ESCLUSIVA - Valentini (ex Figc): "Juve-Inter vibrante. Flop Nazionale? Ecco cause e soluzioni"
L'Inter e il campionato italiano per dimenticare la brutta delusione della Nazionale di Roberto Mancini. Mentre ancora infervora il dibattito su quali possano essere le soluzioni migliori per rilanciare il nostro calcio, tornano le partite dei club con l'Inter di Simone Inzaghi che si gioca tutto, o quasi, domenica sera contro la Juventus.
La nostra redazione ha parlato di queste tematiche con Antonello Valentini, ex direttore generale della Figc.
Mancini resta: che ne pensa?
"Prima che decidesse, dissi che Mancini doveva riflettere bene sugli stimoli e la voglia di continuare un ricambio generazionale che non è e non sarà facile. I calciatori italiani che offre il nostro campionato sono il 34% del totale: non è che ci sia grande scelta, quelli sono, grosso modo. Nell'Under 21 giocano 14 ragazzi che militano in Serie B. Il 4% dei nostri Under 21 riesce ad arrivare in prima squadra. Bisogna avere una visione serena, ma realistica, rendendosi conto che questo è un flop pesantissimo. Non solo economico e finanziario, ma anche su quello dell'immagine, dell'affezione, del calore, del prestigio. Con la vittoria degli Europei Mancini aveva rilanciato tutto questo".
Al di là degli errori che sicuramente può aver fatto Mancini, negli anni post-2006 è stato fatto abbastanza a livello di scelte e riforme del calcio italiano?
"Si è cercato di fare il possibile. Il problema passa, come ha detto Gravina in forma molto schietta e cruda, attraverso i rapporti fra la Lega Serie A, i club e la Nazionale. La Nazionale deve tornare centrale nel calcio italiano. Si parla ora dell'abbondanza di stranieri, che sicuramente è uno dei fattori che ha influito su questo risultato: ebbene, nonostante gli stranieri, le prime 4 squadre del campionato sono uscite dalle coppe europee. L'ultima gioia è stata quella dell'Inter nel 2010. Bisogna porsi delle domande".
Quali?
"Nessuno pensi di scaricare le responsabilità di questo flop clamoroso sulla Federazione e su Mancini. Ci sono corresponsabili e complici. Ho visto con piacere che la Lega di A, nell'assemblea del 4 aprile, ha messo all'ordine del giorno i rapporti con la Nazionale ed eventuali proposte in merito. A memoria non ricordo precedenti simili. Il presidente Casini è appena arrivato, dovrà cercare di far ragionare il condominio più litigioso d'Italia, che è la Lega Serie A. Da 30 anni si parla poi della riforma dei campionati, ma non si tratta soltanto di ridurre il numero di squadre da 20 a 18. A parte la Germania infatti, Spagna, Francia e Inghilterra giocano a 20 come noi".
E gli stranieri ci sono anche lì, in abbondanza.
"Certamente. Il calcio è un sistema di vasi comunicanti: se tu intervieni sulla Serie A, riducendo l'organico, devi tener conto di cosa succede a cascata nelle serie minori fino alle dilettantistiche. Poi, per cercare di dare ossigeno al calcio italiano, si deve rivedere il famigerato Decreto Crescita. Questo decreto aveva l'intento di riportare in Italia i cervelli in fuga dall'estero. Intento condivisibile, ma se riguardava i cervelli della medicina e della ricerca scientifica, dell'ingegneria. Non dei calciatori stranieri, che finiscono per essere più convenienti, per il fatto che si pagano meno tasse prendendoli dall'estero. E questo si vede non solo nei top club, ma anche nelle serie minori. E pure nella Primavera: il 40% sono stranieri pure lì".
Altro?
