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Le pagelle dello Scudetto dell'Inter! Eriksen 8, Conte e Lukaku i migliori

CAMPIONI D'ITALIA - Le pagelle dello Scudetto dell'Inter! Eriksen 8, Conte e Lukaku i miglioriTUTTOmercatoWEB.com
domenica 2 maggio 2021, 17:40Primo piano
di Lapo De Carlo

Handanovic 6,5
Nel complesso la sua stagione meno brillante ma i tifosi lo hanno impallinato più per la platealità degli errori, più per l’atteggiamento che per l’effettivo sbaglio. Ha condiviso due errori importanti con Bastoni in Coppa Italia contro la Juventus e De Vrij contro il Napoli. E’ parso poco reattivo quando chiamato in causa improvvisamente ma è stato decisivo in altre giornate, come in occasione delle tre parate straordinarie nel derby di ritorno, col Napoli all’andata e la stessa Juve in Campionato. Ha 36 anni, è il capitano e può ancora dare molto ma la valutazione sul grado di continuità che può dare la deve fare anche lui, anche se resta un totem.

Skriniar 8
Doveva andare via. Con l’arrivo di Conte, il passaggio alla difesa a tre e una stagione in cui è parso più in difficoltà, sembrava sul mercato, con voci che lo davano vicino a qualche club inglese ma per fortuna è rimasto. Venderlo sarebbe stato un clamoroso e incomprensibile abbaglio. E’ rimasto ed è tornato il difensore sicuro di sé, bravo negli anticipi, formidabile negli uno contro uno e determinante nel tenere in occasione della pressione avversaria. Non possiamo dire “forza Milan” ma “grande Skriniar” si.

De Vrij 8
Nella fortificazione edificata dall’Inter l’olandese è il punto di riferimento ideale. Un ruolo che ha interpretato talmente bene da renderlo indispensabile in ogni singolo movimento. Con i compagni di reparto il dialogo è ulteriormente migliorato, caratterizzando la miglior difesa del Campionato per due anni consecutivi. Un ruolo poco appariscente e nel quale lo osserviamo specie quando la difesa sale o tiene la linea e Stefan, come in occasione della gara col Sassuolo, intercetta ogni pallone che capota dalla sue parti ed esalta i compagni.

Bastoni 8
Un ragazzo di 22 anni compiuti da poco, uno che quando è arrivato all’Inter si diceva che nel tempo avrebbe potuto crescere alle spalle dei giocatori più esperti e che invece ha scalzato Godin dalla titolarità migliorando i suoi fondamentali fino ad essere in molte partite persino un regista aggiunto grzie al suo ottimo piede. L’azione manifesto che resterà nella storia è in Inter-Juve, con quel lancio fantastico verso Barella lanciato a rete con una magia che spiazza la difesa bianconera e chiude i conti in una partita decisiva.

Brozovic 7,5
Non c’è niente da fare: “Epic” Brozo fa sempre discutere. “E’ quello che fa girare meglio l’Inter” “No è il vero problema, rallenta la squadra” “E’ il metronomo perfetto per Conte”, “Non tira mai in porta”.
Comunque la si guardi Brozovic interpreta il ruolo in modo ormai affidabile e anche se Eriksen si è compreso che può sostituirlo adeguatamente in cabina di regia, è un giocatore imprescindibile.
Quella corsa ciondolante e la testa che si piega, quella braccia che si allargano quando si spazientisce sono una caratteristica che si abbina anche al talento. Sarebbe bello se avesse più iniziativa al tiro e crescesse ancora, perché i mezzi li ha. Quest’anno però Brozovic è stato esemplare, ha garantito le geometrie e l’ordine del reparto senza avere cali tanto vistosi nel rendimento. Maiuscolo.

Barella 8,5
Una delle cose che fa venire un sorrisone è l’età di Niccolò Barella: solo 24 anni e un margine di crescita che sembra non finire mai. Un raro caso di centrocampista di corsa e tecnica, capace di sviluppare il gioco e rompere quello avversario. Gli manca solo una maggiore intraprendenza nel tiro dalla distanza (fondamentale che tra l’altro possiede) e una gestione del gioco più saggia. Ha persino imparato a non fars ammonire dopo pochi minuti come gli capitava troppo frequentemente. Barella oggi è il centrocampista più forte del nostro Paese e con lui qualunque Inter venga costruita può continuare a sognare

Hakimi 8
La freccia marocchina, alla sua prima stagione con la maglia nerazzurra, ha vinto e convinto. Veloce e devastante, grande assist man e capace di giocate illegali nella grammatica di ogni partita, in contrappeso ad una qualità tecnica messa in discussione per alcune giocate ancora “rozze”. Quel calcio di punizione che si è stampato sul palo contro il Verona dovrebbe invece far capire che anche i piedi sono di qualità e deve imparare a fare scelte migliori nel corso della partita. E’ giovanissimo ed è uno dei giocatori fondamentali di questa e delle prossime Inter.

