All'Inter non è tutto da buttare. E l'#InzaghiOut fa ridere i polli: è la Fiera dell'Est degli allenatori

All'Inter non è tutto da buttare. E l'#InzaghiOut fa ridere i polli: è la Fiera dell'Est degli allenatoriTUTTOmercatoWEB.com
martedì 28 febbraio 2023, 20:05Editoriale
di Gian Luca Rossi

Nell’Inter 2022-23 non è tutto da buttare, come si usa fare in certe discariche social, perché le Coppe, tra Supercoppa, Coppa Italia e Champions sono lì a testimoniarlo, ma certamente in campionato, dopo la sconfitta numero 7 in 24 partite rimediata a Bologna, la misura è colma.
Cavarsela col basico e rituale #Inzaghiout, che è solo la punta dell’iceberg di un malessere ben più profondo, fa ridere i polli e infatti il pollame starnazza sui social, ma certamente un certo svacco generale c’è e riguarda in primo luogo chi va in campo, richiamato per l’ennesima volta da Beppe Marotta alle proprie responsabilità. Certo, anche l’allenatore è stato richiamato per l’ennesima volta: lui non gioca ma viene sempre additato come il primo responsabile, quasi mai nel bene, vedi il Porto solo quattro giorni fa, ma sempre e comunque nel male, vedi Bologna e dintorni.

In realtà le cause del rendimento balbettante dell’Inter in Campionato sono molteplici, al di là del fatto che l’Inter sia una creatura troppo bizzarra e ribelle perché Simone Inzaghi ne abbia ragione.
Inzaghi non sarà all’altezza, ma nelle partite secche con gli avversari di grido ha fatto meglio dei predecessori. A sentire gli esperti da divano non erano all’altezza dell’Inter nemmeno Spalletti che oggi il Campionato l’ha già vinto in carrozza e, se parliamo di Europa, neppure Antonio Conte con due eliminazioni nei gironi di Champions su due.
Le cause di un gruppo che non riesce ad essere se stesso in Campionato per due partite di fila e che ora sbaglia sempre la partita con l’avversario meno prestigioso rispetto a quella con l’avversario di grido, sono molteplici.
Provo a spiegarle.

In primo luogo, il Napoli ormai imprendibile per chiunque, non dà certo morale, poi le eterne incertezze societarie, ma da qui non se ne esce a breve. Infine diversi giocatori dal futuro già segnato o incerto. Le motivazioni dovrebbero esserci a prescindere, visti gli ingaggi e non dovrebbe essere Marotta a ricordarlo ciclicamente, ma la realtà è questa. Skriniar è già un ex, Acerbi, de Vrj, Gosens e Bastoni non hanno ancora capito se e su quali basi resteranno in nerazzurro, Brozovic, malgrado il contrattone, si sente sul mercato o forse desidera andarci lui per primo, Bellanova pare un turista e Asllani non è pronto, Dzeko aspetta una proposta, Dumfries con Gagliardini e forse D’Ambrosio stanno già traslocando, mentre Lukaku, come vi ho anticipato da mesi e Marotta lo ha appena confermato, a giugno tornerà sicuramente al Chelsea perché, al di là del suo rendimento di qui alla fine, l’Inter non può più permettersi un costo di 20 milioni all’anno per un calciatore che non è suo! Quest’anno con lui si è azzardato l’all-in: è andata male! Per rivederlo in nerazzurro anche l’anno prossimo occorrerebbe che lui guadagnasse davvero la metà e che gli inglesi lo prestassero un altro anno gratis, ma non ci credo. Con tutto ciò, c’è Inzaghi che, pur avendo vinto tre Trofei, doveva vincere almeno uno Scudetto e non riesce comunque a gestire la matassa, se non in partita secca e con avversario di prestigio. Ma, con tutto quello che ha attorno, lui è solo il bersaglio più facile.

Ora è il momento del promettentissimo Thiago Motta, che a Bologna ha bastonato Inzaghi: in effetti si vedeva che era già allenatore in campo nell’Inter del Triplete e poi nel PSG, dove oltre che calciatore è stato allenatore delle Giovanili e magari lì tornerà dopo Galtier. Però quando il 12 febbraio scorso Thiago Motta perdeva in casa col Monza di Palladino, si incensava quest’ultimo, che però ha appena preso a sua volta tre fischioni dalla Salernitana di Paulo Sousa, che magari prossimamente perderà con Pioli, a sua volta recentemente strapazzato 2 volte da Simone Inzaghi.
Insomma, sembra la Fiera dell’Est di Angelo Branduardi, ma chi fa il calcio in poltrona ragiona proprio così.
In ogni caso, sarebbe ora che dalla poltrona nella quale troppo spesso è sprofondata in Campionato si alzasse l’Inter, tutta l’Inter, ossia proprietà, staff tecnico e soprattutto la squadra e per tutte le partite, indipendemente da casa o trasferta o dal prestigio dell’avversario di turno.