi dubbi, di questo si tratta, di paradiso.