L'ingresso all'Inter pacato e sereno di Inzaghi. Mou, occasione persa e provocazione senza senso

L'ingresso all'Inter pacato e sereno di Inzaghi. Mou, occasione persa e provocazione senza sensoTUTTOmercatoWEB.com
domenica 11 luglio 2021, 10:08Editoriale
di Gabriele Borzillo

È stata la settimana della presentazione di Simone, il nuovo condottiero nerazzurro. Sì, va bene, non avrà la verve dialettica di alcuni esimi predecessori ma, personalmente, ho trovato il suo ingresso in Società misurato, pacato, sereno, con un nemmeno troppo velato accenno al fatto di difendere quel che è stato, strameritatamente, cucito sul petto: il numero diciannove. Inzaghino nostro non si è tirato indietro, non si è nascosto, ha dimostrato maturità da vendere salutando e ringraziando chi c’era prima di lui per i risultati e per il gruppo che si è trovato ad allenare. Ha anche, mica una volta sola, rimarcato come Hakimi fosse un sacrificio di cui era a conoscenza: altre vittime calcistiche da immolare sull’altare del dio denaro - bilancio, plusvalenza, il calcio della gggente tanto amato da Ceferin e dal PSG - gli hanno raccontato e non ho motivi per pensare diversamente, non ci saranno, la squadra rimarrà quella che siamo abituati a mandare a memoria.

Certo, bisognerà trovare un esterno per sostituire il più forte del mondo: impresa non facile, oggi al mercato c’è una lista di almeno dieci, dodici nomi buoni, chi più chi meno, ma un vero e proprio prescelto (il film con Nicholas Cage non mi è piaciuto ma neanche un filo) non esiste ancora. Sempre colpa del denaro, bilancio, plusvalenza, il calcio della gggente tanto amato a Nyon, i parigini lasciamoli perdere che mica potranno comprare chiunque dovunque e per sempre. Perché, altrimenti, inutile raccontarvi di come l’Inter e il suo tecnico abbiano in mente un’idea meravigliosa, perlomeno la migliore attuabile: Denzel Dumfries da Rotterdam, granatiere di fascia destra, gran corsa e piedino educato. A oggi, fatta eccezione per una soluzione creativa di cui non sono a conoscenza ma con Marotta e Ausilio non si sa mai, destinato a restare soltanto un sogno.

Settimana nella quale non si capisce bene cosa stia capitando in Cina, anche se Steven Zhang ha ribadito, per l’ennesima volta, l’Inter è un asset di Suning che non verrà né dismesso né, tantomeno, ceduto. Io, caro Steven qualche dubbio, perdonami, ce l’ho. Perché, a memoria, ricordo il recente comunicato post tricolore con la chiosa sul “è solo l’inizio”. Quindi non mi stupisco più di nulla: e, se proprio proprio devo dar retta a qualcuno, scusami sai, do retta a Beppe Marotta, che proclami non ne fa, preferisce far parlare i fatti.

Poi abbiamo seguito, con velato piacere, il ritorno di un ex allenatore nerazzurro, oggi sulla panchina di una squadra differente. Conferenza gradevole, simpattttica a tratti, intelligente per molti aspetti, tristemente decaduta sulla storia degli stipendi: ti voglio tanto ma tanto bene, caro Mou, però informati, prima di collezionare brutte figure o raccontare fatti attualmente non confacenti a quella che è la realtà. Peccato, davvero, occasione persa e provocazione senza senso. Non importa, ormai pur restando nel mio cuore José fa parte di un passato che non potrà mai più tornare. Senza scomodare il “mago” Herrera, del quale non ricordo intemerate ma va bene lo stesso.

Da ultimo, ma non ultimo, un coraggio Italia che stasera sfiderà Wembley e l’Inghilterra intera: così come coraggio Berrettini, che sempre a Londra proverà l’impresa titanica. Comunque vada, in entrambi i casi, sarà un grande successo.

Alla prossima.