Inzaghi sempre più isolato, con la società silente. È tornata la rituale lenta agonia?

Inzaghi sempre più isolato, con la società silente. È tornata la rituale lenta agonia?TUTTOmercatoWEB.com
martedì 4 aprile 2023, 18:51Editoriale
di Gian Luca Rossi

Prima di Napoli-Milan, finita col clamoroso 4-0 per i rossoneri, ho visto il saluto con abbraccio tra Luciano Spalletti e Stefano Pioli e ho pensato a due ex allenatori dell’Inter, qui giudicati scarsi, poi sono diventati Campioni d’Italia altrove. Pioli l’anno scorso col Milan e Spalletti quest’anno col Napoli. Sì, ho capito, a Pioli lo Scudetto l’avrebbe regalato proprio Inzaghi, ma in Albo d’Oro di norma non trovano posto le motivazioni, mentre per Spalletti, anche se i partenopei sono oltremodo scaramantici, ribadisco da mesi che ha già vinto il Campionato, ad onta del poker appena incassato in casa da Milan.
Poi ho pensato a Simone Inzaghi che sta per giocarsi una semifinale di Coppa Italia con la Juventus ed un quarto di finale con il Benfica, ma che qui è già visto come un dead man walking. Anche dopo la terza sconfitta consecutiva con un solo gol all’attivo su rigore, frutto soprattutto di incredibili errori sottoporta di Lukaku, che aveva appena segnato quattro gol dn Nazionale, non c’è stato alcun dirigente che si sia preso la briga di proteggere il tecnico, lasciato solo a fine partita. Forse perché non si ha più voglia di proteggerlo, mi sono detto, perché ormai la sua sorte è già decisa, indipendentemente da qualsivoglia risultato dovesse ottenere negli ultimi due mesi di stagione. A salvarlo non basterà certo una finale di Coppa Italia o il bis in questo Trofeo e credo nemmeno una semifinale di Champions League, una finale o un’impossibile vittoria nella massima rassegna continentale, perché le 10 sconfitte di quest’anno, indipendentemente dalle colpe evidenti di chi è andato in campo, sono comunque intollerabili e imputate, anche per comodo, a lui. E’ la dura legge del calcio italiano, anche se devo dire che anche all’estero ultimamente hanno preso la nostra pessima abitudine di non lasciar mai terminare un progetto tecnico, perché ogni volta che te lo presentano, ti assicurano che durerà almeno tre anni. Ad Inzaghi viene imputata, al di là della sua abilità a vincere le partite secche, l’incapacità di gestire un gruppo bizzarro, ma indebolito negli ultimi due anni, aggiungo io, come quello interista.

In società hanno comunque capito che Simone Inzaghi non potrà mai crescere nella gestione a lungo termine, leggi Campionato, di un Club importante come l’Inter, anche se io continuo ad essere convinto che il peccato originale resti aver gettato al vento lo scorso campionato. Lì, arrivati a soli due punti dal Milan si è creduto che bastasse consegnare Lukaku ad Inzaghi e sarebbe stato Scudetto! Col senno di poi, un errore, perché purtroppo Lukaku non c’è mai stato e nel frattempo si sono persi altri due leader come Brozovic e Skriniar, non per colpa del tecnico. Ma importa poco, perché anche se non si possono avere successori più vincenti e più costosi, così non va e allora meglio correre il rischio di ripartire anche con un allenatore meno esperto di Inzaghi e con una squadra che difficilmente sarà rinforzata, soprattutto se davvero si restasse fuori dalla zona Champions, circostanza che solo qualche settimana fa sembrava impossibile ma che oggi, con l’aria che tira, va invece considerata. Da sempre, l’allenatore capro espiatorio fa parte del calcio, perché ne beneficia la Società che col vecchio adagio della mentalità vincente può scaricargli addosso ogni suo errore di mercato e ne beneficiano i calciatori che, pur essendo i primi colpevoli, visto che in campo ci vanno loro, nel tecnico inadeguato hanno sempre trovato l’alibi perfetto. Così riecco la lenta agonia che chi segue l’Inter da decenni ben conosce, alla ricerca di un colpo di coda che difficilmente può arrivare con un allenatore già delegittimato prima del rush finale. E men che meno col solito traghettatore inesperto. In tutto questo c’è Juve-Inter di Coppa Italia. Si salvi chi può!