BAR ZILLO - L'appartenenza
Esiste, anche nel mondo del calcio, una di quelle cose che non hanno prezzo, né tempo, né ruffianeria, pur vivendo in una fascia temporale pallonara dove imperversa il dio denaro in maniera molto maggiore rispetto a un recente passato: l'appartenenza. Perché l'appartenenza non ha un prezzo, non c'entra quanto è il tuo ingaggio, non c'entra a quanto rinnoverai, non c'entra se il tuo compagno guadagna più o meno di te. Così come non ci sono vantaggi nel professarsi interista, ma potrei scrivere milanista, juventino, romanista, laziale, napoletano o ciò che preferite. C'è quella percezione di far parte di quanto ti circonda e ti assimila a tal punto da esserne interprete anche tu.
L'appartenenza, per l'appunto. Che non significa titolarità della maglia, posto assicurato in squadra, bonus importanti, agevolazioni, peso specifico nello spogliatoio: no, per niente, significa semplicemente scoprire di aderire come una sorta di seconda pelle ai colori per i quali stai giocando in quel momento. E quei colori, per te, cominciano a essere qualcosa più di un semplice contratto stipulato da rispettare: entrano, di diritto, a far parte della tua quotidianità, della tua vita sportiva, del tuo essere atleta e calciatore ma, prima ancora, innamorato di ciò che fai e per chi lo stai facendo.
L'Inter, attualmente, annovera tra le sue fila molti interpreti dell'appartenenza, molti più di quanti possiate pensare: senza stare a far l'elenco, che alla fine qualcuno lo dimentichi non per cattiveria ma per pura disattenzione. Però uno, perdonatemi, lo voglio citare, anche perché ho letto cose che, mio personalissimo punto di vista, sia chiaro, faccio una gran fatica a comprendere: Milan Skriniar. Scrigno è il mio capitano del futuro, l'ho sempre immaginato e visto come il Goldrake di quando ero bambino, come l'eroe che tanto c'è lui e non potrà capitare mai qualcosa di brutto. Però i tempi cambiano, oggi esistono delle cose chiamate bilanci ai quali non puoi sfuggire. Tormentoni di ogni fine giugno. Ecco, se dovesse partire Scrigno lo farà perché glielo hanno chiesto, gli hanno chiesto il sacrificio di andarsene per il bene dell'Inter: perché, con la sua cessione, il famoso bilancio tornerà nei parametri leciti e consentiti, la sto facendo facile per non inoltrarmi in complicati sentieri con pochissime vie d'uscita. Poi guadagnerà di più, ci mancherebbe. Ma i soldi, a volte, non sono tutto. O, almeno, mi piace pensare così.
Alla prossima.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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