Ashley Young 6
Young è un po' più “old” e bisognava metterlo in conto. In un paio di occasioni ha giocato in modo più che convincente, specie quando ha avuto spazio. Resta un giocatore che ha avuto una carriera straordinaria e che ha coperto più che degnamente la fascia nella prima stagione, solo un po' meno nella seconda.

Perisic 7
Ivan non è quasi mai “il terribile” ma in una fase della stagione è stato determinante e Conte lo ha schierato con continuità. Dimentichiamo troppo spesso che il ruolo di esterno in un 3 5 2 non era il suo e che quando è arrivato all’Inter faceva l’attaccante esterno in un 4 2 3 1, rientrando generosamente come gli chiedeva Spalletti. La classe però è un bene prezioso e alla lunga emerge anche in zone del campo in cui serve corsa e copertura, per questo sono parsi evidenti i suoi progressi e la voglia di mettersi in gioco.

Eriksen 8
Giocatore magnifico, osteggiato a lungo, criticato senza ragione, mentre veniva messo in un ruolo sperimentale (considerando che nel 3 5 2 il trequartista non è quasi previsto) e non in quello che nel Tottenham lo aveva esaltato.
Gli veniva preferito Vidal, una buona parte di opinione pubblica lo rimproverava per la faccia non abbastanza cattiva (sic!) e veniva impiegato negli ultimi 3 minuti di gara, pretendendo pure che dimostrasse qualcosa, fino al punto da essere messo sul mercato.
Se si pensa che fino al 31 gennaio Eriksen era ad un passo e mezzo dalla cessione c’è da restare sbalorditi.e di dovrebbe riflettere un pò di più sui metri di giudizio. 
Il gol nel derby di Coppa Italia è stato un apripista, l’infortunio di Vidal gli ha permesso di avere continuità e riprendersi il ruolo di interno che misteriosamente non gli era mai stato affidato.
Da quel momento l’Inter ha vinto sempre e c’è da chiedersi cosa sarebbe accaduto se la titolarità nel suo ruolo gli fosse stata affidata anche nella prima parte di stagione.

Lukaku 9
Non esiste un Inter senza Lukaku. Per tutto il girone di andata sembrava che il gioco dipendesse unicamente dalle sue sponde e gli sfondamenti, oltre che dalla sua grande qualità, Nella seconda parte della stagione il modulo e dunque il gioco è cambiato ma lui è rimasto ugualmente decisivo.
Un periodo di appannamento ma nonostante questo in quel periodo ha comunque realizzato gol e fatto assist. Ha vissuto un momento di nervosismo con Ibrahimovic ma poi ha tirato dritto, continuando a collezionare gol su gol e diventando sempre più il giocatore più decisivo della squadra.
E’ il giocatore simbolo di una stagione che rimarrà nella storia   



Lautaro Martinez 8
L’anno scorso doveva andare al Barcellona, il suo rendimento era visibilmente calato, poi dopo il covid si era riavvicinato ad un rendimento accettabile. Questa stagione Lautaro l’ha giocata ad alti livelli, al punto da creare un tandem d’attacco con Lukaku, soprannominato LuLa. L’affiatamento con Romelu dovuto anche al tipo di movimenti dell’argentino, sempre bravo a dare profondità, a cercarsi col compagno e creare opzioni alternative a quelle del belga, risultando decisivo in parecchie partite, con 15 gol, 7 assist, senza farsi distrarre dal rinnovo di contratto e le voci sulla società.
Esemplare.

Darmian 7
Dai su, vi ricordate tutti quando si pronunciava il nome di Darmian e lo si affiancava a quello dell’Inter.
Eravamo quasi tutti scettici perché era sicuramente un buon giocatore ma non si capiva bene che valore in più avrebbe potuto dare. In poche uscite ha mostrato tutto il suo repertorio, gatto di coperture, precisione e una fascia coperta sempre con grande qualità. Ha giocato a destra, a sinistra e fatto persino il difensore centrale, entrando senza fiatare dalla panchina e dando grande positività e sicurezza all’ambiente. Una bellissima sorpresa.

Sensi 6,5
Ad un certo punto ci si chiedeva che fine avesse fatto, giravano battute sarcastiche, amare sulla sua tenuta fisica. Il giocatore meraviglioso visto solo due mesi nella stagione precedente era letteralmente sparito, travolto da una serie di infortuni la cui entità non sembrava chiara.
Negli ultimi quattro mesi è tornato e si è messo a disposizione con continuità, senza mai avere ricadute e dando il cambio dalla panchina, pur senza strafare. Nell’ultima gara col Crotone è sembrato più vicino ad essere il giocatore che era.

