Inter: ufficio complicazioni cose semplici
Da quanti anni assistiamo e giudichiamo le faccende interiste con lo stesso parametro e traendo le stesse conclusioni? Da sempre all’Inter qualcuno sbotta, l’allenatore va cacciato e la curva prende posizione.
Ci sono sempre delle differenze che creano l’inedito, a partire dal cambio comunicativo della curva nord, il suo nuovo layout grafico, un’impostazione più filogovernativa nel caso Skriniar, con annessa la possibilità di parlare col giocatore e la capacità di stimolare un dibattito sulla gestione Inzaghi.
Molti tifosi digeriscono male il fatto che la curva sia un’interlocutrice privilegiata rispetto alla maggioranza, lo dicono apertamente, molti giornalisti stigmatizzano gli ultras e ritengono che sia sbagliato dargli visibilità ma al tempo stesso le omaggiano rilanciandone ogni sussulto.
E’ una contraddizione che va avanti da sempre.
E tuttavia se c’è una presa di posizione espressa in tono civile, come in questo caso, e il fatto crea opinione è inevitabile occuparsene.
C’è una netta differenza rispetto al passato, quando la curva interveniva solo in casi estremi e di evidente difficoltà. Veniva chiesto rispetto per la maglia, mostra dei propri attributi, coraggio e molta più attenzione con avvertimento annesso rispetto ad una pazienza che stava per terminare.
Questa volta invece è arrivata una fanzine che esprimeva un sentimento comune a tanti interisti: un certo fastidio verso l’atteggiamento dell’allenatore. E’ un fatto nuovo oltre che sorprendente, perché arrivato dopo un pareggio non tanto diverso in termini di contenuti da quello di Monza, dalla sconfitta più grave con l’Empoli e dalle vittorie esteticamente brutte con Verona e Cremonese, senza contare quella interna con il Parma in Coppa Italia.
C’è persino più condiscendenza verso l’uscente Skriniar che verso l’attuale allenatore ma è un fatto nuovo, perché in genere la curva non ha mai apertamente preso posizione verso un tecnico, nemmeno contro Mazzarri o De Boer per intenderci.
L’irritazione di molti tifosi verso Inzaghi nasce da meccanismi percettivi, come il gioco prevedibile e asfittico contro squadre piccole, unito a una insopportabile mediocrità comunicativa che, quando si vince, passa in cavalleria e quando non accade arriva come un affronto alle ambizioni del pubblico nerazzurro.
Inzaghi da proprio la sensazione di avere più paura di perdere che voglia di vincere, più a cuore la conservazione delle certezze che il senso del rischio. Più predisposto a tenere in campo gli stessi titolari che rischiare un Asllani.
E’ un tecnico capace ma con una peculiarità inaccettabile: è dimesso e amichevole, ragionatore ed appagato. I tifosi gli rimproverano un temperamento privo di ambizione, mai sfrontato e privo di follia. A Inzaghi manca proprio quella che rende un buon allenatore un grande tecnico e non si tratta di capacità tecniche. Non è giusto nemmeno fargliene una colpa perché non è nella sua indole.
Andrebbe compreso casomai perché l’Inter ha offerto un grande calcio nei suoi primi 4 mesi, fino al termine del 2021 e perché dal 2022 è diventato più pragmatico, involuto e incostante nei risultati.
Mi sbagliavo invece sulla sua gestione di Lukaku. Pensavo avrebbe utilizzato l’attaccante belga in modo diverso e invece sta facendo lo stesso errore di Tuchel. Lo costringe a giocare schiacciato nell’area avversaria, come un Petagna, a distribuire palloni per i compagni e a relegarlo in un ruolo inadeguato che stampa e tifosi intravedono come un’unica colpa dell’attaccante.
Non la vedo così.
Conte il secondo anno svoltò quando arretrò il baricentro della squadra di venti metri, permise a Lukaku di sviluppare il suo maggior punto di forza, partendo dalla metacampo in progressione e sfruttando anche la velocità di Hakimi.
Inzaghi al contrario costringe la squadra a fare un possesso sterile che si traduce in un inutile dominio territoriale, permettendo agli avversari di difendersi con ordine, senza avere (per scelta) nemmeno un giocatore in grado di saltare l’uomo. Più facile fare bella figura contro grandi squadre che con formazioni più disposte a fare partite identiche come i futuri avversari: Udinese, Bologna e Spezia.
La difesa a tre ha senso in generale ma molto meno contro chi oppone una partita di resistenza come la Samp. Lukaku e Barella non riceveranno una multa, hanno sbagliato entrambi ma il centrocampista italiano ha questo atteggiamento da inizio stagione. Gli è già stato detto e, ad oggi, non ha ascoltato. Il suo enorme talento va a sbattere con un limite caratteriale che l’anno prima lo portava ad essere ammonito subito e rischiare l’espulsione. Ha bisogno di scaricare un’energia nervosa in modo controproducente. Speriamo la maturità arrivi presto.
Amala
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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