L’Inter e la paura del ridimensionamento

L’Inter e la paura del ridimensionamentoTUTTOmercatoWEB.com
Ieri alle 22:32Editoriale
di Lapo De Carlo

Lo choc non è ancora passato e continuerà ad assediarci a lungo. Posso solo immaginare quello che sta accadendo in società, dopo lo sconcerto per una finale che l'Inter non ha giocato e il contraccolpo all'immagine dell'Inter.
In meno di un mese è andato tutto male e il risultato ha perfino inciso sulle decisioni di un tecnico che era tentato dall'idea dall'Al Hilal, ma convinto di rimanere se avesse vinto la Champions, a differenza di quanto si è raccontato.

Il mondo, in un mese e mezzo, è crollato , poi è risorto, è crollato di nuovo, animato da una speranza per il successo in Champions, devastato da un atteggiamento inaccettabile e che resterà, purtroppo, per sempre.
Nei giorni immediatamente successivi al 31 maggio i tifosi nerazzurri hanno assistito ad una serie di decisioni non facilmente comprensibili o comunque divisive. Il senso di ridimensionamento ha pervaso un ambiente già depresso, ma si tratta anche di percezioni.
Impossibile restare impassibili, tentare di dar fondo alla razionalità se tanti fatti si sommano in così poco tempo.



L’Inter, dopo la grande partita col Bayern, ha perso col Bologna al 90°, ha perso male il derby tre giorni dopo uscendo dalla Coppa Italia, ha perso in casa con la Roma, si è rianimata con il Barcellona con due grandi partite e di nuovo si è inabissata perdendo definitivamente lo scudetto a 5 minuti dalla fine, ancora in casa, con la Lazio. La grande attesa per la Champions, che due anni prima era pervasa da entusiasmo, qui non riusciva a togliersi il retrogusto amaro di un titolo, questo si, regalato al Napoli. Specie considerando che anche la squadra di Conte nel finale non aveva certo il passo scudetto. La settimana per molti giocatori, forse tutti, è stata vissuta più con la paura di perdere che la voglia di vincere. Anche molti tifosi non ne facevano mistero.
Quella paura così perdente nella sua sottocultura, ha preso il controllo della squadra e nessuno se ne è accorto in tempo. La vergogna del risultato inferiore solo ad una assoluta assenza sul terreno di gioco. Una vicenda che ha creato dubbi nei giocatori, ma soprattutto in Inzaghi, pronto ad andarsene e creando una prima vera sorpresa, nonostante le voci dell’addio fossero sempre più consistenti. Lo sgomento dei tifosi nel vedere l’addio improvviso, altri felici, come se si fosse trattata di una liberazione, quasi che il finale di stagione confermasse tutte le riserve che avevano sempre avuto.
Non c’è stato tempo di metabolizzare il cambiamento radicale perché l’altra sorpresa è stata vedere la dirigenza in difficoltà, con l'addio di Inzaghi ritenuto possibile ma non tanto probabile da avere già pronto il sostituto.

Di seguito è arrivato il tentativo di strappare Fabregas, al Como, deciso a fare resistenza mentre il presidente Suwarso postava rinoceronti fermati dai ranger, in modo irrisorio.
48 ore di pressing chiusi in un nulla di fatto, la faccia scura di Fabregas, la virata su un altro nome e, a sorpresa la scelta di Chivu.
La scelta del nuovo tecnico, poi quella del vice, con un team formato mediando tra i desiderata di Chivu e le indicazioni della società. Il vice Kolarov, anch’esso senza esperienza in serie A, se non come giocatore e la lista dei nomi in arrivo, rigorosamente giovani e dall’ingaggio non troppo alto, con la chiara intenzione di ridurre il monte ingaggi e restare competitivi, pur con molte più incognite di prima.
Sono tante, troppe cose perché possano essere digerite e calcolate con il giusto peso.
La sensazione è che ogni tanto il club si faccia prendere alla sprovvista da eventi che non sembra mai aspettarsi (Skriniar, Lukaku, Samardzic, Conte, Inzaghi) ma ai quali sa porre rimedi di assoluto livello.
Marotta si è affrettato a ribadire che l’anno prossimo l’Inter lotterà, come quest’anno, su tutti i fronti ma sono in tanti a credere che la dieta dimagrante di Oaktree e la rigidità della sua politica sia prevalente e che il presidente tenti di dare fiducia all’ambiente.
Riporto sensazioni e anche io mi trovo a ragionare, conoscendo anche chi lavora nell’Inter, senza attribuirgli poteri divinatori. L’unica vera grande colpa che riesco a dare è collegata ad una pessima preparazione atletica, una gestione fisica della squadra mai inadeguata come quest’anno. Un numero record di infortuni muscolari e crollo verticale della sforma fisica nel momento più importante della stagione. Un autentico disastro.  
Del futuro parleremo presto. I nomi non entusiasmano la piazza ma consiglio a tutti di restare interlocutori. Non abbiate premura ad essere definitivi nei vostri giudizi.
Con fatica, la società sta lavorando ma non è il caso di far pagare ai prossimi arrivi la rabia per ciò che è avvenuto questa stagione.