L'Inter trionfa all’ultimo respiro

L'Inter trionfa all’ultimo respiroTUTTOmercatoWEB.com
giovedì 13 gennaio 2022, 12:24Editoriale
di Lapo De Carlo

La bellezza del trionfo, l’importanza di alzare la Supercoppa davanti ai propri tifosi, la comprensione che nulla è scontato e la sofferenza che ha reso la serata di ieri leggendaria. Non sappiamo se resterà l’unico successo della stagione o il primo di una serie. ma è una coppa che resta in una serata che consegna alla storia una vittoria zeppa di significati.  


La partita è frenetica fin dal primo minuto, con la squadra di Inzaghi che cerca di imporre subito un ritmo gara forsennato. Entrambe le squadre cercano di ruggirsi addosso ma è l’Inter che ha le occasioni migliori, in entrambe le situazioni con Lautaro, il quale prima cicca una palla che gli capita ad un passo dalla porta bianconera e in un’altra fallisce il tiro aprendo troppo l’interno del piede destro.
La Juventus tenta di fare un pressing alto molto energico ma la difesa esce sempre bene con la palla al piede, pur faticando più del solito.
La gara ha una svolta mentalmente negativa per l’Inter quando Chiellini atterra Barella, e Doveri riesce a non fischiare, rendendo vano l’intervento del Var che può intervenire solo se l’arbitro non vede.


Ancora una volta un episodio discutibile, ancora una volta nel dubbio a favore della Juventus.
L’Inter commette il peccato grave di innervosirsi e perdere attrito con la partita una decina di minuti.
Il ritmo eccessivamente frenetico fa sbandare il controllo e finisce con il causare errori da una parte e dall’altra. Quello più grave è di Brozovic che perde un pallone sanguinoso ai limiti dell’area e permette a Bernardeschi di rendersi pericoloso, fermato da un ottimo intervento di De Vrij. E’ il preludio del gol che arriva tre minuti più tardi quando Morata crossa in area, trovando la deviazione di Skriniar e la testa di Mc Kennie. L’Inter reagisce con veemenza e impone il dominio con la forza, trovando il pareggio su calcio di rigore dopo l’atterramento di Dzeko in area bianconera. Lautaro dal dischetto tira un rigore preciso e potente e si torna in parità.
Altre situazioni ma prima di chiudere c’è spazio per un altro possibile rigore per l’Inter per fallo su Bastoni,il quale viene toccato sul lato dell’area, lui accentua ma viene comunque ostacolato irregolarmente.
Nella ripresa l’Inter ha due sbandamenti incomprensibili che permettono a Bernardeschi in ben due occasioni di fare paura e sfiorare il gol, da quel momento la partita è un assolo nerazzurro che Doveri arbitra malissimo. La superiorità non è sufficiente a creare l’occasione per andare in vantaggio e così a 12 minuti dal 90° Inzaghi cambia la coppia d’attacco e mette Sanchez e Correa. Non serve a nulla, nonostante un paio di occasioni interessanti, così si va ai supplementari.
La serata è stregata e lo dimostra il colpo di testa di Sanchez al 6°minuto del primo tempo supplementare che finisce incredibilmente fuori, mentre Skriniar e Chiellini se le danno dentro la porta bianconera. Inzaghi fa in totale cinque cambi e ne perde la fluidità della manovra, oltre all’efficacia dell’attacco, considerando che quasi tutti gli uomini più pericolosi Perisic, Lautaro, Dzeko, Barella sono usciti.
Il match sembra impacchettato per arrivare dritti ai calci di rigore, invece il 2-1 arriva all'ultimo secondo.
Alex Sandro cerca di controllare un cross di Dimarco, tocca il pallone di petto per Chiellini, ma Darmian anticipa il centrale della Juve e tocca per Sanchez che, beffa la difesa bianconera e Perin, da quel momento a San Siro è in delirio e lo spettro dei penalty viene sconfitto da una giocata da grande squadra.
E’ stata una partita imperfetta, esageratamente agonistica e non sempre intelligente ma capace di ispessire un autostima che ha ancora bisogno di crescere, specie contro avversari di questo livello. Alzare un trofeo contro un grande avversario raddoppia la velocità di crescita di un gruppo e incoraggia la proprietà.
E’ stata una serata bellissima, di quelle che rimarranno nei ricordi dei tifosi e questo vale anche più della conquista del trofeo.
Amala

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