A tutto Adriano: "Il gol al Real, la depressione, l'Inter. Chivu è l'uomo giusto"

L'ex attaccante dell'Inter, il brasiliano Adriano, ha rilasciato una intervista a DAZN per ripercorrere il proprio passato in nerazzurro. Ecco alcune delle sue dichiarazioni.
Ti ha fatto strano sentirti chiamare Imperatore?
"Sì, perché io vengo da una favela e dopo un paio di anni mi sono sentito chiamare così. Dio quando vuole fare qualcosa, non c'è niente da fare".
Perché ti vogliono così bene?
"Per la mia persona, credo, ho avuto delle difficoltà, ma non mi sono mai tirato indietro, ho sempre detto la verità sulle difficoltà avute ed i motivi per i quali ho lasciato l'Inter. Le persone vedono quando sei vero, credo, quando faccio un intervista vedono che parlo con il cuore".
Hai sempre calciato forte?
"Sì, fin da piccolo".
Julio Cesar ha raccontato di quando hai colpito la traversa e la palla è tornata a metà campo.
"Era una partita Primavera contro Prima squadra, ho calciato fuori dall'area, ho colpito la traversa e la palla è tornata a metà campo".
Quando hai capito che stava cambiando tutto?
"Il gol al Real Madrid, lì ho visto che potevo fare la differenza, per la mia famiglia più che per me. L'ho sentito nel cuore che potevo fare grandi cose".
Il calcio è pieno di bugie, è quello che ti ha spinto ad andare via?
"Anche, ma mi mancava la famiglia, dopo quanto successo con mio padre non avevo più la testa per giocare, mi ha fatto male, tantissimo. Non avevo più la testa per fare allenamento, giocare. Anche per rispetto della squadra, mi volevano bene come ad un fratello. Mio padre era quello che aveva sempre fatto tutto e non c'era più. La mia famiglia aveva bisogno di me, perché lui non c'era più".
Cosa ti ha dato fastidio di quello che magari da fuori non abbiamo capito delle tue difficoltà?
"Le persone non capiscono cosa sia la depressione, non ero uguale a tutti e ognuno ha il suo modo di gestire le cose, facevo quello che mi dicevano il cuore e la testa. Non mi interessa di quello che pensa la gente, i mei amici e la mia famiglia erano con me in questa scelta".
Le persone nel calcio italiani con i quali sono rimasti i rapporti?
"Ce ne sono tanti con cui mi sento ogni volta, Zanetti e Cordoba quando sono arrivato all’Inter mi hanno accolto come un fratello, o come un figlio. C'era anche Materazzi, uno che stava sempre con me quando sono arrivato. Mi hanno dato tutto per cercare di non farmi andare via dall’Inter. Ancora oggi li sento".
Chivu all'Inter: è stato tuo compagno, può essere la persona giusta?
"È il profilo giusto, gli auguro il meglio per fare bene. Non è facile perché l'Inter è una grande squadra, gli auguro di fare bene".
Cosa vuol dire quando in una squadra di campioni arriva uno giovane come lui?
"Chivu è stato un calciatore e capisce certe cose, poi anche i giocatori devono capire lui, Quando arriva un allenatore giovane il gruppo lo accoglie bene, anche perché nel caso di Chivu, lui stesso è stato un giocatore dell’Inter. Quando c’è il gruppo, c’è tutto".
Ti avrebbe fatto bene avere una guida all'arrivo in Italia?
"C'erano, erano Zanetti, Cordoba, sono sempre stati lì, un esempio per tutti i giocatori. Fanno bene per i giocatori giovani".
C'è un calciatore in cui hai rivisto alcune cose tue?
"Non posso paragonarmi a Ronaldo o Ronaldinho perché sono ruoli diversi, ma secondo me uno come me è Lukaku".
Come avresti giocato con Conte?
"Sarebbe stato bellissimo".
Che ne pensi di Ancelotti come ct del Brasile?
"Per noi brasiliani è stata una scelta corretta, perché non abbiamo la cultura di giocare tatticamente nel modo corretto. E in questo senso avevamo bisogno di Carlo Ancelotti per avere questo tipo di organizzazione, non stavamo giocando nel modo giusto. Sarà dura vincere il Mondiale, soprattutto se non hai un allenatore che mette i giocatori al posto giusto. Ci sono giocatori che non hanno mai giocato insieme, sono tutti giovani e hanno iniziato ora a giocare insieme. Quindi ora ci vorrà un po’ di tempo per essere una squadra, ma lui grazie alla sua esperienza è l’uomo che può fare questo".
Cosa vedi nel tuo futuro, c'è ancora nel calcio?
"Gioco con i miei amici, ma non voglio stare dentro lo sport. Gioco anche per rendere le persone introno a me felici e questo mi fa stare bene. Non penso tanto al futuro, penso al presente, non ho pensato ancora a cosa vorrei fare più avanti. Cerco di essere Adriano e fare bene le mie cose".
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