BAR ZILLO - Impresa, altro che balle
No, perdonatemi, stavolta nel giochino risibile non ci casco: l’Inter, qualificata nel suo girone con un turno d’anticipo, compie una vera e propria impresa. Non una robetta piccola da sminuire, ma sì che non è più il Barcellona di una volta (tra parentesi sfugge ai geni del nulla che noi abbiamo eliminato anche il Barcellona di una volta, giusto per dire). No, quel che è successo si definisce impresa sportiva. Eliminando una delle papabili al successo finale in maniera del tutto meritata, spiace per la poca lucidità analitica del suo allenatore ma, del resto, mettetevi nei panni del tecnico catalano: questo signore l’Inter continuerà a sognarsela nei suoi peggiori incubi, già lo faceva dal 2010 figuriamoci adesso…comunque sì, siamo sinceri svestendo per un istante i panni della poca o troppa simpatia verso Simone Inzaghi da Piacenza: alzino la mano quei due o tre che pensavano di poter eliminare un club costruito con 250 milioni di euro per vincere tutto, o quasi. Ecco, la alzino: gli altri millemigliaiadimigliardi di tifosi la tengano bassa, me compreso.
Lo confesso, questi ragazzi non solo mi hanno stupito, nel calcio lo stupore appartiene al gioco, è uno dei pochi sport di squadra dove non sempre il più forte vince. No, mi hanno commosso. Per voglia, grinta, agonismo: per l’aver portato i nostri colori in giro per il mondo con fierezza, disputando due partite piene di orgoglio perché l’Inter è sempre l’Inter, anche quando economicamente parlando non puoi concorrere con le cosiddette grandi d’Europa, alcune delle quali di grande non hanno nulla se non il portafoglio, gonfio: la grandezza è altro, non quanti soldi hai in tasca, quello si chiama essere ricchi e basta. Alla fine, insomma, i conti stanno cominciando a tornare. Abbiamo una squadra, anche se in colpevole ritardo. Abbiamo un ottavo di Champions da disputare e un campionato da risalire. Abbiamo tanto lavoro da fare, che fino a un mese fa mi sarebbero cascate le braccia. Oggi invece la sfida impossibile mi attrae, pur sapendo di non essere alla pari con tre o quattro club del vecchio continente e di dover, purtroppo, contare anche su errori altrui nel torneo nostrano: e non c’è cosa più fastidiosa del sapere di non dipendere esclusivamente dalle proprie capacità ma dover sperare in passi falsi della concorrenza. Però c’è la consapevolezza di potersela giocare sempre: non vincere, attenzione, giocare. A cominciare da stasera: la Samp, con la quale dobbiamo scendere in campo come se ci trovassimo di fronte il Real Madrid. Partita dopo partita, passo dopo passo.
Alla prossima.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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