Quanto conta il passato

Quanto conta il passatoTUTTOmercatoWEB.com
mercoledì 26 aprile 2023, 18:48Editoriale
di Lapo De Carlo

Il tempo e l’andamento delle cose ci hanno colto alla sprovvista. Da mesi la disposizione d’animo verso Inzaghi e i giocatori albeggia e tramonta nel giro di poche ore. Si rischia lo psicanalista ogni settimana.
Si vorrebbe credere che, arrivati fino a questo punto, ci sia una ragione, un destino con una porzione di trionfo anche per l’Inter, eppure i primi anni del 2000 condizionano al ribasso le aspettative. Molti giovani interisti conoscono alcune vicende del passato per sentito dire, non comprendono come quel periodo storico abbia lacerato l’ottimismo di tanti tifosi.
I ventenni sono cresciuti nel mito del triplete ma chi ha vissuto il periodo tra il 2000 e il 2004 ricorda quegli anni con un pizzico di angoscia. Due anni dopo lo scandalo del 98 era arrivato proprio Lippi con risultati disastrosi, Cuper aveva illuso e poi il 5 maggio era precipitato sulla terra, l’anno seguente la convinzione del riscatto e invece un’altra beffa nel derby Champions, con quel tiro di Kallon deviato da Abbiati che si rivelò uno sliding doors in negativo. Due anni dopo una sorte ancora peggiore, con il derby Champions di ritorno sospeso per lancio di fumogeni e partita persa a tavolino.

Mi sono chiesto se il passato condizioni le prestazioni del presente. Prendiamo il Napoli che sta per vincere lo scudetto. La desuetudine verso la Champions ha appesantito testa e gambe dei giocatori nella sfida con un Milan che al contrario si è esaltato, con quel tasto della gloria passata, battuto allo sfinimento, per rimarcare come la Champions li trasformi in fuoriclasse contro qualunque avversario.
La storia sembra suggerire che funziona.
C’è da chiedersi se quel precedente possa pesare, anche se, Zanetti e Maldini a parte, nessun altro tra le attuali rivali era presente.
In realtà il tarlo di come il passato possa incidere negativamente viene in mente guardando più alle sfide con la Juventus. Da anni lamento una predisposizione insufficiente di quasi qualunque Inter contro ogni tipo di Juventus, sia molto forte che reduce dalla B.
Nella maggioranza dei casi, a differenza dell’atteggiamento nei derby, con la Juventus l’Inter entra in campo con meno convinzione. Non mancano grandi partite ma restano episodiche e c’è da chiedersi come mai manchi la vis agonistica e quel tipo di approccio mentale che, con altre squadre di alto livello, nella storia l’Inter ha avuto naturalmente.

Quella con la Juventus è una partita che non giocherei mai. E’ un calcio tossico, senza rispetto tra tifoserie e interpreti in campo, che esalta al parossismo l’antagonismo ma senza divertimento. E’ l’unica sfida in cui la polemica è quasi matematica, la rissa mediatica (e persino in campo) è scontata, sui social si esalta ulteriormente e i profili militarizzati che usano le parole come proiettili, non hanno alcuno scrupolo, anzi alzano il tiro di anno in anno.



Capitolo Lukaku. In campo si è rivisto il talento dell’attaccante che ha vinto con l’Empoli da solo. Due gol, un assist, due tiri di poco fuori, un’iniziativa sulla destra non seguita dai compagni e un paio di giocate notevoli.
La continuità in campo non può che giovargli e oggi Inzaghi non può rinunciare all’unico giocatore in grado di dare profondità, garantire un appoggio e pericolosità persistente.
Fuori dal campo la questione squalifica si è risolta con un atto di buon senso politico.
Il problema è che anche in questo caso non tutti sono d’accordo, mai lo saranno se si insisterà ad affrontare la questione di quello che non si può fare dentro uno stadio solo sporadicamente.
C’è tanta gente convinta che in quel luogo si possa gridare “negro”, ululare, inneggiare all’Heysel con tutte le sue vittime, cantare allegramente sulla tragedia di Superga, evocare i forni per gli ebrei, augurarsi che il Vesuvio uccida tutti i napoletani, ridere della morte di una madre di un calciatore e farci su coretti idioti e tutto “perché si è sempre fatto così” e poi “non è razzismo, è solo per infastidire i giocatori”.
Anche in questo c’entra il passato. In questi anni gli slogan contro il razzismo sono parsi vuoti, privi di reale empatia, di una reale cultura che andasse oltre la negazione di un oltraggio. Sembra che a nessuno interessi davvero andare oltre la retorica e poi c’è un infantile richiesta di comprensione sul tipo di insulto che si può muovere, argomentazioni disperate per giustificare un rito collettivo che si ritrova nell’infamia verso qualcuno.  

Tornando a questa sera il vero nemico saranno i supplementari, niente di più sgradito, specie considerando che domenica arriverà la riposatissima Lazio.
Speriamo sia uno dei pochi Inter-Juventus senza grandi contrasti ma dipenderà anche dalla gestione arbitrale.

Amala