Darmian: "Istanbul? Ci davano per spacciati, ce la giochiamo con tutti. Sullo scetticismo al mio arrivo..."

Darmian: "Istanbul? Ci davano per spacciati, ce la giochiamo con tutti. Sullo scetticismo al mio arrivo..."TUTTOmercatoWEB.com
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giovedì 22 febbraio 2024, 18:40Primo piano
di Marco Lavatelli

Una giornata da protagonista fuori dal campo per Matteo Darmian, con l'intervista a Radio Serie A e l'ospitata nell'ultima puntata di Frog Talks, il podcast di Andrea Ranocchia prodotto dall'Inter: "In Inghilterra mi sono trovato bene, è stato un grande passo per me da Torino in una realtà così grande: è stato molto costruttivo. Parlavo l'inglese a livello scolastico, ho fatto quattro lezioni e poi ho mollato un po' con gli impegni. Però ora mi faccio capire. La vita è stata un po' più difficile, fuori dal campo è diverso: io ero da solo con mia moglie e ci siamo adattati bene. Van Gaal era bravo, fissato con le regole: noi andavamo a pranzo ad una determinata ora e un tavolo alla volta si alzava per andare a prendere da mangiare. Poi è arrivato Mourinho, ho fatto due anni e mezzo con lui".

Pressione all'United?

"E' vero che rappresentavo un club storico e importante, però la pressione non è così forte come può esserlo in Italia. E da una parte è positivo: ci sono sempre le due facce della medaglia perché da un lato sei più sereno ma poi si arriva magari all'eccesso e la pressione può servirti".

Tanti ti stanno scoprendo adesso

"Io ho sempre creduto in me stesso e nelle mie qualità: sono il primo a dire di non essere uno che cattura l'occhio del tifoso per una giocata particolare, ma cerco sempre di fare la cosa giusta nel momento giusto e di dare tutto. Questo spero e penso che sia apprezzato.

Tanti ruoli in campo

"Da piccolino io giocavo a centrocampo, poi mi hanno spostato in fascia: non so se è stata l'impostazione che mi ha permesso di poter giocare in più ruoli, ma un po' è stata la mia fortuna".

Amici veri nel calcio?

"Pochi: col fatto che sono andato all'estero ho conosciuto più persone e culture ma quelli con cui ti senti e hai un rapporto vero sono pochi. All'Inter ho più rapporto con Dimarco, Barella e Bastoni: siamo un bel gruppo e penso questa cosa si percepisca all'esterno.

Qualcosa vi ho lasciato?

"Certo, ci sono ancora due poster tuoi ad Appiano".

Sul fine carriera:

"Ho ancora qualche anno, spero di sparare le ultime cartucce fatte bene (ride, ndr). Onestamente non ci ho pensato ancora, mi piacerebbe restare nel mondo del calcio: non so cosa, ad oggi dico non l'allenatore perché hai troppo stress e troppe pressioni. L'allenatore fa la stessa nostra vita ma peggio: ad oggi ti dico di no quello. Farò qualche corso e poi vedrò cosa mi piacerà fare"

L'allenatore che ha dato di più?

"Sono stati tutti importanti, sembra una cosa da dire ma è la verità: c'è chi ti dà qualcosa in più sotto il profilo tattico, chi tecnico. Sceglierne uno non è facile però il salto l'ho fatto con Ventura: io venivo da Palermo e lui mi ha dato tante cose che anche oggi mi servono quotidianamente. Poi anche Conte, sia in Nazionale che all'Inter".

Inzaghi e gli altri allenatori

"Sì, poi penso che sia fondamentale per le scelte che un calciatore fa in carriera. Scegliere una squadra in base all’impostazione di un allenatore fa tanto per un calciatore, cresci tanto sotto diversi punti di vista".

I nuovi

"Sono tutti bravi ragazzi, si sono messi a disposizione: hanno voglia di imparare e questa è la cosa principale. Bisseck per me è bravo, ha una grande prospettiva e grandi margini: ha già dimostrato di poterci stare benissimo in questa squadra e lavora bene in settimana. Venire da un'altra cultura non è mai facile ma si è ambientato bene e può fare molto bene. E' fondamentale avere un gruppo solido e al di là delle parole l'atteggiamento che uno ha è quello che gli altri possono vedere maggiormente".

Gli ultimi due anni: "Secondo me sono stati importanti: abbiamo continuato a vincere trofei ma le sconfitte sono state formative. Parlo anche della finale di Champions: in campionato abbiamo avuto tanti alti e bassi perdendo 12 partite, ma siamo cresciuti tanto in consapevolezza e non vogliamo far succedere gli errori del passato. Col City tutti ci davano spacciati ma eravamo convinti di poter far bene: e fondamentalmente è quello che è successo. Possiamo giocarcela con tutti".

Arrivato fra lo scetticismo e diventato un idolo

"Mi fa piacere. Quando sono arrivato potevo capire il tifoso e questo pensiero, io mi sono rimesso abbastanza in gioco. Da Manchester sono andato a Parma perché volevo giocare, cosa che non facevo in Inghilterra, poi è venuto tutto di conseguenza"