ESCLUSIVA - Correa, lo specialista Zanon: "Non solo sfortuna: è fragile, vi spiego"
L'ultimo stop per Joaquin Correa, ha dell'incredibile: El Tucu si è infortunato nell'esultanza al fischio finale di Inter-Fiorentina, in Coppa Italia. E' soltanto l'ultimo di numerosi incidenti di percorso che hanno letteralmente sommerso l'argentino in questa stagione, facendogli saltare grande parte dell'annata, il Mondiale con l'Argentina e che ora mettono a rischio la sua presenza nella finale di Champions League.
Insomma la sfortuna, con l'ex Lazio, ci vede proprio benissimo. Si tratta solamente di cattiva sorte oppure questi frequenti infortuni nascondono delle insidie diverse?
Per capirne di più, la redazione de L'Interista ne ha parlato con il professor Giacomo Zanon, Specialista in Ortopedia e Traumatologia, consulente ortopedico esterno del Sassuolo e dell'Atalanta.
Che ne pensa dei frequenti stop di Correa?
"La sua situazione deve essere, lo dico per esperienza, molto difficile da gestire. E delicata per due aspetti che riguardano il recupero di un giocatore da un acciacco".
Quali?
"Il rientro all'allenamento ed il rientro in campo. Che sono due cose differenti. Partiamo da quello in allenamento: perché avvenga si passa dalle indagini strumentali, dal monitorare l'evoluzione di uno stop con la risonanza magnetica, dal verificare la contrazione di un muscolo per una cicatrizzazione efficacie, nel caso di una lesione. Ci sono molti aspetti. Poi si passa dai test di idoneità all'allenamento, che sono esercizi in palestra".
E per la partita?
"Mediamente dopo 7/10 allenamenti un giocatore può tornare in campo. Tutti i professionisti, a differenza di noi persone "normali", non tornano soltanto una volta guariti perfettamente, ma prima. Ci sono dei test in questo caso diagnostici e clinici per verificare che si possa procedere. Nel caso di Correa c'è poi il caso in cui in questa fase il giocatore si può far male di nuovo".
Solo sfortuna?
"Ci sono vari aspetti da considerare quando un giocatore ha frequenti stop. Faccio degli esempi: i cambi di squadra, di allenatore, di tipologia di allenamento sono a volte la causa di una stagione del genere. Molto meglio è per un calciatore da questo punto di vista quando rimane 3 o 4 anni nella stessa squadra".
Nel caso di Correa, l'allenatore è rimasto lo stesso...
"Posso solo dare un parere esterno: ci potrebbe essere nel suo caso uno squilibrio fra i gruppi muscolari antagonisti, ovvero fra chi tira e chi molla, diciamo così. Ci sono anche fattori genetici, che la medicina non è ancora riuscita del tutto a spiegare. Infine anche il fatto di tornare a giocare con frequenza conta: lui anche quando è stato bene ha spesso avuto davanti altri attaccanti".
Si può sperare che torni al top, lasciandosi alle spalle del tutto gli infortuni?
"Chi può dirlo? Però nel suo caso probabilmente si tratta di un giocatore fragile. Non ho seguito bene l'evoluzione dei suoi infortuni, ma per dire se si tratta di una stagione sfortunata oppure di un giocatore fragile, appunto, bisogna valutare solitamente il percorso fatto negli ultimi 5 anni".
Gli stop ci sono stati, anche se non sempre lunghi, sia all'Inter che alla Lazio. 170 giorni in due stagioni di nerazzurro, 96 in tre stagioni nella Capitale.
"Questi sono aspetti da considerare, insieme a tutti i possibili cambiamenti che possono aver portato il fisico sotto stress. Il cambio di allenamenti o anche soltanto di terreno dove ci si allena. Le tipologie di esercizio e di lavori. E' difficile puntare il dito soltanto su uno di questi aspetti".
Crede che l'Inter possa pensare a lui al 100%, oppure in questi casi si comincia a pensare al mercato?
"Difficile da dire per un medico, credo che l'Inter abbia dei bravi dirigenti che sapranno valutare tutti questi aspetti che ho elencato, per capire se appunto si tratta di casualità o di altro".
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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