Minuto 79, decolla San Siro per Istanbul. Il colore della speranza è la luce
Minuto 79, San Siro, l’Inter ha appena segnato il terzo all’Atalanta.
E’ dopo la vittoria di Coppa Italia e la qualificazione in Champions.
E’ l’ultima di campionato, quando c’è sempre quella nostalgia delicata di una stagione che stai per salutare, del tempo che non tornerà, di quello di cui hai gioito o ti sei disperato, di un’avventura che sta per chiudersi.
E’ l’epilogo di San Siro nell’anno in cui ha chiuso una ferita 20 anni dopo, sopravvissuto alla Sei Giorni del Derby.
E’ infine, e soprattutto, l’ultimo saluto prima della partenza degli eroi, che attraverseranno il deserto per arrivare a Istanbul.
E’ tutto questo.
E’ il minuto 79.
E improvvisamente, senza che sia organizzato, dal nulla, prima dalla tribuna, ma contemporaneamente in curva, e poi il primo anello, e il terzo, e tutto, 70mila luci dei telefonini si accendono e si agitano e ve lo giuro, chi c’era può confermarlo, raddoppiano persino la luce all’interno di San Siro, come se davvero qualcosa si stia calando dal cielo.
E come un’onda di luce sale il coro che è cresciuto impetuoso come una marea in questa stagione: che ha percorso tutti quei chilometri come quella gente che ama solo lei.
E 70mila voci diventano una sola.
E c’è la consapevolezza che davanti la sfida è quasi impossibile.
E però il sentimento che solleva San Siro, si sradica dal suolo, fa decollare l’astronave in direzione Istanbul.
E’ il sentimento della speranza, che prescinde dalla vittoria.
L’Inter, Simone Inzaghi, i giocatori, hanno regalato a quei 70mila la possibilità di vivere un minuto che non dimenticheranno mai più, hanno regalato la possibilità di sperare in qualcosa forse di non realizzabile, ma hanno materializzato la bellezza di poter davvero sperare.
Che colore ha la Speranza?
Il colore della Speranza è la Luce.
Non c’è davvero niente altro.
E’ evidente che gli interisti oscillino tra l’estasi di un sogno che non avrebbero mai ipotizzato e fanno anche fatica a pronunciare, e la paura di tornare da Istanbul con un’umiliazione storica e mai vista in una finale. Ma perdersi nell’autocompiacimento o nel terrore farebbe mancare il punto più profondo.
Il sentimento più essenziale è essere in grado di vivere questa emozione.
Poter sperare.
Il senso non bisogna cercarlo. Sta già accadendo.
La naturale conseguenza è andarsi a giocare una delle cinque partite più difficili della storia dell’Inter. Farlo sapendo che non è un ultimo passo. Ma il passo che vale tutto. Perché quanto fatto finora non conta, se non capisci che tutto deve essere costruito e sacrificato per la battaglia finale.
Ma in quel minuto 79 c’è il senso di tutto: di questa stagione, del passare gli anni allo stadio, dei chilometri fatti per lei.
Non si sa se da Istanbul si tornerà con una bella passeggera in più. E’ complicato, molto molto complicato.
Ma l’unica cosa che importa sarà che da Istanbul si dovrà tornare senza rimpianti per non aver tentato qualcosa.
La speranza ha cominciato il suo viaggio.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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