"Senza fine", direbbe Ornella Vanoni. A San Siro suona un disco già sentito, è la solita Inter
Il derby di Milano racconta una storia già vista, quasi ripetuta con la precisione di un vinile che torna sullo stesso solco. L’Inter crea, domina, colpisce legni e sbatte contro un portiere in versione supereroe, ma alla fine a vincere è sempre il Milan. È il copione degli ultimi 580 giorni, sei derby senza sconfitte per i rossoneri, quattro vittorie e due pareggi. L’ultimo sorriso interista risale all’aprile 2024, notte dello Scudetto della seconda stella. Da allora, solo bocconi amari.
Allegri si prende il derby alla sua maniera: compattezza, cinismo, transizioni chirurgiche. L’azione del gol è un manifesto del “massimalismo mininale” del tecnico rossonero. L’Inter perde un pallone banale in uscita, Fofana apre il campo, Saelemaekers calcia e Pulisic - come sempre illuminante contro i nerazzurri - brucia un distratto Akanji e firma l’1-0. Primo tiro nello specchio, vantaggio. È così che si vincono le partite pesanti.
L’Inter invece le perde. E da troppo tempo. Il rigore fallito da Calhanoglu pesa come un macigno, l’immagine di un momento che vale più di mille analisi: un big match dove serve feroce lucidità, il turco sceglie un rigore timido e Maignan lo divora. Come se aspettasse proprio quel pallone. Come se sapesse già tutto.
Eppure i nerazzurri dei rimpianti ne hanno a palate: due pali, un Maignan indemoniato, tante occasioni sciupate. Ma anche limiti strutturali. Carlos Augusto spaesato a destra, troppa frenesia dopo lo svantaggio, scarsa concretezza quando conta davvero. È la fotografia di una squadra che gioca bene, spesso benissimo, ma che inciampa sempre nelle notti importanti.
Perché i numeri non raccontano bugie: su quattro scontri diretti, l’Inter ne ha vinto uno soltanto, quello con la Roma. Poi solo sconfitte: Juventus, Napoli, Milan. Come un anno fa. Come se il problema non fosse episodico, ma radicato. Ornella Vanoni, scomparsa pochi giorni fa, avrebbe detto: “Senza fine”. E il derby di San Siro sembra proprio questo: un ciclo che l’Inter non riesce a spezzare. Di fronte, un Milan meno brillante ma più intelligente, più cinico, più maturo nei momenti decisivi. La classifica intanto si complica e le sconfitte stagionali sono già troppe per poter parlare di Scudetto.
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