"Double? No, Treble". Perché Inzaghi è uscito allo scoperto e come l'Inter è tornata a sognare in grande con lui

"Double? No, Treble". Perché Inzaghi è uscito allo scoperto e come l'Inter è tornata a sognare in grande con luiTUTTOmercatoWEB.com
sabato 8 marzo 2025, 18:47Editoriale
di Yvonne Alessandro

Sogno o son desto?

Simone Inzaghi, in conferenza stampa a Rotterdam, ha avuto un momento di leggerezza. Uno di quelli rari, fuori dalle righe, che ha lasciato un po' tutti di stucco proprio perché al di fuori dei limiti. Ma alla domanda sulle ambizioni stagionali dell'Inter, c'è chi si è spinto a domandargli del "Double" e in un attimo è arrivata la risposta ironica: "No, Treble", con tanto di gesto delle tre dita.

Eppure dietro questa dichiarazione c’è molto più di quanto potrebbe sembrare. Forse più di quanto sia arrivato a molti.

Ossia, la consapevolezza di un'Inter che sta affrontando una stagione straordinaria. Inzaghi ha semplicemente colto l'occasione per mettere l’accento sulla forza della sua squadra. Perché la realtà dei fatti, al momento, è che i campioni d'Italia in carica si trovano in cima alla vetta della Serie A, in semifinale di Coppa Italia e a un passo dai quarti di Champions League, Feyenoord permettendo al ritorno. Badate bene, però: nessun proclama o gesto di spocchia immotivata.

Di vincere tutte le competizioni per le quali è in corsa, non v’è certezza. Anzi, l’Inter potrebbe anche rimanere a mani vuote, con una montagna di delusioni e critiche da dover affrontare. D’altronde la stagione è ancora lunghissima e fitta di partite da giocare e ostacoli da superare. Ma Simone Inzaghi ha scelto di non nascondersi più. E non è la prima volta.

Ai suoi albori all'Inter privilegiava la cautela, ma dopo tre anni e mezzo sulla panchina nerazzurra ha capito cosa è riuscito a fare a Milano. Specialmente i sei trofei vinti e, più recentemente, il miglior record di vittorie in Champions League, prima ancora di Herrera e Mancini. Con una formula di calcio espressa a meraviglia dai suoi giocatori, che hanno incantato anche i più critici. Un percorso decisamente migliore anche di un certo Antonio Conte, che sì, ha riportato lo Scudetto all'Inter dopo anni bui e di sconforto, senza però raggiungere una finale a Istanbul contro il Manchester City per assicurarsi la Coppa dalle Grandi Orecchie.

Ecco perché uscire allo scoperto. Nel calcio si vince e si perde, ed è chiaro che la Champions League non potrà essere vinta con uno schiocco di dita, altrimenti lo farebbe chiunque. Eppure se l’Inter è tornata a sognare in grande e a competere per ogni trofeo stagionale, quello è anche e soprattutto per merito di Inzaghi.

Un lavoratore silenzioso che non si è mai lamentato delle difficoltà societarie, quando altri avrebbero potuto farlo o l'hanno fatto per vie traverse. Nemmeno una battuta per il mercato limitato da paletti evidenti, comprensivo anche nel vedersi strappare pezzi pregiati della sua amata rosa per incassare introiti e comunque riuscendo a ricostruire una squadra competitiva. Mantenendo stabilità e continuità. Un po' grazie a colpi a costo zero azzeccati, un po' per la valorizzazione dei giocatori grazie a inzaghi. E di esempi ce ne sono a bizzeffe: da Calhanoglu a Thuram, finendo - per evitare la lista della spesa - con un Bastoni in formato difensore totale.

E quindi grazie, ma no grazie alle critiche gratuite o alla minima sconfitta incassata dalla sua Inter. Per di più, nel mezzo di una stagione logorante per qualsiasi squadra in Europa (basti vedere il City di Guardiola e la sequela di infortuni, tanto per fare un esempio eclatante). In fin dei conti, carta canta, e l'Inter dov'è? In gioco su tutti i fronti. E non sarà certo una Supercoppa persa a guastare il buon nome di Simone Inzaghi.

Poi, la condizione fisica dei giocatori rimarrà una variabile imprevedibile e, purtroppo o per fortuna - dipende anche dalle avversarie -, terribilmente incisiva sull'economia della stagione. Ma anche qui, Inzaghi ha vinto e risposto di petto all'emergenza esterni con un Bastoni reinventato quinto e Acerbi braccetto sinistro mai impreparato. Chiaro, uno sforzo e un sacrificio in più in questi casi vengono richiesti ai suoi ragazzi.

Questo e altro, però, se si vuole ambire davvero a quello che potrebbe assomigliare al Triplete. Fermo restando la possibilità di giocarsi a viso aperto e petto in fuori il Mondiale per Club a giugno.

Prima di tutto questo, però, viene il Monza. Per il resto invece... trust the process.