"Bisogna intervenire in un settore giovanile. L'Unione Europea da sempre prevede la libertà di circolazione, di tesseramento per i comunitari. Ma va studiato un sistema meritocratico per chi investe sui vivai italiani. Non ultimo il super-corso degli allenatori di Coverciano. E' rimasto agli anni '80 come mentalità e negli ultimi 20 anni credo non ci sia stato un solo bocciato. Bisogna riformarla sotto due aspetti: liberalizzando gli accessi, non limitandoli soltanto a chi ha giocato a certi livelli e cose così, ma aprendosi alle novità. E poi fare dei corsi molto più seri e rigorosi, magari aperti a rappresentanti di altri Paesi e filosofie di gioco. Una volta il Super-corso durava come un anno scolastico. Ora dura 4-5 settimane e non ce n'è uno che non venga promosso: serve più scrematura".
I club potrebbero dire: ma gli italiani forti li compriamo e li facciamo giocare. In certi ruoli però, per esempio in attacco, c'è carenza di talenti assoluti, non trova?
"Secondo me questa carenza è dovuta alla mancanza di investimento nei settori giovanili ed alla mancanza di salvaguardia, promozione e tutela della scuola calcistica italiana. Io non accuso i grandi club, che hanno problemi di competitività a livello internazionale. Vedo però che anche club di seconda serie e di Serie B continuano ad investire sui calciatori stranieri, questo non va bene. Cito due ruoli: punte centrali e difensori centrali. Gli attaccanti sono tutti stranieri, tranne qualche eccezione come nel Sassuolo, nel Torino e nella Lazio. Per la difesa si trova qualche giocatore qui e lì, più i veterani come Bonucci e Chiellini. Alle loro spalle non cresce nessuno".
Venendo al campionato, questo fine settimana ci si gioca molto sul fronte-scudetto?
"Secondo me sì. Soprattutto per quanto riguarda l'Inter. Se non fa risultato a Torino, il ditacco aumenterebbe, pur avendo una partita da recuperare. Anche il Napoli non ha vita facile, visto che va a Bergamo privo del suo attaccante di riferimento, Osimhen. Il Milan ha l'ennesima chance per allungare. Poi l'Inter avrà il calendario forse più abbordabile. Io ad inizio anno avevo pronosticato la vittoria dei nerazzurri, che mi sembrava avessero l'organico più forte. Ma ha perso varie occasioni. Ed ora va a Torino in un momento non ideale, visto che ha molti giocatori europei e non arrivati solo ieri o che ancora devono tornare. L'Inter però ha le potenzialità, la testa, l'organico e la cultura per recuperare terreno. Non deve però perdere con la Juventus".
Che derby d'Italia si aspetta?
"Beh, intanto questa definizione di derby d'Italia mi sembra ormai desueta. Anche la Juventus ha una occasione. Posto che la squadra di Allegri ha come obiettivo quello del quarto posto, perché se arrivasse più su, sarebbe per demeriti delle altre, più che per meriti propri. Mi aspetto comunque una partita vibrante, perché la "x" non servirà a nessuno".
Il crollo verticale avuto dall'Inter a cosa è dovuto secondo lei?
"Non vivo la realtà quotidiana dell'Inter e dello spogliatoio. Mi fido di Inzaghi, un allenatore di prim'ordine perfettamente in grado di comandare una corazzata come l'Inter. Può capitare, ci sono dei cicli per tutte le squadre. Un logorio si sta facendo sentire, ma sono momenti che i giocatori possono attraversare. Ho visto un Barella irriconoscibile. Invece Bastoni è stato un protagonista in positivo contro la maledetta partita contro la Macedonia. Insomma, cambia da giocatore a giocatore. Ma Inzaghi ha tutto, con l'appoggio della società, per provare a giocarsi lo Scudetto fino all'ultima giornata".
I quattro allenatori delle prime della classe, saranno confermati a prescindere dall'ordine di arrivo, nella prossima stagione?
"Penso di sì. Allegri se arriva in Champions ha già fatto un miracolo. Inzaghi è lì. Pioli se vince lo portano in trionfo. Spalletti se la sta giocando fino alla fine. Quindi credo che si possa dire fin da ora che tutti e quattro hanno gestito le rispettive situazioni e stagioni con molta lucidità e capacità".
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
Direttore Responsabile: Lapo De Carlo
Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione n. 18246
© 2024 linterista.it - Tutti i diritti riservati