Ansia. Ansia totale
Ansia, ansia totale, ansia devastante, ansia incredibile, ansia del tipo che pensi “siamo la pazza Inter” e subito dopo “che palle questa cosa della pazza Inter”, ansia che vedi segnare Pinamonti – un tuo giocatore – e pensi “ecco, ci prenderanno per il culo per anni”, ansia che raddoppia Asllani e ti vien voglia di espatriare, ansia che parte l’arrembaggio ma le cose non vanno: prima il rigore c’è, poi non c’è (giustamente), poi ce n’è un altro ma l’arbitro non lo vede, poi Vicario para tutto, poi ti viene in mente che l’Empoli è sempre l’Empoli e a San Siro si trasforma nel Liverpaal (l’ibrido metà Liverpool e metà Real), poi arrivano i calci d’angolo in serie ma la maledetta palla non vuole entrare, e passa il tempo, e sale l’ansia, quella di prima, anzi, molta di più.
La gente mormora, dice “ecco, Inzaghi…”, così, per prendersela con qualcuno, arriva l’1-2 su autogol di Romagnoli, poi il 2-2 di Lautaro, “Santo Lauti!” che, però, in molti fino a un mese fa “bah, è un giocatorino”. Si va all’intervallo con l’ansia che non se ne va, perché del 2-2 te ne fai il giusto, ovvero nulla, e noi lo sappiamo cos’è l’Inter, la squadra più bella del mondo che però certe partite è capace di trasformarle in incubi ad occhi aperti.
Si riparte e ovviamente c’è anche lei: l’ansia. L’Inter è bella, è incazzata, prende possesso della metà campo avversaria, l’Empoli può solo difendersi e lo fa in 12 (11 + l’ansia altrui), e allora i Campioni d’Italia ci provano da destra, da sinistra, tentano di sfondare in mezzo e torna in cattedra il solito Vicario, portiere prendi-tutto. I tiri non si contano più, i minuti diminuiscono, Inzaghi urla come Pappalardo a Castrocaro, l’ansia ghigna fetentissima davanti ai 70mila di San Siro. E tu pensi “cazzo, non ce la facciamo più”, ma poi arriva il gol di “quello lì”, l’argentino, e il Meazza si scioglie. “3-2, dai che ce la facciamo”. Ma l’ansia resta, ché noialtri lo sappiamo bene cosa significa amare il neroblù.
Tra gli ospiti entra Di Francesco, ma si fa male subito. E allora mister Andreazzoli getta sul prato un incubo fatto a persona: Cutrone. Cutrone è un mega panchinaro empolese che, però, è milanista che di più non si può. E allora eccola, l’ansia, torna galoppante. “Ora quello lì segna e ci prendono per il culo per i prossimi due lustri”, ma la verità è che Cuntrone non la vede mai e l’altra verità è che l’Inter ha una voglia famelica di questi tre punti. E, sì, forse dovremmo imparare a fidarci di ‘sti ragazzi che no, non saranno perfetti, ma non mollano mai. Ma non è mica finita, ché Dzeko prende il palo, i tiri non si contano più, pensi “porca zozza ora ci fanno lo scherzetto”, ma poi Sanchez chiude i conti e si sente un “fiuuuuuuuuuuuuu” lungo come il numero delle occasioni create.
L’Inter è ancora viva, l’Inter combatte, l’Inter non molla, l’Inter ora ha “fame” di Coppa Italia e poi si giocherà le ultime carte in campionato. La certezza è una sola: se i cugini vorranno lo scudetto, beh, dovranno sudarselo fino in fondo.
Ansia, amica nostra, come ti conosciamo noi nessuno mai.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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