Le ultime dieci (o forse undici). Sospiro

Le ultime dieci (o forse undici). SospiroTUTTOmercatoWEB.com
sabato 29 aprile 2023, 17:52Editoriale
di Fabrizio Biasin

All’Inter restano dieci partite da giocare. Forse undici. Ma diciamo dieci. Il totale stagionale farà 56. Forse 57. Ma diciamo 56. E sono tantissime. 
Una di queste sarà una finale. Forse ce ne saranno due. Ma diciamo una che è meglio. Un’altra finale è già stata vinta, è quella della Supercoppa, buttala via...

E un’altra Supercoppa verrà giocata il prossimo inverno in Arabia nella nuovissima “final four”. E, insomma, s’è visto di peggio.
Solo che ora arrivano “le dieci” e “le dieci” sono questa roba qua. Pronti? Via.
Inter-Lazio: semplicemente decisiva in ottica quarto posto. E se non sarà decisiva, poco ci manca.
Verona-Inter: idem con patate.
Roma-Inter: vedi sopra. E c’è pure Mou.
Milan-Inter (Semifinale di Champions di andata): chettelodicoaffà.
Inter-Sassuolo: solito discorso, ma trattasi di match compresso tra i due Euro-derby e quindi pensa te che ansia devastante.
Inter-Milan (Semifinale di Champions di ritorno): Santo Peppino Prisco, fai quello che puoi.
Napoli-Inter: potrebbe essere una festa comune, oppure l’inferno per noialtri.
Inter-Fiorentina (Finale di Coppa Italia): “L’Inter è favorita”, “L’Inter è più forte”, “L’Inter deve vincere per forza”. E giù tutti a gufare. 
Inter-Atalanta: forse uno scontro diretto per la Champions, forse niente, chissà.
Torino-Inter: l’aperitivo per una partita storica, la partita che vale la prossima Champions, oppure il nulla.
Fine.
Questo inutile ripassino dice tante cose ma soprattutto una: l’Inter e gli interisti stanno per vivere un mese che definire “emozionante” è proprio poco. Qui si rischiano infarti, colpi della strega, ci si gioca la salute e così via. E se per caso state pensando “minchia che esagerato” significa che non siete lettori de “L’Interista”, ma gente di passaggio, amici degli amici. Perché l’Interista, oggi, è teso come una corda di violino, emozionato come il bimbo per la prima volta al Luna Park, ha il fiato corto come il pokerista con in mano il bluff e “all in!” e, insomma, ci siamo capiti.
Queste sensazioni, questa attesa leopardiana, questo lunghissimo “Sabato del villaggio”, questo terrore mescolato al “non vedo l’ora” è esattamente l’essenza dello sport, è il motivo per cui seguiamo il calcio, è tutto quello che ci porta allo stadio o davanti alla tv. 
Ecco perché per una volta dovremmo mettere da parte tutte le menate di natura contabile, i bilanci, i “chi compriamo e chi vendiamo?”, tutte cose importantissime, per carità, ma per quelle ci martorieremo i l’esistenza dopo queste maledette o benedette, ultime dieci partite. O undici.
 Santo Peppino, ora pro nobis.