Retroscena di uno scudetto e programmi per il prossimo. Così Conte sogna la seconda stella. Zhang deve poterselo permettere
I paradossi di inizio autunno, raccontavano di come l’uomo solo al comando, avesse dovuto dimostrare di meritarsi l’Inter. “Con quello stipendio” si diceva, “Con quel mercato…” si faceva riferimento alla campagna acquisti apparentemente faraonica, equivocando scelte dettate dalla necessità con volontà ponderate. Quasi come se Vidal, Kolarov e quant’altro fossero state delle imposizioni dettate da Conte per garantire la sua permanenza nel corso dell’ormai celeberrimo meeting di Villa Bellini da cui il ciclo interista ha a tutti gli effetti preso il via. E invece la pietra miliare su cui è stata costruita l’architrave del presumibile scudetto 2021 ha caratteristiche differenti, e racconta di un cambiamento radicale e sostanziale che il tecnico dell’Inter ha manifestato sin dagli albori del torneo. Dapprima provando a “godersi il percorso”, e poi iniziando a costruirsi da quel sentiero l’autostrada per il successo.
Iniziamo sfatando miti e luoghi comuni, perché al di là di Hakimi, la totalità della campagna acquisti estiva è stata portata avanti in ossequio alle difficoltà economiche in cui era chiaro ai protagonisti che l’Inter sarebbe versata per tutto l’anno successivo.
Nessun capriccio per nessun nome, dunque, ma solo le opportunità più qualitative a disposizione per la potenzialità di spesa che sarebbe stata garantita dalla proprietà: zero euro.
Di lì in poi, con tutte le altalene dell’autunno e i costanti picchi di esaltazione del nuovo anno, si è materializzato un sogno scudetto che non mira alla semplice estemporanea interruzione di un digiuno ultradecennale, ma piuttosto alla costruzione di un ciclo che possa essere duraturo e vincente.
La verità di cui Antonio Conte è ben conscio, è che nove undicesimi della squadra che abbiamo imparato ad identificare come quella titolare, siano destinati ad incrementare il loro rendimento nelle stagioni che verranno.
La difesa ha palesato uno Skriniar in upgrade anche rispetto alla sua migliore versione Spallettiana, e per il quale i tempi delle chiacchiere legate al Tottenham sembrano lontani anni luce.
De Vrij e Bastoni sono due vittorie personali di Conte: il primo perché frutto della sua intuizione di spodestare Godin dal ruolo di centrale per consegnare le chiavi della regia difensiva all’olandese, ed il secondo perché fu proprio lo staff dell’allenatore a bloccarne la partenza verso Cagliari con la convinzione di poterlo vedere in breve tra i più forti interpreti del ruolo a livello continentale. Non è un caso che gli ultimi due menzionati, abbiano praticamente solo da depositare rinnovo che li blinderà.
A centrocampo si reputa migliorabile soltanto la corsia di sinistra, magari reperendo sul mercato un alter ego mancino di Hakimi sul quale far convogliare gran parte degli investimenti che saranno messi a disposizione dalla proprietà. E poi il reparto offensivo, con Lukaku totem inamovibile e Lautaro Martinez totalmente assuefatto dal progetto al punto da averlo sposato prima ancora di ufficializzare la scelta del suo nuovo procuratore.
Resta l’incognita legata ad Handanovic, che presumibilmente non rinnoverà, ma che ha ancora un anno di contratto che potrebbe essere disputato, in mancanza di fondi necessari, da titolare.
Insomma, per farla breve, ci sono tutti i presupposti per iniziare a vincere e non smettere di farlo. Chi li ha costruiti, una goccia di sudore dopo l’altra, è proprio l’uomo che i paradossi di inizio autunno avevano provato a mettere in discussione: Antonio Conte. Uno che alle stagioni interlocutorie, ha sempre preferito la primavera, quella in cui si alzano i trofei. Ora tocca a Zhang con i fatti di poterselo permettere.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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