All'Inter stanno facendo bene tutti, con buona pace dei rivali sempre più rosicanti
Non credevo che a San Siro con l’Udinese l’Inter avrebbe riproposto subito un partitone stile Napoli, ma sono felicissimo di essere stato smentito. In tutta sincerità, temevo un calo di motivazioni contro i friulani, avversari decisamente più morbidi dei partenopei e invece tra lo 0-3 di Napoli e il 4-0 con l’Udinese, oltre al rituale clean sheet, il decimo in Campionato, il dodicesimo con la Champions, ho visto una squadra ormai pienamente consapevole della sua forza, un autentico rullo compressore con la giusta serenità per capovolgere a suo favore ogni situazione di gioco.
Il rammarico, se rammarico ci può essere, è quello di essere solo a poco più di un terzo di Campionato, perché aspettarsi un’Inter del genere fino a maggio è ancora imprudente. In una stagione di nove mesi è naturale che ci possano essere momenti difficili, che l’Inter finora non ha mai avuto.
Più che i risultati delle partite, alcuni larghi anche contro avversari di livello, lo dicono gli altri numeri: l’Inter ha sempre segnato in tutte le 20 partite giocate e guida la Serie A con una differenza reti di +30, con 37 gol segnati e solo 7 subiti. La Juventus, che continuo a vedere avvinghiata all’Inter ancora a lungo, ha una differenza reti di +14, ossia meno della metà.
In questo senso la differenza la stanno facendo Lautaro Martinez e Marcus Thuram, la Thu-La, che viaggia su cifre impressionanti: Lautaro ha segnato 14 gol, Thuram 6. Complessivamente sono 16 le reti del Toro tra Serie A e Champions League e 7 quelle del francese, quindi 23 gol in due in questa prima parte di stagione. Pensate che Lautaro Martinez e Romelu Lukaku nell’anno dello Scudetto di Conte erano arrivati in coppia a 49 gol, ma Lauti e Tikus hanno davanti ancora 2/3 di stagione.
Il francese si è confermato anche un meraviglioso uomo-assist, perché ha già mandato a segno 6 volte i compagni, oltre ad essersi guadagnato 6 calci di rigore, partecipando a 17 dei 45 gol nerazzurri tra Campionato e Coppe, ossia il 38%.
Poi c’è pure Çalhanoğlu che con 7 gol segna come un attaccante.
E che dire di Matteo Darmian, il calciatore eclettico che qualsiasi allenatore vorrebbe avere? Ormai gli manca solo di giocare in porta, ma lì c’è Sommer, altra splendida sicurezza.
Hai voglia a citarli uno per uno, perché stanno facendo bene tutti, con buona pace dei rivali sempre più rosicanti ma anche degli intertristi in servizio permanente effettivo che vorrebbero sempre un bersaglio. E adesso c’è pure la grande occasione in un San Siro stracolmo di aggiudicarsi il primo posto nel girone di Champions che, almeno sulla carta, vorrebbe dire maggiori possibilità di avanzare anche in Europa dopo la finale dell’anno scorso. Istanbul, anche se la finale si è persa, resta il vero spartiacque quanto a presa di coscienza dell’intero gruppo guidato da Simone Inzaghi, sul quale ormai stanno mettendo gli occhi anche i grandi club di Premier e di Liga.
Non sempre però chiudere primi nel proprio girone di Champions vuol dire arrivare in fondo alla Champions e l’Inter ne è la plastica dimostrazione: l’anno scorso finì seconda dietro al Bayern, come nell’anno del Triplete dietro al Barcellona, quando con Mourinho portò in Italia l’ultima Champions. Ad esempio, ricordo benissimo, anche perché la vissi tutta sui campi, l’edizione di Champions League 1998-99: l’Inter di Lucescu chiuse la prima fase davanti al Real Madrid ma ai quarti fu eliminata dal Manchester United che era arrivato secondo nel suo girone e poi diventò Campione d’Europa!
Quindi non vi è alcuna certezza, ma quest’anno, scorrendo i probabili avversari nei quarti di finale, il girone è meglio vincerlo.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
Direttore Responsabile: Lapo De Carlo
Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione n. 18246
© 2024 linterista.it - Tutti i diritti riservati