Il Conte camaleontico e un cerchio che si chiude, da Villa Bellini a oggi
In attesa di capire se il suo futuro si tingerà nuovamente di nerazzurro o se la sua avventura all'Inter è prossima al capolinea, Antonio Conte può guardarsi indietro con la lucida consapevolezza di aver vissuto con un'intensità inedita - e ce ne voleva per un passionale come lui - l'ultimo biennio. L'esperienza a Milano ne ha forgiato la resilienza, acuita da situazioni societarie burrascose che l'hanno costretto a schermare il gruppo dalle voci incontrollate, dagli spifferi e dagli attacchi esterni.
Antonio Conte, all'Inter, si è soprattutto scoperto camaleontico. Fumantino e incontenibile sul finale della scorsa stagione, quando non fece nulla per nascondere i dissapori con il club. Poi una mansuetudine fin troppo sorprendente dopo il vertice di Villa Bellini: atteggiamento che è però durato ben poco, e non poteva essere altrimenti. Perché alla lunga la natura autentica di un uomo prevale su tutto il resto, e infatti il leccese è parso paradossalmente più a suo agio nelle vesti del paladino unico del benessere della sua squadra. Un cerchio che si chiude, perché il malcontento malcelato delle ultime settimane ricalca quasi pedissequamente quello di un anno fa: la speranza del tifo nerazzurro, in attesa del vertice con Zhang, è che anche l'epilogo sia lo stesso.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
Direttore Responsabile: Lapo De Carlo
Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione n. 18246
© 2024 linterista.it - Tutti i diritti riservati