L'Inter gioca bene, crea, e poi si sfalda al momento più bello. Appellarsi alla sfortuna è un errore
La quinta gara della League Phase della Champions League 2025-2026 dell'Inter, contro l'Atlético Madrid, si è conclusa con il punteggio di 2-1 per i colchoneros. Il punteggio racconta una parte della verità, ossia l'atavica incapacità della squadra nerazzurra di gestire una gara che avrebbe meritato di non perdere.
L'approccio della squadra, dopo la sconfitta maturata nel derby contro il Milan per 0-1, è stato estremamente positivo. La compagine nerazzurra è stata sin da sùbito pericolosa in fase avanzata, con il calcio di punizione di Federico Dimarco - respinto da Musso - e il diagonale dello stesso esterno mancino finito di poco a lato. Come nel più classico dei casi visti nell'ultimo periodo, dopo aver creato e preoccupato la compagine avversaria, l'Inter ha subìto la rete dello svantaggio siglata da Julian Alvarez. Esattamente come verificatosi contro i cugini rossoneri, una combinazione di sfortuna (rimbalzo sul bacino di Baena e tocco involontario di Carlos Augusto) e disattenzione difensiva (palla persa da Hakan Calhanoglu a metà campo) hanno determinato il verificarsi di una situazione di svantaggio senza essere stati precedentemente esposti a rischi particolari.
La reazione della compagine nerazzurra era stata positiva, con la traversa colpita da Nicolò Barella all'alba del secondo tempo e l'incursione vincente di Piotr Zielinski conclusasi con la sua rete dopo un assist preciso di Bonny. Nonostante una crescita nell'intensità di gioco e nella pressione mostrata sui portatori di palla avversari, da parte dei colchoneros, il copione finale è stato di nuovo quello cui si è assistito contro il Milan: minuto 92, calcio d'angolo per l'Atlético Madrid, José Gimenez svetta su svariati calciatori nerazzurri incapaci di limitarlo. Ancora una manifestazione di superficialità da parte della squadra nerazzurra, non da imputare ai singoli ma al collettivo. Il nodo è evidente, non essendo più possibile considerare una sconfitta nella sua individualità.
Quella contro l'Atlético è la quinta sconfitta stagionale dell'Inter in appena 17 gare, un dato che una compagine di prima fascia come quella nerazzurra non può permettersi. Le prestazioni possono anche essere convincenti, ma una squadra che ambisce a conquistare trofei - dopo le svariate beffe della scorsa annata - non può contemplare di sfaldarsi nel momento che conta maggiormente. Ogni gara persa, in questa stagione, avrebbe potuto concludersi in maniera diversa: Udinese, Juventus, Napoli, Milan e Atlético Madrid non si sono mostrate superiori all'Inter in termini di qualità di gioco e mole di occasioni prodotte. Il leitmotiv, in ciascuno dei casi citati, è stato però quello di un calo dell'attenzione dovuto a un pressapochismo che non è lecito attendersi da calciatori del livello e dell'esperienza di quelli che integrano la rosa nerazzurra.
Per crescere è necessario spostare l'attenzione sui dettagli, ossia su quegli elementi che determinano realmente l'esito che può assumere la stagione di una squadra. Per quanto veloci possano essere i fraseggi ed esteticamente apprezzabili alcune giocate, una compagine come l'Inter non può perdere la sua bussola di riferimento: l'ancoraggio ai risultati. Per continuare a credere con forza nel raggiungimento dei propri obiettivi, per arrivare ai quali occorrerà saper mostrare una voglia e un atteggiamento combattivi lungo l'intero arco di una gara. In un'espressione: saper essere Inter non a tratti, ma con costanza e senza interruzioni.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
Direttore Responsabile: Lapo De Carlo
Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione n. 18246
© 2025 linterista.it - Tutti i diritti riservati
