Il mio tessssoro!

Il mio tessssoro!TUTTOmercatoWEB.com
domenica 17 aprile 2022, 07:16Editoriale
di Gabriele Borzillo

Felici per aver ottenuto i tre punti in quel di Spezia, partita complicata e difficile da interpretare ma l’Inter ha svolto il compito con la saggezza della squadra più forte, in totale gestione pronta a colpire alla minima occasione, ci si ributta in clima coppa Italia. Il derby è qui, alle porte, e il nuovo stile Inter vuol continuare il suo inseguimento a tutto quanto è rimasto di edibile nel calcio indigeno. Dai, diciamocela tutta fuori dai denti, senza falsi io lo sapevo, lo dicevo, ne ero certo e via andare, la maggior parte della tifoseria interista aveva alzato bandiera non diciamo bianca, facciamo grigio chiaro, dopo la traversa di Sanchez con la Fiorentina, minuto novanta e qualche: non tanto per il risultato, anche se Milan e Napoli a quel punto sembravano irraggiungibili e noi ci si doveva guardare dal sorpasso della Juventus, quanto per una involuzione totale di gioco.

Eravamo brutti, ma non per dire: brutti davvero. Senza idee, senza grinta, senza costrutto, senza capo né coda. Una squadra destinata a lasciarsi travolgere dagli eventi, trascinare dalla corrente come tronchi alla deriva. Invece il successo di Torino sponda bianconera, anche con un filo di culo e chissenefrega, sai le volte che gli altri lo hanno avuto con noi quindi non mi interessa minimamente, ha aperto nuove geometrie nel mondo nerazzurro, ispirate anche dagli stop non preventivati di quelle davanti. Verona, banco di prova meno facile di quanto qualcuno potesse immaginare, ricordiamo i cinquantasei gol fatti fino a domenica scorsa dagli scaligeri, stessi numeri di Milan e Napoli giusto per chiarire meglio il concetto, è stato superato di slancio, offendo sprazzi – soprattutto durante il primo tempo – di Inter fine duemilaventuno, quella che incantava chiunque con Simone Inzaghi – letto, non mi sto inventando nulla – nel mirino di qualche big europea si sussurrava (mi vien da scrivere mah però tralascio).

Sì, dai, Simone Inzaghi, quello improvvisamente trasformatosi in un poco abile stratega, quel ragazzo lì, ma dove vuoi che vada quel ragazzo, sarà mica un allenatore da Inter. Un po’ stile novembre/dicembre 2009 quando una certa parte di tribuna, ero lì quindi ho sentito con entrambe le orecchie, chiedeva la testa del portoghese, l’è minga bun (non è capace, traduzione dal milanese maccheronico) Moratti, mandalo via. Vabbè, ricordi del passato che però, di tanto in tanto, serve sempre ricordare ai critici per forza, a quelli ai quali non va mai bene niente, a quelli del ma dove vuoi andare con questi giocatori qui. Venerdì sera, a Spezia, l’Inter non ha replicato la partita di sette giorni prima. Ha svestito i panni della furia, del gioco in velocità, del mettere l’avversario alle corde per vestire quelli della pazienza, del controllo, dell’equilibrio, dell’attenzione. Perché le grandi squadre, le squadre che sanno di essere più forti dell’avversario, non hanno necessariamente bisogno di buttarsi a capofitto nell’agone. Hanno la consapevolezza che prima o dopo, non importa quando perché ne hanno la certezza, fiaccheranno le resistenze altrui. Quindi bando alle mirabolanti azioni e spazio al ragionamento. Il risultato, comunque la vediate, non è cambiato. Tre punti col Verona, tre punti a Spezia. Continuiamo a restare in piena bagarre scudetto, al quale possiamo arrivare comprendendo di essere noi i padroni del destino pallonaro. Gli altri possono fare tutto ciò che vogliono ma, se continuiamo sulla strada intrapresa, non credo proprio ce ne sarà per qualcuno.

Ora testa al derby anche se il bersaglio grosso, toccate pure ciò che volete, non è la coppa. Per arrivarci, sabato 23, dovremo passare da Mou. Il nostro passato, e che passato, si mette tra l’Inter e il suo tessssoro.

Alla prossima.