BAR ZILLO - Ansia da prestazione
Sempre meglio aspettare qualche ora prima di scrivere dopo una partita insipida come quella di martedì sera in Ucraina. Anche perché si corre seriamente il rischio di prendersela oltre misura ed essere poco lucidi nella disamina di novanta minuti così senza personalità. Attenzione, non ho scritto sostanza – una traversa e sette palle gol contro una e mezza dell’avversario la dicono parecchio lunga - qui si parla di personalità, di presenza in campo, di convinzione. Tutte cose, all’apparenza, assenti in quel di Kiev. Esiste, però, più di una giustificazione, se proprio vogliamo trovare il famoso pelo nell’uovo. La maggior parte dei giocatori nerazzurri ha disputato una decina di partite in un mese, alla media di una ogni tre giorni, trovandosi di fronte nell’ultima settimana due avversarie toste, dal mio punto di vista più toste e più forti degli ucraini: Fiorentina e Atalanta, con conseguente perdita di energie e freschezza. Beh, sì, l’obiezione potrebbe essere il classico “e perché, gli altri non hanno gli stessi problemi”? No. Non hanno gli stessi problemi dell’Inter, lo stesso numero di giocatori impegnati, soprattutto il peso specifico di quei giocatori nell’ambito delle loro nazionali. Passando oltre, al netto della stanchezza e degli impegni tanto ravvicinati, ciò che non ho digerito del tutto è stato l’atteggiamento generale della squadra. Vedere in alcuni frangenti dieci uomini dietro la linea della palla mi ha leggermente infastidito: e la ricerca continua, a tratti assillante, di quel palleggio noioso fatto di tocchetti e tocchettini – compresi appoggi all’indietro che non tollero in alcune circostanze – utili per sfiancare la resistenza avversaria nelle intenzioni è un ritorno al passato del quale non sentivo la minima mancanza.
Detto ciò e sottolineato che chi non vince non ha mai ragione, ho come la sensazione che l’ambiente Inter viva la Champions tipo appuntamento ansiogeno. Perché non potrei trovare ragione differente per errori che definire oratoriali è fin poco, gol sbagliati da metri uno, svirgolate, tiri senza un perché.
Davvero, non c’è una ragione se non l’ansia da prestazione: che capisco al rientro dopo dieci anni, non al quarto anno consecutivo trascorso viaggiando per l’Europa dei grandi. È tempo di invertire la rotta, ragazzi miei.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
Direttore Responsabile: Lapo De Carlo
Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione n. 18246
© 2024 linterista.it - Tutti i diritti riservati