Inter bruttina, cattiva e sporca. Ma di questi tempi le partite si vincono anche così
Ci sono partite che non sai bene come definire. Tipo quella di ieri sera. Avversario sulla carta piuttosto morbido, per me il più abbordabile del girone e lo dico dai tempi del sorteggio. Sulla carta, però. Perché, complice una serata non indimenticabile dei nostri eroi, il Salisburgo ha giocato a calcio, tenendoci sulla corda fino al novanta più cinque. Ben vengano serate così, per il ritorno ci attrezzeremo diversamente già sapendo chi andremo a incontrare.
Piove, fa fresco e il clima ti porta a Londra più che a Milano. C’è un primo posto da rafforzare, c’è un progetto di mini fuga da tenere in considerazione. La doppia sfida con gli austriaci, se gestita correttamente, può significare moltissimo in ottica ottavi di finale. È l’Inter che ci aspettiamo un po’ tutti, quella con qualche rotazione, quella per cui si è lavorato l’estate passata: nessuno deve essere rimpianto, ogni ruolo coperto da due giocatori. Poi Cuadrado ha la tendinite che è una brutta bestia e non ti dà certezze sui tempi di recupero. Arnautovic si fa male come mai prima in carriera, la passata stagione l’ha trascorsa spesso fuori ma non a causa di problemi muscolari. In un colpo solo ti trovi di fronte a due assenze non considerate, tralascio volontariamente Sensi a cui l’aria di Milano, è evidente a questo punto, non fa bene: oltretutto importanti, di quelle pesanti.
Anche per la partenza al rallentatore di Sanchez, alle prese con problemi di forma e salute tanto per cambiare. Comunque l’Inter che Simone Inzaghi schiera è una squadra apprezzabile, senza punti deboli, senza giocatori fuori ruolo. Il problema è che i nerazzurri approcciano lenti, piantati sulle gambe e con poche idee. Ci sta: il calendario - inutile tornare a bomba su arzigogoli dettati dal denaro che servono a sfiancare i calciatori, non a portare spettacolo ulteriore sui campi di calcio - è nemico pubblico numero uno. L’Inter ha gentilmente offerto quattordici giocatori alle cause delle rispettive rappresentative nazionali. Tre di questi con tanto di voli transoceanici sul groppone. Che va bene, sono giovani e forti: ma, alla lunga, il giochino ti sfibra, mentalmente e psicologicamente.
Sincero, mi aspettavo un Salisburgo votato alla difesa, potendo contare su giovanotti dalle bellissime speranze pronti a ripartire con foga e velocità negli spazi lasciati dai nerazzurri. Invece, al contrario, i ragazzi austriaci hanno ben pensato di venirci a prendere altissimi, senza timore di essere bucati dalla velocità delle nostre, di ripartenze. Questo, forse, ha sorpreso i nerazzurri: che, se pressati così alti, hanno difficoltà nelle uscite palla a terra: c’è da lavorare nello specifico. Non è che me lo invento, lo trovo un incontrovertibile dato di fatto. Il gol di Sanchez ci ha fatto respirare. Il pareggio del Salisburgo bella azione, noi fermi a guardare non ho ancora capito bene cosa. Il rigore di Calha ci ha liberati da un’ansia che stava salendo minuto dopo minuto.
Sì, d’accordo, non è stata una bella Inter. Non è stata la squadra spettacolare che vorremmo vedere ogni volta. È stata cinica, cattiva, bruttina e sporca. Ma ha portato a casa i tre punti. Coi ritmi di questi tempi certe partite si vincono anche così: che volete, mi sento un filo Machiavelli.
Alla prossima, avanti l’Effecì.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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