Inter, il Brozo che vale un capitale

Inter, il Brozo che vale un capitaleTUTTOmercatoWEB.com
domenica 11 settembre 2022, 00:00Editoriale
di Gabriele Borzillo

Incredibile il gioco del calcio. La sua bellezza. La sua particolarità. La sua unicità. Alla fine di novanta minuti oggettivamente brutti, salviamo i venti finali laddove hai spinto con un po' di convinzione sfruttando il calo fisico degli avversari, impensabile potessero correre tutto il tempo così, vinci grazie a due ragazzi fino a quel momento ampiamente insufficienti, soprattutto il giovanotto di Cagliari, intento più a sbracciare che non a correre su e giù per il campo. Perché l'Inter, poi ciascuno è libero di pensarla come meglio crede, ci mancherebbe, è formata da calciatori di prima fascia, non tanto per dire. Certo, ci sono zone del campo dove l'evidenza racconta qualcuno mancante ma, per il resto, parliamo di uomini abituati a vincere, a lottare, cresciuti con un senso del lavoro e del sacrificio che dovrebbero essere pane quotidiano. Ah, lo dico giusto per chiarire così poi non mi ripeto, che ripetermi annoia me stesso prima ancora che chi tra Voi ha la pazienza di leggermi: non appartengo alla categoria del eeehhhhhh, ma chissà come sarebbe andata se fosse finita pari. Non è finita pari, ha vinto l'Inter. Simone da Piacenza, forse, aggiungerebbe uno spiaze a chiudere la conversazione.
 

Terminato l'inciso torniamo a raccontare ciò che è stato, non che sarebbe stato. L'Inter è stata travolgente, coinvolgente, trascinante, dirompente? No, è stata per una settantina di minuti, una brutta accozzaglia di giocatori tenuta in piedi dalle parate del suo portiere, stai a vedere che l'alternanza fa bene a Samir, a saperlo prima, e da un giovane di belle speranze proveniente da Bahia Blanca, Patagonia, duro come la terra di cui è figlio, Lautaro Martinez. Ecco, sono onesto: io capisco che si possa essere prevenuti nei confronti di un calciatore, lo siamo stati tutti verso qualcuno, io per primo magari inconsciamente, ma non riconoscere l'importanza che l'attaccante argentino ha nell'economia di questa squadra beh, scusate, mi lascia minimo minimo perplesso. Dopodiché, come amo ricordare sempre e comunque, ciascuno di noi vede il pallone con occhi diversi. Né giusti, né sbagliati: semplicemente diversi, ecco perché non comprendo chi offende i colleghi che stilano le pagelle. Le pagelle, come il racconto della partita, è soggettivo, non oggettivo. Tizio vede una cosa, Caio un'altra. E su quello si discute. Pistolotto a parte, domando scusa, i nerazzurri sono ancora lontani da una condizione fisica buona. E, soprattutto, Inzaghi deve necessariamente cercare nuove strade da percorrere se vuole continuare a macinare punti. Ho capito, abbiamo capito tutti, il tecnico piacentino è un fautore del trecinquedue: però, sottolineo però, ci sono modi e maniere di interpretare il trecinquedue. Non è possibile fossilizzarsi sempre su uno e uno solo. Poi, mi permetto caro Simone, seconda pietruzza che vorrei togliermi dalla scarpa: ieri il Bellanova di turno ha portato corsa e voglia, ventidue anni, incoscienza dell'età, freschezza. Non sarà Maicon ma vuole vincere. Come Asllani. Non sta scritto da nessuna parte che debbano giocare sempre gli stessi, con quali meriti poi mi è difficile comprendere attualmente. Piccole cose, ci mancherebbe, io non ho fatto nessun corso, super corso, master in calcio e dintorni come la maggior parte dei tifosi, quindi mi limito a riportare suggerimenti sottovoce, di quelli che si ascoltano magari al bar. Sa, a volte i grandi attori in teatro si scordavano le battute: e senza i suggeritori non ne sarebbero venuti a capo. Coraggio, magari Brozo ci ha aperto nuovi orizzonti e nuovi mondi: ora tocca a Lei.

Alla prossima.