Zanetti: "Lavoro straordinario quello di Conte, serve un ultimo sforzo per lo scudetto"
Javier Zanetti, vice presidente dell'Inter, ha parlato in una diretta Twitch con 2010misterchip. Tanti i temi affrontati: dall'Inter attuale a quella del passato, da Simoni a Mourinho. Insomma, tutto quello che l'ex capitano nerazzurro prova in questo momento entusiasmante della stagione.
In questo fine settimana potete vincere lo scudetto dopo tanti anni.
"Serve l'ultimo sforzo, sono contento soprattutto per il lavoro che si sta facendo da due anni. Conte, con il suo staff e i giocatori, sta facendo un lavoro straordinario; l'anno scorso siamo andati molto vicini a vincere e adesso i giocatori sono cresciuti molto. E' stato un anno molto difficile per tutti per via della pandemia, c'è stato un grande sforzo. Io sono sempre agli allenamenti, per essere vicino alla prima squadra".
Ci sono somiglianze tra lo spogliatoio attuale e quello che hai vissuto tu ad esempio ai tempi di Mourinho?
"C'è differenza perché c'era più esperienza nel nostro; quello di oggi ha tanti giovani, che sono cresciuti moltissimo grazie al lavoro del mister. Sono cresciuti a livello di mentalità, vincere è sempre difficile. Manca poco, solo l'ultimo sforzo: se lo meritano".
La Juve ha vinto nove scudetti di fila.
"Per questo non era facile, è un campionato complicato, equilibrato, perché ci sono tante squadre che sono migliorate. Noi abbiamo avuto continuità".
Andiamo su un'altra Inter, quella di Gigi Simoni.
"L'Inter ha sempre avuto tanti sudamericani perché è un club che è come una famiglia. Tutti ci siamo trovati sempre bene, Simoni era un padre per noi: si era creato un bello spirito di gruppo".
E Juve-Inter del '98?
"Quell'anno vincemmo la Coppa Uefa con la Lazio, poi ci fu questa famosa partita, equilibrata. Le decisioni arbitrali furono contro di noi, però fa parte del calcio. Masticammo amaro quel momento, ma si passa anche da queste tappe prima di vincere".
Hai potuto assistere al miglior Ronaldo.
"Era una macchina, un fenomeno per ciò che dimostrava in campo. Fu impressionante il primo anno, era unico. Visse male il primo infortunio, poi quando si fece male con la Lazio ci fu un silenzio irreale allo stadio. A nessuno importò più della finale, ma solo della salute di Ronie: vederlo soffrire così ci fece male. Si adattò velocemente all'Inter perché c'erano tanti sudamericani e perché era un ragazzo positivo. Sapevamo che dal Barcellona sarebbe arrivato un fenomeno, un giocatore incredibile".
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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