Ranocchia 6,5
Ha giocato cinque volte in campionato, tutte come difensore centrale al posto di De Vrij e ha fatto sempre bene. Se qualcuno pensa che entrare dalla panchina a sostituire uno qualunque dei difensori titolari sia facile si ricordi della partita di Bastoni all’esordio in Campionato contro la Fiorentina al posto di De Vrij, sotto la sufficienza e lo stesso olandese nella partita di andata, quando andò a destra al posto di Skriniar e fece una gara balbettante. No, entrare con professionalità come Ranocchia e remare contro le opinioni tenendo bene il ruolo è da grande professionista. Bravo Andrea.  

Vidal 4,5
L’autentica delusione della stagione, l’ombra del giocatore che fu, lento, impacciato e a tratti persino dannoso, come in occasione dell’espulsione col Real Madrid, che ha causato probabilmente l’eliminazione dalla Champions League. Era arrivato in un Campionato che conosceva, con un allenatore che lo stimava e lo aveva voluto fortemente ma Vidal è stato a Conte, quanto Nainggolan è stato a Spalletti.
In alcune partite ha mostrato piccoli sprazzi del suo furore ma, come Kolarov, avrebbe dovuto arrivare molti anni prima perché giocatori come lui hanno un gioco che invecchia prima.

D’Ambrosio 6,5
Fino al 10 gennaio ha giocato con regolarità poi è arrivato quel maledetto infortunio al legamento collaterale. E’ rientrato faticosamente e ha preso il covid a marzo.
Una stagione sfortunata per cause indipendenti dal suo rendimento. Fino a quel momento D’Ambro era una delle prime opzioni dalla panchina e un titolare in altre occasioni. Resta un giocatore irrinunciabile nella rosa.

Gagliardini 6
Avrebbe un fisico per poter essere determinante a centrocampo ma piedi non altrettanto buoni. E’ stato prezioso nel primo anno con Conte, qualcosa meno in questa stagione ma in ogni occasione in cui è entrato ha dato il suo contributo.

Kolarov 6
Non ha dato l’apporto che ci si augurava. E’ arrivato nella fase calante della sua carriera e non ha mostrato un repertorio che in altri anni all’Inter avrebbe fatto davvero comodo. Resta un professionista che ha fatto gruppo e nelle poche occasioni in cui è stato chiamato in causa è stato decoroso.

Alexis Sanchez 7
Il cileno è un giocatore dalla generosità quasi in eccesso. Ogni volta che subentra sembra che voglia mangiarsi il campo e questo non può non piacere. Co i suoi mezzi tecnici però Alexi deve chiedersi di diventare più ordinato, meno precipitoso e più decisivo sotto porta. E’ quello che si spera faccia meglio la prossima stagione, in questa Sanchez ha dato il suo apporto e lo ha fatto anche con grande entusiasmo

Conte 9
L’eccesso di nervosismo con il quale aveva chiuso la scorsa stagione e iniziato quella corrente, le polemiche, la famigerata riunione di Villa Bellini, il gioco che non entusiasmava, l’eliminazione dalla Champions e il conflitto tecnico con Eriksen. Fino a febbraio la tensione era alle stelle ma paradossalmente, da quando è venuta a galla la notizia degli stipendi non pagati, Suning in difficoltà e ci sono stati problemi con i giornali che soffiavano sul fuoco, Conte è diventato un autentico parafulmine, vero generale in capo capace di guidare nella nebbia la squadra e fare gruppo, cambiando anche repentinamente idee e atteggiamento.
Conte sapeva da prima naturalmente ma paradossalmente il rumore dei nemici lo ha trasformato in quello che l’Inter cercava da lui.
E’ passato dal 3 4 1 2 al 3 5 2, ha finalmente cambiato atteggiamento verso Eriksen, ha dato compattezza all’ambiente e motivato la squadra, anche quando era meno brillante, ha iniziato a vincere gli scontri diretti senza mai fermarsi e creato un identità che questo collettivo non aveva da anni. Il gioco di Conte è fondato su un’organizzazione riconoscibile anche a vista d’occhio, tenuta insieme da movimenti che ogni settimana di più sono cresciuti e di cui i giocatori si sono convinti. Lo scudetto era un desiderio, una pretesa che, alla luce di tutto quello che è successo all’Inter e sta ancora accadendo, forse era meno giustificabile di quanto non fosse all’inizio, quando la squadra era la favorita insieme alla Juventus.
Perciò si, è stato un vero capolavoro.