La lezione dell’Inter e di Marotta alla Juventus e Andrea Agnelli
Dal punto di vista sportivo e societario, la stagione 2021-22 comunque vada a finire lascia una storica lezione impartita dall’Inter e da Marotta, rispettivamente alla Juventus e Andrea Agnelli. Storica, e sorprendente perché di solito siamo abituati a vedere il percorso inverso. E non parliamo ovviamente di conti, bilanci, scritture vere o false, ché quelle sono materia al momento di magistratura e le indagini parleranno. Alla fine ciò che ci interessa davvero è il lato sportivo. E a monte del lato sportivo, c’è il lato politico sportivo che orienta le scelte di un club.
E sorprende ancora di più perché questa Juventus, questa dirigenza, aveva tracciato il solco rispetto agli altri proprio grazie alla politica generale di orientamento della gestione sportiva, che a monte avevano portato l’irripetibile serie di 9 scudetti - o forse un orientamento della gestione che era stato eccelso solo fino al 2016/2018, e non a caso considerando la partenza di Marotta.
Ma la lezione è impartita particolarmente ad Andrea Agnelli a prescindere dai suoi disastri finanziari che hanno avuto come corresponsabile Paratici, ma proprio prettamente sul piano sportivo.
Questa estate l’Inter si è trovata sul bordo di una crisi per certi versi peggiore rispetto a quella economico-giudiziaria che sta vivendo adesso la Juventus: Marotta - al di là dell’eccellenza nel tenere la barra dritta per tutto l’anno e nei momenti peggiori - aveva una scelta da fare estremamente delicata. E cioè, quale futuro tecnico dare all’Inter. Considerate che un mese prima era a spasso Mourinho, e sono molti i segnali a posteriori che indicano che i tre più alti dirigenti - Marotta, Ausilio, Oriali - fossero a conoscenza già da un po’ della scelta di Antonio Conte di non seguire. Non vogliamo dire che ci fosse un qualsiasi abboccamento per riportare Mourinho, ma in un momento di difficoltà improvvisa come è stata il possibile addio di Conte (ovviamente, prima del blitz di Friedkin), la tentazione di percorrere una strada per mettersi al sicuro sul piano dell’immagine poteva essere grande. In quella maniera, difficilissima per carità e forse anche bruciata da Friedkin, o in un’altra.
E invece, Marotta ha scelto la maggiore prospettiva, ha calibrato le opzioni, ha ragionato da capitano d’industria.
Invece Andrea Agnelli, che prima nel 2014 si era avvalso della prontezza di Marotta nel chiamare Allegri dopo le dimissioni improvvise di Conte, e che poi aveva bocciato Paratici nel 2019 quando ripropose Conte e nel 2020 quando propose Simone Inzaghi, ha scelto senza coraggio e senza cognizione di causa: nel 2020 affidandosi a Pirlo solo sulla base di una sensazione; nel 2021, richiamando Allegri, pagandolo un ingiustificato sproposito, decidendo di chiedergli un populista toccasana senza dargli una minima tutela tecnica nella gestione della squadra. Una decisione senza coraggio che personalmente aveva ingannato anche me, ma ero convinto che ci fosse almeno una chiarezza nello svolgimento dei piani.
E invece, l’Inter e Marotta hanno dato una lezione alla Juventus e ad Andrea Agnelli sul piano della gestione sportiva che riassumono molto meglio di scudetti e scontro diretto il clamoroso sorpasso effettuato dai nerazzurri in soli 2 anni.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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