I moralismi su Barella, la "fratellanza", una spruzzata di Simeone e un pizzico di Camarda

I moralismi su Barella, la "fratellanza", una spruzzata di Simeone e un pizzico di CamardaTUTTOmercatoWEB.com
© foto di Federico De Luca
sabato 9 marzo 2024, 15:55Editoriale
di Fabrizio Biasin

Diario di bordo, è un momento realmente importante. “Lo dici tutte le volte”.

È vero, è sempre “un momento importante”, ma questa volta di più. Perché tocca affrontare il Bologna di Motta, squadra che gioca un gran calcio e già due volte quest’anno ha fatto i dispetti; soprattutto, perché tra pochi giorni arriva “quella partita là”, quella spagnola. E tutti dicono “Simeone ha cambiato stile” ed è verissimo, ma per l’occasione tornerà al formato “battaglia e zero fronzoli”, potete scommetterci.

Ma non è di questo che vogliamo parlare, semmai di quel che è accaduto in questi giorni, della partita con il Genoa e di quel che è successo dopo. Intendiamoci, non è così importante che sia arrivato il consueto attacco mediatico fatto di slogan (“l’Inter vince grazie agli arbitri!”) e pure di dossier. Storicamente quando gli avversari la buttano sui dossier è perché non sanno più a cosa appellarsi. Ci sta, è il gioco delle parti e vale per tutti.

Quello che non va bene è l’accanimento, la finta indignazione, il legittimo diritto alla critica che all’improvviso si trasforma in condanna e gogna pubblica. E parliamo di Barella. Il rigore contro il Genoa non c’era, sia chiaro. L’arbitro ha toppato e ri-toppato. Questo non vuol dire che Barella non sia stato colpito, perché è così. Poteva evitare di rotolare come una trottola? Assolutamente. Ha clamorosamente simulato? Non diciamo boiate. E allora fa ridere questo tentativo di ergerlo a cattivo esempio del calcio italiano e “è ora di combattere i simulatori!”. Quanto finto moralismo, quanta inutile melassa. 

È vero, bisognerebbe essere tutti meno “rotoloni”, ma è altrettanto vero che certi appelli alla correttezza non sono altro che attacchi mirati e battaglie tra una squadra e l’altra. Vi ricordate allo scorso Europeo? Italia-Belgio 2-1, segna proprio Barella e un secondo prima il buon Immobile stramazza a terra, leggermente toccato da un avversario. A guardarlo pare che l’abbiano abbattuto con una ruspa. La palla però finisce in rete e allora Ciro resuscita miracolosamente e corre a festeggiare. Ecco, conoscete lo straccio di un italiano che in quel momento abbia alzato la mano e “che simulazione! Che vergogna! Non si fa!”. Corca’, tutti a fare po po po col bandierone. E allora, per cortesia, evitiamo certi patetici appelli alla correttezza, falsi come banconote da 3 euro.

Un paio di cose, giusto per fare un po’ di melassa. La prima riguarda il recente e clamoroso raduno georgiano, con le Legend nerazzurre tutte insieme a respirare interismo. In questa stagione fin qui davvero speciale, vedere Zanetti, Sneijder, Cambiasso e tutti gli altri riuniti come fossero fratelli ha fatto venire più di un brivido. Non solo per “quello che è stato”, ma perché la sensazione è che il gruppo attuale stia vivendo lo stesso genere di affiatamento. Sia chiaro, questo non significa che Lautaro e compagni siano destinati all’Euro-trionfo (non fatevi fottere da chi suona le fanfare, superare prima l’Atletico ed eventualmente le varie “multimilionarie” sarebbe impresa rarissima), ma è vero che uno dei punti di forza dell’Inter inzaghiana risieda proprio nella fratellanza, una comunione d’intenti realmente visibile che rasserena e ti permette di azzardare: “Ah, mi sa che questa volta la mia fede è riposta davvero in buone mani”.

La seconda riguarda Camarda. La giovane promessa del calcio interessa realmente ai nerazzurri? Può darsi…

La terza e ultima riguarda tutti noi: buon 116° compleanno Inter, buon 116° compleanno interisti.