Non si lascia indietro nulla. Pensiamo a giocare, anche contro il Napoli

Non si lascia indietro nulla. Pensiamo a giocare, anche contro il NapoliTUTTOmercatoWEB.com
domenica 21 maggio 2023, 14:26Editoriale
di Gabriele Borzillo

È passata la buriana della stracittadina che valeva una finale di Champions League: ho vissuto le altre due, rivincita sportiva significativa. Altissima considerazione di squadra, compattezza ritrovata che mai avremmo potuto immaginarci un paio di mesi fa,unità di intenti, concordia, convergenza di interessi così forte da non lasciar mai trasparire, nei 180 minuti, un minimo tentennamento. Qualcuno riuscirà a raccontare di quella doppia occasione sprecata malamente dai cugini, sarebbe stata una partita diversa, e allora sì…in effetti non possiamo negare: così come non possiamo negare che, fosse terminata quattro o quel che volete voi a zero - diciamo uno per sportività - l’andata, il k.o. tecnico non avrebbe dovuto attendere la zampata del capitano, Lautaro Martinez da Bahia Blanca. Vittoria sacrosanta, benedetta dagli dèidel calcio, con nome e cognome: Simone Inzaghi da Piacenza, 47 anni compiuti da poco, detto tra noi la stessa età di Mourinho nel 2010 ma lasciamo stare, allenatore giovane e vincente. Perché negare l’evidenza di un ragazzo che vince a Roma, poi a Milano nonostante una situazione complessa, non tanto per dire, criticato (anche dal sottoscritto, mica nascondo il testone sotto la sabbia) oltre misura, certe prestazioni però sono state davvero inguardabili, sfiduciato (questo io no, non mi appartiene) fin troppo presto, un po’ come Mou a novembre/dicembre 2009, ricordate vero? mi sembra esercizio di testardaggine non rappresentante la realtà.

Oltre a Simone, sia chiaro, c’è una squadra. Il famoso gruppo ritrovatosi nel momento più importante della stagione, tornato a giocare un calcio divertente a tratti, aggressivo, soprattutto meno lezioso rispetto al recente passato e maggiormente votato alla verticalizzazione immediata, senza quel titic-titoc orizzontale di una noia mortale, tanto prevedibile da non scalfire la maggior parte delle difese avversarie. 

L’Inter e il suo allenatore, due mesi fa, erano lontani da tutto, perfino da quel benedetto o maledetto quarto posto indispensabile per poter continuare a intascare denari dall’Europa che conta, quella dei grandi, quella capace di offrire visibilità e importanza non comparabili con altro, parlando di tornei per club: c’era da giocare un ritorno a Oporto cruciale, contro chi aveva estromesso qualsiasi squadra italiana negli ultimi anni, c’era da eliminare una diretta concorrente nella semifinale di coppa Italia, sesti in serie A col quarto posto a cinque punti. Oggi la zona Champions dipende da noi, la finale di coppa Italia pure e, soprattutto, ce ne andiamo a Istanbul: un sogno, letteralmente, dal quale vorrei svegliarmi il più tardi possibile.

La strada è dura, durissima: le insidie tante, davvero. Il calendario, poi, non aiuta: Inter-Atalanta a 72 ore dalla finale di Roma, Champions distante due settimane e l’incertezza di aver centrato la zona nobile della classifica, l’ho trovata una scelta perlomeno singolare, diciamo così che di polemizzare, in questo bel sogno, non ne ho voglia e, inoltre, c’è chi ha molto più peso specifico in seno alla Società Inter per chiedere lumi.

Noi pensiamo a giocare: oggi tutti in scena a Napoli, al cospetto dei meritatamente neocampioni d’Italia che nulla regaleranno, come è corretto sia nello sport, quello sano. Una grande vetrina per chi ha giocato meno, una enorme opportunità per chiudere i conti zona Champions fin da subito.

Coraggio, non si lascia indietro nulla.

Alla prossima.