Inter, si salvi chi può, tranne Inzaghi!
Anche il mese di ottobre è cominciato malissimo, con la sconfitta a San Siro con la Roma e quell’aria viziata che chi come il sottoscritto segue l’Inter da 35 anni conosce purtroppo benissimo e sperava di aver dimenticato per sempre, ma nel calcio tutto si crea, tutto si distrugge e nulla si dimentica davvero.
E’ la tipica aria dell’imminente chiusura di un progetto tecnico con l’allenatore di turno con le ore contate: un dead man walking, insomma. Poco importa chi ne erediterà la panchina, se abbia o meno l’esperienza o ‘le phisique du role’, perché adesso l’importante è cambiare, anche solo e tanto per cambiare.
Il popolo nerazzurro è assetato di sangue e una testa che rotola, un capro espiatorio, non potendo offrirgli altro, gli va comunque dato.
L’agonia è già cominciata.
Pochi minuti dopo la mezzanotte di ieri la Gazzetta dello Sport in edizione on-line sgancia la misteriosa bomba: “Zhang-Inzaghi è finita! Domani il divorzio” spiegando che la squadra sta per essere affidata a Cristian Chivu, il tecnico della Primavera che, dopo lo Scudetto dello scorso anno, guida ora un’Inter giovanile al 16° posto in classifica su 18, che non ha ancora vinto una partita, dopo 3 pareggi e 3 sconfitte. Un altro brutto segnale sul malessere che ha evidentemente radici profonde e coinvolge tutta la Società.
Sul lancio della fantomatica notizia c’è curiosamente la data del 1 agosto e dopo pochi minuti sparisce, ma nel frattempo è stata 'screenshottata' in mezzo pianeta. Il giorno dopo, sempre sulla Gazzetta, arriva un altro retroscena: sarebbe stato Inzaghi in prima persona a non volere Dybala, fresco goleador con la Roma a San Siro, pur di tenersi Correa. Zhang lo voleva, lo volevano tutti Dybala, tranne Inzaghi.
Una ricostruzione completamente in controtendenza con quello si è sempre saputo, ossia che al momento di stringere davvero per Dybala, si è palesato Lukaku e nessuno ha avuto dubbi nel scegliere quest’ultimo, come appena ribadito dallo stesso Inzaghi nella conferenza-stampa alla vigilia di Inter-Barcellona: "Non decido io, c'è una proprietà con la quale lavoriamo e decidiamo, si è fatta una scelta tra Dybala e Lukaku ed è stata una scelta condivisa da tutti”.
Già venerdì alla vigilia di Inter-Roma, alla domanda sul suo futuro e solo davanti a questa, Simone Inzaghi aveva tuonato: “Nelle squadre in cui ho allenato ho portato trofei, ricavi e poche perdite”.
Una dichiarazione coraggiosa che dopo la sconfitta con la Roma gli si è però ritorta contro, perché anche Inzaghi, capendo l’aria che tira, per cui ognuno ormai antepone il cosiddetto ‘io’ al ‘noi’, ha voluto marcare il territorio, seguendo l’esempio di tutti gli altri, che in campo si sfanculano a vicenda, Barella su tutti, anziché darsi una mano.
Insomma l’allenatore è più che mai l’anello debole di tutta la colpevole catena, in cui da tre anni si lavora senza alcuna certezza del domani: un anno non arrivano gli stipendi, un anno si vende in nome del risparmio, con Conte che non a caso si è dato per primo, un anno a parole si vende il club, senza però volerlo vendere davvero e subito, perché altrimenti Zhang non continuerebbe a chiedere cifre senza senso. Dopo tre anni del genere, nessuno resiste più all’idea di coltivare il proprio orticello.
E’ dura credere che l’Inter, che ci ha messo due mesi per far partire Sanchez, tra l’altro solo dietro ricco indennizzo, avesse davvero trovato una collocazione per Correa, oggi invendibile per ingaggio e costo del cartellino. E’ dura credere che l’Inter, dopo essersi fatta soffiare Bremer sotto il naso, potesse davvero aggiungere Dybala a Lukaku, che con 8.500.000 milioni di euro netti (11.135.000 lordi) è il più pagato della Serie A.
Tra ingaggio e commissioni per il famigerato procuratore Antun, Dybala, rispetto a Correa, sarebbe costato ad occhio e croce almeno una trentina di milioni in più, con Zhang che ha autorizzato un misero milione di euro per Acerbi solo all’ultimo giorno di mercato davanti alle suppliche di non rimanere incompleti in difesa.
E va bene che tra poco Inzaghi sarà responsabile anche del caro-bollette e della fame nel mondo, ma c’è un limite a tutto, soprattutto alla malafede.
Inzaghi non sarà un genio nel preparare le partite e nel cambiarle, ma non fino al punto, come qualunque allenatore, da rifiutare di prendersi Dybala in rosa anche come quinta punta.
Ci fosse davvero stata la possibilità di cedere Correa e pure Dzeko, Zhang l’avrebbe colta al volo, anche senza l’avallo di Inzaghi che, appena arrivato, nell’estate 2021, ha visto partire Hakimi e Lukaku senza manco poter alzare un dito.
Per il resto l’Inter continua ad essere l’unica squadra incapace di pareggiare, forse in Europa. Con la Roma ha giocato per la prima volta dignitosamente ma, ed è un’aggravante, ha comunque perso la quarta gara su otto, la quinta su dieci calcolando anche la Champions League. Annaspa al nono posto in classifica con due gol subiti in più dello scorso anno e addirittura nove segnati in meno.
Tra poche ore si gioca con il Barcellona, ma nessuno pare farci caso e guarda con occhi famelici a sabato, a Reggio Emilia contro il Sassuolo, come alla dead-line dell’avventura di Inzaghi all’Inter.
Si salvi chi può insomma, tranne Inzaghi, che ha colpe evidenti, ma un grande merito: quello di essere bell’è pronto a pagare per tutti.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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